Oggi posso riposare un po’ dopo il delirio di ieri…ulteriore nota di colore: per assorbire le cadute degli stage divers c’è un bel tappeto morbido di trucioli di legno davanti al palco, comodissimo per quando ti vai a schiantare sul pavimento, ma devastante per le gambe se vuoi ballare lo ska, perchè non avendo un terreno duro sotto i piedi ogni passo ti costa il triplo della fatica, e dopo 40 minuti così sei pronto per la sedia a rotelle.
Oggi quindi me la prendo comoda in città fino alle 17 quando Jen Razavi sale sul palco del Beach Stage per un acustico. Devo essere onesto, i Bombpops mi piacevano, hanno almeno due album con ottimi pezzi, ma da quando Poli Van Dam si è ritirata non è più stato lo stesso, e per ora quello che Jen ha fatto uscire da solista (“Saw in half” e “Can’t go back”) non mi colpisce particolarmente. Detto questo dal vivo è bravissima, simpatica, onesta nel parlare di sè e raccontare aneddoti, e la mezz’ora in sua compagnia è comunque piacevole. La cover di “Angelfuck” dei Misfits (e con questa siamo a 3 cover della band che ho sentito in 3 giorni) fa intravedere il potenziale che avrebbe con dei pezzi un po’ più energetici. La tentazione di urlare “Fai i Rumatera!” è forte, ma evito.
La sera sul Main Stage il concerto di Frank Turner & The sleeping souls è attesissimo, nel 2019 era stato tra i migliori di quell’edizione e quest’anno, a conti fatti, non è stato diverso.
Rispetto al 2019 lo si vede molto più a suo agio, allora si sentiva un po’ fuori posto essendo la sua proposta “meno punk” rispetto a quella delle altre band…ma aveva dimostrato che non conta con che strumenti suoni, se ci metti cuore, passione ed energia vinci qualsiasi sfida. Ad un certo punto tra un pezzo e l’altro ringrazia la gente del PRH per averlo accolto 4 anni fa “anche se vi siete chiesti cosa ci fa qui sto stronzo con la chitarra acustica”. Stasera non c’è quasi spazio per momenti tranquilli, sono solo pezzi belli energici, come al solito se volete la Setlist la trovate qui. Ad un certo punto c’è un momento fantastico in cui Frank obbliga il suo batterista a fare stage diving per festeggiare il suo 18esimo compleanno (calcolando che Callum Green suona nella band da tre anni, vuol dire che è entrato che ne aveva 14. Bellissimo), lui esegue, si fa un giro sulla testa della gente durante l’unico momento acustico e torna sul palco. Durante “Photosyntesis” si aprono 6 circle pit contemporaneamente, e poi solito finale con “Four simple words” e Turner che si butta sul pubblico mentre continua a cantare non perdendo mezza nota, come 4 anni fa.
Finale di giornata con gli headliner Me First and the Gimme Gimmes. Sono sempre stato scettico su questo progetto, lo trovo poco onesto…se sei un buon musicista, è facile arrangiare i pezzi altrui, fare una bella scaletta, piacere a tutti e andarsene in giro chiedendo cachet che non potresti chiedere se scrivessi pezzi tuoi. Quindi io distinguo fra chi questa band la usa come sfogo divertente (Fat Mike e Joey Cape) e chi come necessità (Spike), quindi in generale non la trovo una band onesta.
Però sono divertenti, Spike come frontman è fantastico, dice un sacco di cazzate, fa ridere (se capisci quello che dice), intrattiene, e la scelta dei pezzi stasera è molto buona. Bel concerto, ma puro mestiere, niente di più.
Scusate la carenza di foto (e questo vale anche per gli altri giorni) ma quando mi diverto il cellulare tende a restarsene in tasca.
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