Primo full-length per i marchigiani Obscene Revenge, che dopo due EP rilasciati nel 2015 e 2016 ci presentano questo “try to deny this”, che già dalla copertina fa capire che si tratterà di un disco convulso, violento e tremendamente schierato.
Sapevamo già che la band non è troppo tenera con le autorità, infatti il disco, dopo un breve intro, parte a razzo contro i blu, contro la religione ed i fottuti pedofili, senza dimenticarsi ovviamente i politici, gli stessi che si arricchiscono, ad esempio, con il terremoto che di recente ha colpito la loro terra, e che si divertono ad inquinare il posto dove vorremmo vivere con la loro merda nucleare e che fomentano la guerra tra poveri dividendo il paese. Senza dimenticarsi nel mezzo di ricordare a tutti chi sono gli Obscene Revenge: un gruppo antifascista, che esprime i propri concetti senza giri di parole e con l’intento di fare male, sempre sulla barricata e sempre pronto ad offendere. Mi pare 3 i pezzi già sentiti sui precedenti EP “Nuclear trap”, “This is war” e “No more liars”, qui riviste ed in linea con il sound pieno, iperveloce ed aggressivo, unico sposo possibile per quella voce e quei testi. Insomma un ottimo disco streetpunk graffiante, grezzo e con le borchie, tutt’altro che una bolgia senza senso tanto per far rumore, anzi testi molto interessanti e per nulla banali, da far invidia ai maestri del genere che stanno dall’altra parte dell’oceano.
Prodotto grazie alla collaborazione tra THC Diy, SFA Records, ROF Distro, Nuclear Chaos Records, Impeto Records e Warhead Punx, registrato e mixato al Dyne Engine Studio di Castelfidardo, disegni di Sonik e artwork di Francesca “Fanga” Torelli.
tracklist:
01. 6.0
02. State police
03. City falls
04. Bastard religion mediatic whore
05. This is war
06. Violence and decline
07. No more liars
08. Never change
09. Antifascist
10. Nuclear trap
11. Obscene revenge
12. Divided countries