Pussy Riot, Nadia spedita in Siberia, in un campo di lavoro a 5mila km da Mosca.
La denuncia del marito che nei giorni scorsi ne aveva denunciato la scomparsa: “Una ritorsione dopo la sua lettera sulle violazioni dei diritti umani nei carceri russi”
Trasferita in un campo di lavoro a oltre 4.500 chilometri da Mosca, nel cuore della Siberia. E’ questa la destinazione di Nadezhda Tolokonnikova, Nadia, una delle Pussy Riot condannate a due anni di prigione per la performance anti-Putin inscenata nella cattedrale del Cristo Salvatore a Mosca. Lo ha denunciato su Twitter il marito, Piotr Verzilov, precisando che è in “corso il suo trasferimento”. Era stato proprio lui, tre giorni fa, a denunciare di non avere più notizie della moglie da quando era stata trasferita dal campo di lavoro in Mordovia, dove scontava la sua pena.
Tolokonnikova a settembre aveva iniziato uno sciopero della fame per protestare per le condizioni di lavoro forzato nel carcere e per le costanti intimidazioni e minacce alle quali era sottoposta dall’amministrazione penitenziaria. La sua protesta era stata interrotta quando, per le sue condizioni di salute era stata ricoverata in ospedale, ottenendo dalle autorità la promessa di un trasferimento.
Secondo il marito, Nadia “è stata trasferita lontano come punizione per l’eco che ha avuto la sua lettera”, in cui denunciava soprusi e violazioni dei diritti umani a cui erano sottoposte le donne nella colonia penale in Mordovia. Verzilov aveva dichiarato di non aver notizie della moglie dal 22 ottobre, L’amministrazione carceraria aveva risposto che la giovane era in corso di trasferimento.
Il rappresentante per i diritti umani della Russia, Vladimir Lukin, ha comunque assicurato che le condizioni di salute di Tolokonnikova sono soddisfacenti e che è sotto controllo medico. “Sta mangiando e dicono che la sua salute sia accettabile”. Resta reclusa in isolamento, ha aggiunto Lukin, per ragioni legate alla sua sicurezza.
La giovane ora si troverebbe dunque nella colonia penale numero 50, nella remota regione di Krasnoyarsk, nella cittadina di Nizhny Ingash, a circa 300 km dal capoluogo della regione e a quattro ore di fuso orario da Mosca e lungo la famosa ferrovia Transiberiana. Nell’effettuare i trasferimenti, che di solito avvengono via treno, i servizi penitenziari russi ci mettono giorni, talvolta settimane, ed è politica comune dell’amministrazione non informare i familiari durante il viaggio dei detenuti.
Fonte repubblica.it