Torna in Italia il Festival punkrock ideato da Fat Mike, ad incendiare con tonnellate di chitarre distorte il Carroponte di Milano. E chi se lo perde? Certo, per uno che viene dal profondo sud come me non è sempre facilissimo fare 1000 km per un concerto, ma si sa, al punkrock non si comanda, specie nell’era dei voli low cost. Ma non divaghiamo troppo, parliamo di musica. Questo è più o meno quello che è successo.
PINC LOUDS -Apre le danze Pinc Louds, un inedito crossover tra una Billie Holiday in acido, i Violent Femmes e i Pixies. Un progetto partito dal busking nelle strade di New York e diventato in breve tempo un fenomeno underground dei locali della metropoli americana, ed il perchè si capisce subito. Da tenere d’occhio.
DAYS N DAZE – Salgono poi sul palco i Days n Daze, formazione ormai ben rodata di Houston, Texas, guidati dalla fiammeggiante Whitney Flynn e dal grande Jesse Sendejas (Escape from the Zoo, anyone?). Attivi con buoni risultati già da un bel pò di anni, il loro bluegrass-folk-punk è alcolico e divertente, con testi che vanno dalle esperienze personali a temi politici e anarchici. Strapromossi.
BOMBPOPS – E’ il momento delle Bombpops, tra le realtà più fresche ed interessanti uscite su FatWreck negli ultimi anni. Alle solide fondamenta di Neil (basso) e Josh (batteria) si somma la voce di Jen, che in mezzo al palco è esplosiva, una frontWoman naturale. Alla chitarra Remmington, l’ex guitar tech della band ormai pienamente entrata nello spirito del gruppo. Notevole come la band nel suo insieme funzioni alla grande dal vivo. Una conferma.
PULLEY – Una delle band protagoniste delle nostre Punk O’Rama di fine anni 90, (chi non ricorda il riff di “Cashed In”?) quando già all’epoca avevamo iniziato ad amarli. Capeggiati dal mitico Scott Radinski, già lead vocalist dei Ten Foot Pole (e giocatore di baseball professionista), i Pulley hanno portato sul palco un live veloce, intenso e sincero. Hardcore melodico senza fronzoli, maggiore e dritto al punto, ben arrangiato e ben suonato. Impossibile restare fermi, i loro pezzi non sono invecchiati di una virgola. Imperdibili.
TALCO – Fa un certo effetto vedere finalmente una band italiana su un palco così importante, a dimostrazione che anche nel nostro paese si può fare musica ad alto livello. I Talco spaccano, e lo fanno da anni in giro per il mondo. Il loro è un Punk-Folk-Ska divertente, immmediato e ballabile, con tutti i cori al posto giusto ed ottimi arrangiamenti di fiati. Il che spiega, se ce ne fosse ancora bisogno, perchè sono una delle band italiane più conosciute fuori dallo stivale. Internazionali.
IGNITE – Come tanti ero curiosissimo di vedere per la prima volta all’opera il nuovo cantante degli Ignite. Poi ovvio, i pareri sono sempre discordanti, specie quando ti trovi a prendere il posto di uno come Zoli Teglas. Eppure a mio modo di vedere il nuovo capellutissimo singer Eli Santana non si è risparmiato in nulla, regalando al pubblico una performance vocale senza compromessi. Ci mancava poco che scendesse dal palco per abbracciare i fan della band uno ad uno. Grande! A livello strumentale poi, gli Ignite sono uno schiacciasassi: precisi e granitici, una band che conosciamo e amiamo da anni, eppure sentirli dal vivo è sempre una gran botta di energia. Adrenalinici.
ME FIRST AND THE GIMME GIMMES – Ed eccoci giunti alla punk-cover-band più conosciuta al mondo, guidata dal poliedrico Spike Slawson, con una formazione che nel corso degli anni ha visto tra le proprie fila il gotha del punkrock californiano. La formazione attuale non è da meno, con gente del calibro di CJ Ramone al basso ed Andy “Pinch” dei Damned alla batteria. Le loro cover di successi radiofonici, riletti in chiave “power” sono sempre sorprendenti, ed il live è divertentissimo. I vestiti “a tema” fanno da corollario ad una potenza di fuoco strumentale che non lascia tregua, se non nei momenti in cui Spike si reinventa in versione “intima” solo voce e Ukulele, come ad esempio nella cover di “Meraviglioso” di Domenico Modugno, surreale ed emozionante, specie se calata nel contesto di un concerto punkrock. Ma l’apice si raggiunge solo alla fine del set, con la liberatoria “O sole mio”. Immensi.
PENNYWISE – Smentendo con i fatti le voci girate prima del concerto, che vedevano Jim Lindberg alle prese con problemi di gola, i Pennywise salgono sul palco in forma smagliante. CHE. CAZZO. DI. LIVE. Nonostante il passare degli anni, i Pennywise sono ancora oggi una band pazzesca, con un’energia e una presenza scenica che garantiscono sempre un concerto spettacolare per carisma ed attitudine. In scaletta tanti dei brani che ci hanno accompagnato negli anni, con quei cori che ti fanno tremare le gambe e perdere la voce. Pezzi come Same old story e Bro Hymn hanno ormai smesso di essere delle semplici canzoni e sono diventate gli inni di una generazione, il manifesto di un modo di fare musica e vivere la vita. E quando il ritornello parte dal palco, nel pubblico è difficile trovare qualcuno che non lo canti. Una certezza.
NOFX – Con un boato del pubblico arriva sul palco l’attesissima band di Fattie e soci. Coi Nofx non sai mai cosa aspettarti, ed è proprio questo il bello. Setlist sempre diverse, improvvisazioni e trovate geniali regalano ogni volta la sensazione di assistere a qualcosa di unico ed irripetibile. Difficile descrivere cosa significhi questa band per chi li ha vissuti fin dagli anni 90. E poi Fat Mike stasera è preso davvero bene. Parla ancora più del solito, interagisce un sacco con il pubblico e con Melvin, Smelly ed Hefe. La scaletta è fantastica, includendo anche pezzi vecchissimi (come Day to Daze di S&M Airlines) o rari da vedere in live, come Falling in love (e lì, non lo nascondo, mi è partita la lacrima). Nel backstage, quando chiedo a Fat Mike perchè non hanno suonato Linoleum, mi liquida spiegando “Abbiamo tolto Linoleum per fare Linewleum, ma ora Smelly dal vivo non vuole farla perchè è troppo difficile”. Con quella faccia tutta sua, che non capisci se ti sta prendendo per il culo o dice sul serio. Semplicemente unici.
NOFX – MURDER THE GOVERNMENT – Live @Carroponte
Ottimo risultato di pubblico con circa 5000 partecipanti, per un’età media verosimilmente tra i 30 e i 40 anni. Un pò di problemi da segnalare sull’area Food&Drink, con code interminabili anche per prendere una birra o mangiare qualcosa. Una nota stonata anche i prezzi esorbitanti del merch FatWreck: si arriva fino a 45 euro per una t-shirt. Non molte presenze tra i giovanissimi, come a ricordarci quanto non ci sia stato, almeno per il momento, un vero ricambio generazionale tra i seguaci del punkrock in italia.
Mi chiedo cosa abbia impedito al nostro amato “forbidden beat” di arrivare alle nuove generazioni, mentre l’aereo mi riporta a casa, a 1000 km da Milano. Ma più mi avvicino verso casa, più i pensieri passano, e lasciano spazio alle facce, ai sorrisi, agli abbracci di questa giornata. Alle canzoni cantate a squarciagola, ai momenti indimenticabili condivisi assieme a vecchi e nuovi fratelli. E mentre tutto il resto scorre come uno sfondo dietro al finestrino dell’aereo, questo è quello che mi rimane dentro, questo è quello che mi sto portando a casa. Alla fine non vai ad un concerto come questo perché pensi che vada tutto come te l’aspetti, anzi.
Vai ad un concerto come questo perchè non sai cosa succederà.
Vai ad un concerto come questo per avere un’esperienza unica, non preconfezionata, un viaggio collettivo senza cintura di sicurezza.
Vai ad un concerto come questo perchè i miracoli esistono davvero, e ad un certo punto iniziano a piovere scarpe dal cielo. Ne raccoglie una Fletcher dei Pennywise, la porta al centro del palco e la riempie di birra, passandola a Fat Mike. Fat Mike berrà dalla scarpa, e Fletcher farà lo stesso.
E questo, scusate se è poco, può succedere solo ad un concerto punkrock.
Gallery By Amanda Milan