Punk Rock Holiday 2024 – Giorno 1

Ed entriamo nel vivo del festival, la prima band del Beach Stage, i Flick Knives mi indispongono subito perché il cantante parla solo in tedesco, perfino il suo batterista ad un certo punto gli dice “English, motherfucker!” ma lui non ascolta e va avanti in tedesco. A parte questo, un po’ “To have and to have not” di Lars Frederiksen sparata come terza, un po’ un pezzo in levare a metà concerto, un po’ uno stile stranamente fresco e divertente tra streetpunk e punkrock, alla fine han convinto me e anche tutto il parterre che inizialmente era sparuto ma durante il loro concerto si è riempito.
Quindi quando sono saliti i/le F*cking Angry c’era davanti un bel pienone, la loro attitudine incazzosa e il loro punk urlato e zero melodico ha acceso gli animi, e alla fine sono partiti anche un paio di fumogeni, che di solito sono riservati alle band del main stage.
Main Stage che parte puntuale coi Cloverhearts, spettacolari: iniziano con l’antemica “You’ve got a friend” e prima della terza canzone chiedono quanti italiani ci sono nel pubblico. Ovviamente un sacco, parte quindi “Fuck trains in Italia”…quanto è liberatorio mandare affanculo ancora una volta, insieme ad altre totmila persone, chi gestisce i TRENI(in)iTALIA? Bellissimo. Si finisce con la classicissima “Country Roads” e “Drinking song”. Grade 2 sostituiti alla grande.

I Mustard Plug sono strani. Sono in giro dal 1991, sono evidentemente anziani, ma hanno tutti ancora un’energia fantastica, il concerto ci mette un po’ a ingranare, ma quando il parterre si riempie e la gente si lascia andare diventa una mega festa, coi loro classici immancabili “Mr. Smiley” e “Beer (song)”.
Gli Zebrahead, come i Flogging Molly hanno quella roba per cui avendo scritto un pezzo instant classic come “Anthem”, poi avrebbero potuto fare qualsiasi cosa in carriera. Oh, non sto dicendo che sono one-hit wonder, ma diciamoci la verità, senza quel pezzo, la loro carriera sarebbe stata decisamente diversa. Però dal vivo sono una vera macchina perfetta, precisa, potente e divertente…c’è il solito crowd surfing sui gonfiabili, i soliti incitamenti a fare il wall of Death ecc…Il loro concerto scivola bello veloce anche se non sei mega fan della band.
Come ogni anno i Comeback Kid prendono il parterre ormai completamente pieno e lo ribaltano con un sound devastante. Come gli Zebrahead hanno le loro formule standard “OPEN THAT SHIT UUUP!!!”, “THE BIGGEST CIRCLE PIT EVEEER!!”, ma la gente risponde sempre alla grande, quindi bene così, specie sulla super coinvolgente “Troubles in the winning circle” e sulla conclusiva “Raise the dead” con inevitabile invasione di palco disastrosa.
E poi i Flogging Molly. Qua sono di casa, iniziano sempre con “Drunken lullaby”, partono le danze e non si fermano più fino alla conclusiva “The seven deadly sins”. Concerto praticamente uguale a quello che fanno ogni volta qui, è sempre un super successo e anche quest’anno non è diverso.

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