“Quanto Costa Sognare”: l’intervista ai Roman Krays

Hanno appena pubblicato il loro nuovo album “Quanto Costa Sognare”. Ce lo siamo chiesto tutti e allora noi l’abbiamo chiesto a loro. I Roman Krays dalla Sardegna sono una band punk rock che racconta in musica ciò che la loro vita gli propone, nel bene e nel male. Una band sincera e diretta, come d’altronde ci aspettiamo da una band sarda. Ecco l’intervista di Epidemic Records in esclusiva per Punkadeka.

ASCOLTA L’ALBUM:

“Quanto Costa Sognare” è un titolo evocativo e potente. Nella vostra vita in che modo sentite di vivere questo concetto sulla vostra pelle? Alla fine, c’è un prezzo per i sogni oppure in fin dei conti sognare è come respirare?

Ciao ragazz* di Punkadeka, e grazie per questo spazio. Il Sognare penso che ci accompagni nella vita quotidiana da sempre, noi siamo dei sognatori e credo che, chi più chi meno lo sia, poi fondamentalmente c’è chi se ne dimentica o chi come noi nonostante i sacrifici ai sogni ci creda sempre.
Questo è il concetto, oggi giorno tutto ha un prezzo da pagare, se lo si vede dal punto di vista di un bambino, come dice la title track, guardare fuori da una finestra e fantasticare è la cosa più bella, puoi fare quello che vuoi, poi però la vita ti presenta il conto e nonostante tutto c’è chi non smette mai di farlo e chi si arrende su un divano, però per noi sognare è aria, non si può vivere senza.

Le difficoltà e le gioie di vivere in Sardegna sembrano essere un tema centrale nel vostro album. Come influisce il fatto di vivere su un’isola sulla vostra musica e sul vostro processo creativo come band punk? Pensate che avreste scritto lo stesso album se viveste, che ne so, a Milano o a Bologna?

Avete centrato in pieno il messaggio dell’album. Partiamo con il fatto che amiamo incondizionatamente la nostra terra e forse è proprio questo amore viscerale che limita chi vive nella nostra isola. Il problema reale è solamente dal punto di vista logistico perché ci sono pochi locali in cui esibirsi ed è veramente difficile saltare il mare per suonare fuori dalla Sardegna perché i costi sono alti. Difatti molti nostri conterranei per proseguire la vita artistica si sono trasferiti nella penisola.
Se avessimo vissuto a Milano piuttosto che Bologna non penso avremmo scritto un album del genere, perché anche se ci sono tante band della scena punk che si identificano tanto con la propria città, noi parliamo proprio di una terra e di un popolo.

Il singolo “Nicol” affronta il tema della violenza di genere con una critica accesa. Come mai avete scelto di aprire la pista al vostro album con un tema così forte? Pensate che ci sia modo per un gruppo come il vostro di portare questo genere di riflessioni fuori dall’ambiente punk?

Nicol è un brano a cui siamo molto affezionati, perché ha dato il La al nostro primo album, è quel brano che ci ha fatto dire, ok, questo è il sound che vogliamo, tematica importante con un suono melodico ma rabbioso. Per questo poi parlandone con la band abbiamo deciso di usarla come apripista.
Dobbiamo essere sinceri, abbiamo avuto un gran riscontro su Nicol, tante persone ci hanno scritto, molte si sono immedesimate, tante estranee all’ambiente punk e questo non può che renderci orgogliosi, perché quando scrivi e suoni, ma soprattutto arrivi al cuore o alla testa delle persone, non puoi che esserne fiero.

Ci sono storie personali dietro le canzoni dell’album che vorreste condividere con noi? Quale brano sentite più vicino alla vostra esperienza personale?

Ma sicuramente è un album molto intimo, ogni brano è una storia vissuta. Penso che West Coast e Nicol siano quelle che più ci identificano, la prima perché parla del rapporto di ognuno di noi con la Sardegna, visto che tutti siamo partiti per vari periodi per cercare “fortuna” saltando il mare, ma poi la calamita della madre terra è troppo forte, quindi come fai a lasciare il mare?
Per quanto riguarda l’esperienza personale si deve per forza tornare a Nicol, perché (parla Luca, cantante della band) l’ho scritta in un momento in cui questa tematica mi ha toccato in prima persona, avendo avuto un caso molto vicino, quindi è stato un po’ il mio modo di sfogarmi e di urlarlo al mondo, pensando che fino a quando lo leggi sui giornali o le vedi in tv è diverso, giri pagina o cambi canale è ti sei già dimenticato, invece l’esperienza personale ti segna ed è difficile anche conviverci.

Il punk rock è sempre stato un genere musicale con messaggi forti e importanti, ma anche in grado di non prendersi sempre sul serio. Come vedete il ruolo del punk rock oggi, in un mondo che sembra sempre più complesso e difficile? Cosa sperate di trasmettere attraverso la vostra musica? Quanto spazio pensate di dedicare all’intrattenimento e quanto alla comunicazione con la vostra musica?

Il bello del punk è che ha tante sfaccettature, si è evoluto nel tempo ma ha sempre mantenuto le proprie radici ed è un qualcosa che unisce e non divide, pensiamo che la vera essenza la si possa trovare nell’underground e nelle persone che lo vivono, nelle situazioni in cui ancora si scrive per passione, per urlare in faccia a tutti il proprio dissenso, la propria rabbia o per essere goliardici senza nessuna censura e tutto senza pregiudizi.
Noi speriamo di trasmettere emozioni, sperando che qualcuno, come successo con Nicol, faccia propria una nostra canzone o un nostro pensiero.
Cerchiamo sicuramente di creare un mix tra le due cose, visto che vanno di pari passo secondo noi quando si sale su un palco, bisogna essere bravi a trasmettere sia con il corpo che con le parole.

Avete di recente condiviso il palco coi Torinesi Madbeat, coi quali sembra abbiate un rapporto particolare. Se doveste scegliere 2 brani del vostro album e 2 brani del loro album (La ballata dei bicchieri vuoti) per fare uno split 7”, quali scegliereste e perchè?

Salutiamo i ragazzi dei Madbeat, che sono una band pazzesca, con cui ci siamo trovati alla grande ed è nato un bellissimo rapporto. Sicuramente sceglieremo NON IMPORTA e DANNATO CUORE e per noi WEST COAST e NICOL. Le loro perché sono quelle che ci trasmettono di più avendo avuto anche la possibilità di averle sentite live, per le nostre perché sono le due che sono piaciute a loro quando gli abbiamo fatto ascoltare l’album.

Cosa riserva il resto del 2024 per voi? Ci sono città in Italia dove vi piacere suonare?

Per ora ci stiamo concentrando nella promozione dell’album e siamo in giro per la Sardegna a suonare, suoneremo in qualche festival e altre date singole. Però penso che per l’autunno avremmo qualcosa in uscita.
A noi piacerebbe sicuramente saltare il mare e poter avere la possibilità di farci sentire e vedere fuori dalla Sardegna, quindi non abbiamo preferenze, ovunque ci invitino noi suoneremo.

Instagram: https://www.instagram.com/romankrays/
Facebook: https://www.facebook.com/romankraysofficial/

Crediti foto banner articolo: Matteo Zambarda

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