Holger Danske dopo un mese di rodaggio sulle piattaforme digitali è finalmente disponibile per tutti nei vari formati a partire dal 15 Marzo. Tra le mie mani, invece la versione vinile Red/White della Demons Runamok Entertainment acquistato dopo il live a Dublino del primo febbraio (qui il live report https://www.punkadeka.it/old-firm-casuals-cockney-rejects-al-button-club/)
L’album, un chiaro omaggio di Lars Frederiksen alla sue origini danesi, è dedicato allo zio Viggo Sorensen, che durante la Seconda Guerra Mondiale militò nel più grande gruppo di resistenza danese, chiamato “Holger Danske” come il leggendario vichingo dormiente (rappresentato sulla copertina e a cui dà il titolo dell’album) pronto a risvegliarsi nel momento in cui la libertà della nazione dovesse essere a rischio. Un Lars che quindi, a modo suo decide di riallacciarsi al passato della sua madrepatria invocando il risveglio del guerriero e di tutti noi per combattere la dilagante mentalità fascista.
I presupposti sono davvero belli e affascinanti, ma quando schiacciamo il tasto play ci troviamo davanti a un disco di non immediata lettura. Ci vogliono infatti diversi ascolti per entrare in sintonia con questo nuovo lavoro. Il secondo full length dopo “This means war” del 2014 infatti è una miscela di generi, a cui la band di Los Angeles riesce a dare un proprio sound, ma che in parte si discosta dal classico genere Oi in cui la band veniva etichettata e a cui ci aveva abituati con gli innumerevoli Ep e singoli.
Il primo cambiamento lo notiamo già nella lineup, nella quale si è aggiunto il nuovo chitarrista Gabe Gavriloff. Il suo arrivo sembra aver portato davvero qualcosa di nuovo, a partire da quel sound che ricorda tanto i Motorhead e quelle sfumature rock’n’roll tipiche degli AC/DC.
Il suono del corno vichingo apre all’hardcore indiavolato di “Get Out Of Our Way” che ironia della sorte non vede Lars ma bensì il bassista Casey Watson prenderne il comando. Come dichiarato dalla band stessa, la canzone è rivolta a tutti coloro che hanno cercato di abbatterli e farli fallire, senza ovviamente riuscirci. Segue “Motherland” (primo singolo estratto dell’album), in cui ritroviamo il classico stile Oi della band americana, ma con quel tocco di rock’n’roll che non guasta mai. Canzone davvero sentita dalla band, ma che a mio parere a un certo punto paga pegno per la durata che va oltre i tre minuti e mezzo. Si continua con il rock di “Pendulum” che in diversi punti sembra far emergere quel sound tipico dei Rancid. A seguire “De Ensomme Ulve”, pezzo strumentale che prende il nome da un libro scritto da Gunnar Dyrberg sul movimento di resistenza danese e fa da apripista a “Holger Danske”. Chitarra acustica in apertura, spazio poi alle melodie più cupe e molto più graffianti delle chitarre elettriche ai cui si uniscono i coinvolgenti cori in stile Pennywise ne fanno in assoluto la colonna portante dell’intero album, non ché uno dei pezzi più apprezzati, per tematiche e sound. Chiude il lato A “Casual Rock ‘N’ Roll” che con il suo ritmo e il suo ritornello sembra una b side degli AC/DC. E’ stata un’autentica bomba nell’anteprima durante il live di Dublino, e personalmente uno dei pezzi che ho apprezzato di più dell’intero album.
Giriamo il disco, e come per il lato A, si parte subito tiratissimi con l’hardcore violento di “Traitor”, in cui Lars e Casey si alternano rispettivamente alla voce. A seguire l’altro pezzo strumentale “The golden fall Pt. 1”, che per fortuna passa veloce e lascia spazio a una più cazzuta “Thunderbolt” in cui si parla del Dio Nordico Thor, come una metafora per distruggere il fascismo. E’ ancora una volta Casey ha dettarne il ritmo con il suo marcato timbro di voce, mentre il chitarrista Gavriloff ne fa emergere le sfumature tipiche dell’Heavy Metal. I ritmi si fanno sempre più serrati e veloci con “Overdose of sin”, in cui i quattro ragazzi mettono in mostra le proprie capacità in continua evoluzione. Chiudono “Nation On Fire” nel classico stile Old Firm Casuals e “Zombies” che fa davvero tanto Motorhead, e chiude alla grande un album ricco e variegato.
Un album con cui gli Old firm casuals si tolgono di dosso ogni etichetta di genere. Un album in grado di abbracciare più stili e influenze, che anche se non di facile lettura al primo ascolto, si fa ben presto apprezzare, e seppur non raggiunga degli altissimi apici di entusiasmo, riesce a mantenere una costante per tutta la sua durata.
Questa la tracklist:
GET OUT OF OUR WAY
MOTHERLAND
PENDULUM
DE ENSOMME ULVE
HOLGER DANSKE
CASUAL ROCK ‘N-‘ROLL
TRAITOR
THE GOLDEN FALL PT.1
THUNDERBOLT
OVERDOSE ON SIN
NATION ON FIRE
ZOMBIES