Ennesimo capitolo di una carriera ormai decennale per gli OUZO da Perugia
Come sempre sulle note di un granitico punk-hc, questa volta con qualche venatura rock’n roll qua e là (penso a un brano come “Liquorice”), suonato dall’alto di chi non è mai stato sfiorato dalle mode da classifica, una sorta di Pennywise italiani per intenderci.
Argomento che dà spunto al brano “The purest thing” in cui la band si sofferma sulla decisione di continuare a suonare punk-rock alla soglia dei 30 anni.
Gli ingredienti usati per far lievitare questo “less bibles, more doubts”, pubblicato in collaborazione con 9 realtà indipendenti, sono da prontuario: chitarre veloci che ogni tanto si prendono un piccolo spazio da protagonista, sezione ritmica ordinata come un bambino al primo giorno di scuola e melodie sufficientemente piacevoli, come nel caso della title-track “Less bibles, more doubts”, uno dei brani più riusciti dell’intero album per piglio e determinazione.Testi ironici (vedi il trattato sulla birra Moretti di “Join the trophy”) ma anche riflessivi (pungente la riflessione sul concetto di “do it yourself” nel brano “Socal d.i.y.”) completano la ricetta.
In definitiva tante buone idee saggiamente arrangiate ma senza la pozione magica in grado di farle esplodere.Manca proprio quella canzone che sogni di suonare con la tua chitarra di fronte a un pubblico delirante, mentre proprio non riesci a non saltare tra uno stop & go e l’altro.
Detto questo gli OUZO rimangono un gruppo che merita stima per coerenza e attitudine, oltre che per questi 17 minuti (si, 10 brani in 17 minuti, un record per chi non suona grind o derivati) di nostalgico hardcore punk alla Good Riddance.
VOTO: 6½/10