Ho fatto quattro chiacchiere con Gab De La Vega, cantautore bresciano, ma soprattutto mio grande amico!
ASCOLTA L’ALBUM: https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_n8nI1uo7gTZilnX5GmTCv4PvZmmJMyIoA&si=7tIjCyAyEL4ZQtYy
Life Burns su tutte le piattaforme digitali: https://bfan.link/life-burns
Life Burns su vinile, CD, cassetta: https://linktr.ee/gabdelavega
Ciao Gab, benvenuto sulle pagine di Punkadeka! “Life Burns”, così come i precedenti in veste di Gab De La Vega, rappresenta un cantautorato più maturo rispetto al tuo passato hardcore. Allora eri un ragazzino ribelle con la cresta che sognava di cambiare il mondo, mentre ora che sei “cresciuto”, in questo disco in particolare, metti in gioco la tua vita e metti a nudo la tua anima, se penso a pezzi come “Alone In The Dark” e “Rock Bottom”. È allo stesso tempo sia un album energico che introspettivo. Vuoi raccontarcelo? Cosa rappresenta per te questo disco?
Ciao Punkadeka! Una parte di me è ancora quel ragazzino ribelle con la cresta che sogna la stessa cosa, ma invece di buttarmi esclusiviamente addosso al mondo, decido di saltare addosso a me stesso, alla mia vita, alla mia realtà quotidiana e concreta. Alcune cose sfuggono al nostro controllo e le subiamo (al massimo possiamo avere da dire su come reagiamo ad esse, per essere stoici). Altre dipendono da noi. Mai come in questo periodo della vita ho sentito la necessità di essere proattivo nei confronti di me stesso.
Mi sento un animale messo all’angolo dagli eventi esterni ma anche dalle mie scelte e decisioni. Devo partire da me e dare un senso a tutto quanto, attuare una catarsi violenta, dolorosa ma estremamente sana e necessaria.
In tale senso, “Life Burns” è un album estremamente sincero e senza filtri, sia dal punto di vista della musica che dal punto di vista dei testi. Ho preso la vita, come l’ho vissuta e vista vivere (e perdere) in questi anni e ho provato a raccontarla, senza paura. Voglio infrangere ogni barriera con questo album e credo che sia la testimonianza più vera ed onesta di chi sono e cosa provo come individuo oggi, oltre che come musicista.
Penso che scrivere un album del genere sia molto più che fare musica. Mi sto rendendo conto solo adesso del peso che ha per me questo disco. Spero che arrivi con tutta la sua forza a chiunque lo ascolterà!
Io e te siamo amici da tempo e so che questo album hai iniziato a scriverlo anni fa, nel 2021 (se non ricordo male) ma esce nel 2024. Tre anni sono un bel lasso di tempo. Le cose possono cambiare da un giorno con l’altro, figuriamoci in tre anni. Ci sono cose che, nel corso di questi anni, hai rivisto e stravolto o sei sempre stato convinto e andato dritto per la tua strada?
Pubblicare un album richiede tempo, sforzi e tempistiche tecniche a volte veramente difficili da gestire. Ovviamente non me la sono vissuta benissimo, ma devo dire che riuscivo a vedere il senso dell’attesa, soprattutto nell’ultimo anno, quando stavo capendo che sarebbe uscito, che ci sarebbero state belle collaborazioni con realtà come SBÄM Records, Sell The Heart Records negli Stati Uniti e via dicendo. “Life Burns” è stato registrato nel 2022 e per tutto il 2023 mi sono occupato della preparazione all’uscita, non senza intoppi e frustrazioni…ma ce l’abbiamo fatta!
Ti dirò che nonostante i tre anni dall’inizio della scrittura alla pubblicazione, mi sembra ancora tutto estremamente fresco, attuale e rappresentativo. Anzi…c’è qualcosa di strano, forse magico (o stregato!) in questo album…i suoi testi per certi versi stanno tornando a mordermi le caviglie o si rivelano quasi profetici…forse sono sempre attuali e io riesco a trovare sempre chiavi di lettura? Non so…so per certo però che mai come prima sono stato convinto di una cosa, soprattutto un disco (e io sono il mio peggior critico!), il che è una cosa positiva!
“Life Burns” è uscito per diverse etichette, ma in tanti hanno strabuzzato gli occhi alla vista di SBÄM Records. Come sei arrivato dalla “piccola” Brescia a farti notare da quest’etichetta, che, tra quelle che ti producono, senza nulla togliere alle altre (Sell The Heart, Epidemic, Motorcity e Overdrive) che sono tutte validissime, è l’etichetta più grossa? Raccontaci la tua esperienza.
Ho avuto in mano il master di “Life Burns” a fine dicembre 2022. Verso gennaio ho iniziato a mandarlo a varie etichette. SBÄM era tra i nomi in cima alla lista ovviamente, perchè conosco bene questa realtà e le sue produzioni e oltre ad ottimi gruppi punk hanno pubblicato anche alcuni “singer-songwriter” che conosco (penso a Mike Noegraf, Chris Magerl, per esempio…). Ho pensato che sarebbe stata una casa adatta per questo tipo di album.
Invio una mail la sera alle 21. La mattina dopo ho già una risposta. “Ciao Gab, mi piace davvero davvero tanto! Quando vorresti pubblicarlo?”
Inizia un fitto scambio di email che però ciclicamente rallentavano e si interrompevano (gestire una creatura grossa come SBÄM non dev’essere facile).
Arriva Settembre e sto iniziando a soffrire lo stallo. Ho organizzato un tour full band in Europa perchè voglio far vedere come suona la band e “mostrare” che Gab De La Vega non è più solo Gab in acustico, ma anche una band pronta a proporre un live dinamico, coinvolgente e d’impatto (grazie ai ragazzi che suonano con me!). Una delle date era organizzata da una persona che collabora con SBÄM per l’ufficio stampa. A fine concerto era entusiasta del live e ci ha coperto di complimenti. Passiamo una serata in compagnia a chiacchierare e il giorno dopo a colazione esce il discorso…“sai, c’è un’etichetta interessata all’album”…e quando faccio presente che si tratta di SBÄM si illumina e mi dice “sarebbe davvero bello!” e mi spiega appunto che le tempistiche all’interno di una realtà del genere possono anche essere lunghe (non che non fossi stato avvisato in prima battuta! Mi era già stato detto che le tempistiche sarebbero state lunghe) ma che avrebbe fatto in modo di smuovere le cose…ed è stato di parola!
Tornato dal tour la situazione si è mossa rapidamente e a Dicembre è uscito “Off My Chest”, il primo singolo.
Se c’è una cosa che ho imparato da questa vicenda è: non abbiate fretta. Se credete nel valore del disco che state proponendo, valutate bene come volete pubblicarlo!
Sei reduce dalla data 0 del tour, 9 marzo al Monamì di Montichiari, data del release party del disco: il locale scoppiava, c’era un’energia incredibile, e tanta presa bene della gente. Cosa ti porti a casa da quella data? Dove altro porterai “Life Burns” live?
È stata una delle serate più belle della mia vita e uno dei concerti che più mi hanno fatto star bene. Venivo da un periodo di forte stress, difficoltà personali e fatica anche emotiva. Soprattutto la settimana precedente al release party. Un mix di emozioni tra la gioia di aver appena pubblicato l’album e altri pensieri che mi tormentavano. Non c’è niente di piacevole nelle “montagne russe emotive”, anzi: sono logoranti! In più sai che devi starci dentro, che è un momento cruciale per ciò che stai facendo, quindi ti senti anche “in colpa” se non riesci ad essere sul pezzo al 100%.
Arriva il giorno del release party e sento che sarebbe stata una serata importante, non solo per il nuovo album, ma per me, per tutto il lavoro e l’impegno profuso in questo tempo da tutti quanti. Do tutto, la band dà tutto e il pubblico è lì, carico a molla. L’energia al Monamì è alle stelle. Poche volte ho sentito una cosa del genere nella mia vita. Finito il concerto è rimasta una carica statica nell’aria e tutti sembravano ancora elettrizzati.
Questo è ciò che porto a casa! L’idea di aver creato una serata memorabile, per me in primis, ma anche per tante persone che c’erano. Aver toccato con mano le potenzialità di questo progetto musicale e delle canzoni che sono su “Life Burns” e la sensazione che anche nel momento più difficile, nel momento in cui ti senti smarrito e fai fatica a capire cosa devi fare, la musica sarà lì ad aiutarti.
Abbiamo alcune date full band in arrivo (22 Marzo Brescia, 23 Marzo Schio, 29 Marzo Verona, 19 Aprile Bologna; un paio di festival confermati in primavera e un tour all’estero a Maggio che verrà annunciato), poi ho anche alcune date soliste in acustico. Sono due show diversi e distinti e vorrei che chi fosse interessato si beccasse entrambi. Poi spero che “Life Burns” arrivi lontano, lontano, lontano. Ho un’etichetta negli USA adesso (Sell The Heart Records) che ha creduto in questo album. Spero di portarlo là presto!
Fai tante date all’estero, forse più che in Italia, ed è un po’ insolito per un cantautore italiano. Come vedi la situazione italiana per band e cantautori indipendenti per quanto riguarda la tua esperienza?
È vero, suono tanto all’estero. Forse per la mia proposta è inevitabile. Il genere che propongo trova terreno arido in Italia, mentre all’estero pare attecchire meglio. Penso che sia una semplice questione di proposta (poi cantare in inglese non ha mai aiutato in Italia…anzi!), ma non vuole essere vincolante. Vorrei suonare molto di più in Italia, anche per questione di praticità. Ci sono ottime realtà che si danno da fare per valorizzare gruppi e musicisti indipendenti.
Purtroppo in Italia le cose però sono ancora poco strutturate nell’underground per poter arrivare alla capacità di un contesto come quello tedesco, per esempio. Tanti vogliono suonare (e tanti suonano bene) ma c’è poco spazio per la musica di un certo tipo, quindi è inevitabile che qualcuno rimanga “senza sedia”. Nonostante questo è bene sostenere le realtà che si prodigano per dare una casa all’underground e un palco a tutte quelle band che hanno qualcosa di valido da proporre.
Spero sempre che le cose migliorino in Italia, ma non possiamo certo lamentarci. C’è margine di miglioramento, ma guardo il bicchiere mezzo pieno e vedo le tante ottime realtà che stanno dando una proposta musicale di valore, talvolta con qualche difficoltà di percorso inevitabile. Grazie per quello che fate!
Sappiamo che, tra le tante cose, ti occupi di ufficio stampa per alcune band. Quali sono i vantaggi dell’affidarsi ad una figura che cura questo aspetto? Più nello specifico è interessante capire una cosa, ti basi sulla ricerca di contatti e spazi di promozione come webzine e fanzine o il piano si differenzia in base alle specificità di ogni singola band?
È una cosa che ho imparato a fare per la mia musica in primis e poi per Epidemic Records. Penso che sia molto importante avere un piano per promuovere a dovere un’uscita. Se non si è in grado farlo adeguatamente da soli, è bene affidarsi a chi sa farlo, che abbia i contatti, le risorse, il tempo e tutto ciò che si ottiene dedicandosi ad una attività in maniera continuativa.
Ogni band è un progetto a se stante, chiaramente. Ci sono gruppi punk che avranno necessariamente bisogno di finire su Punkadeka, ma non serve lo stesso per un singer-songwriter alla Bruce Springsteen. Si tratta di avere buoni contatti e connessioni sia tra le testate più “generaliste” (che trattano di musica a trecentosessanta gradi) e quelle più mirate su uno specifico genere.
Poi bisogna vedere cosa va promosso: se l’obiettivo è spingere un singolo con video sarà diverso rispetto ad un progetto di più lungo corso, come un album.
Ogni band con la quale mi sta capitando di collaborare con l’ufficio stampa mi sta dando la possibilità di migliorare ed imparare cose nuove, proprio perchè arrivano con esigenze, aspettative e desideri diversi. Cerco di soddisfarli il più possibile!
Eccoci qua alla fatidica domanda che chiude la mia intervista: Gab De La Vega headliner: quale sarebbe la tua lineup da sogno? Puoi scegliere chiunque vuoi, anche band che ormai non esistono più.
Domanda tosta. Ma rispondo di pancia in ordine completamente casuale e senza pensarci troppo. Non cancello né rivedo. Come viene viene! The Beatles. Oasis. Dead Kennedys. Have Heart. Chuck Berry. Johnny Cash. The Clash. Sex Pistols. Descendents. Misfits. Tim Barry. Against Me!. Fugazi. The Dirty Nil. Frank Turner.
Con una line up del genere viene fuori un festivalone assurdo, più che un concerto. Ma veramente volete mettermi headliner dopo tutta sta gente? Sentirei una certa pressione!
Credits foto copertina: Ronnie Amighetti