NOFX: Wolves in wolves clothing

Sono passati ormai 3 anni da quando, nel 2003, uscì “The War on Errorism”, disco che sanciva l’inizio dell’attacco dei Nofx e in particolare di Fat Mike nei confronti dell’amministrazione Bush. E se da un lato piovvero adesioni autorevoli e consensi, dall’altro l’intera operazione Punkvoter (con relativa compilation “Rock Against Bush”) fu accolta da alcuni con un certo scetticismo. Mossa commerciale finalizzata all’incremento delle vendite o reale impegno politico?

Non sta a me rispondere a questa domanda. Ma ascolto i Nofx da oltre 12 anni, e permettetemi di dire che loro, in un certo senso, “politici” lo sono sempre stati. Certo, in modo personalissimo e ironico, divertente, a momenti vernacolare, ma di fondo i Nofx hanno sempre espresso opinioni e posizioni, coerenti e ben definite, da “Where’s my slice?” a “Leave it alone”, passando per “Perfect Government”,”Bleeding heart disease” “180 degrees” e “Murder the government”.

Personalmente non credo che interi brani sul tema “George Bush è un imbecille” possano essere più rivoluzionari e politicamente schierati di pezzi come “The Decline” o “Dig” (una delle song più sottovalutate della loro intera discografia). Dev’essersene accorto anche Fat Mike, che ci presenta così il nuovo album : “Le vostre preghiere sono state accolte, meno canzoni su Bush, più canzoni su Gesù”.

Non lasciatevi trarre in inganno dal poco ispirato singolo apripista “Never Trust a Hippie”: Wolves in Wolves Clothing è il miglior disco dei Nofx degli ultimi anni. E non appena inseriamo il CD sul piatto, l’opening track “60%” ci ricorda che nel punk la verità è un dovere, ma in mano ai Nofx la verità diventa schiettezza, e la schiettezza si trasforma in un’arma. La melodia torna a farla da padrona, gli slogan anti-Bush lasciano spazio a cori spaccapolmoni e le parentesi di rallentamento vivono solo in funzione dell’esplosione in accelerazione di pezzi come “We march to The Beat of an indifferent Drum” “Wolves in Wolves Clothing”, “You will lose Faith”, destinati a diventare dei classici anche per gli amanti “storici” della punk band californiana. Wolves in Wolves Clothing smitizza con ironia sulla religione, ma resta fondamentalmente un album eterogeneo, con testi a tratti divertenti, a tratti politici, degni dei migliori Nofx.

Qualche divertente intuizione come sempre, tra cui “Cantado En Espanol”, un pezzo senza senso cantato da El Hefe in spagnolo e “Instant crassic”, ridicolo pezzo d’amore che genialmente finisce nel bel mezzo del ritornello! Da manuale.

Particolarmente riusciti anche “One Celled Creature” e “Benny got Blowed Up Again” che ci ricordano il sound minimalista e lo-fi di lavori come “Fuck The Kids” e “Surfer”. In conclusione, la commovente acustica “Door Nails” e “60% reprise”, alla fine della quale non potremo non riconoscere che, dopo tuttiquesti anni e dopo tutti questi dischi, sono ancora loro i Nofx. E sono ancora loro quelli che amiamo.

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