NO USE FOR A NAME: All the best songs

Anche i “No Use For A Name” alla soglia dei venti anni di gloriosa carriera arrivano al classico momento del “Best of”. Hanno scritto pagine memorabili del melodic hc degli ultimi venti anni rimanendo sempre una band indipendente con i piedi per terra cui l’unica cosa che interessava era fare della ottima musica e in questo ci sono sempre riusciti in pieno.
Per i ragazzi della mia età loro sono indubbiamente una band simbolo, quando a 14 anni ti ritrovi a sentire un disco come “Leche con carne” è impossibile non rimanere folgorati. Gli stessi Blink 182, Simple Plan o My Chemical Romance, che mal se ne possa dire, hanno iniziato a suonare facendo proprio loro cover e sebbene abbiano potuto giovare della gloria del grande pubblico non riusciranno mai ad ottenere il rispetto e l’affetto dei fans di Tony e compagni che se lo sono meritato e sudato sul campo attraverso tour interminabili e dischi potenti ma sempre con la giusta dose di melodia.

Potrebbe sembrare la classica operazione commerciale che fanno le grandi major (ma loro sono su Fat!) volta solamente a racimolare qualche spicciolo, mentre non è cosi. Lo stesso Tony nel booklet spiega le ragioni di questo disco: offrire ai loro fans “un mix-tape” con i loro brani migliori come facevamo noi ragazzi nati nell’epoca delle audiocassette dove ancora non esisteva Internet che spendevano interi pomeriggi a farci compilation con i brani che più ci piacevano di un gruppo.
Probabilmente internet avrà avvicinato tanti ragazzi al mondo della musica ma ha fatto anche perdere la poesia che vi era dietro quei momenti in cui sentivi tua madre che ti urlava da dietro la porta per abbassare il volume perché disturbavi i vicini ma te imperterrito continuavi perché non volevi venire meno alle emozioni che quella musica e quelle canzoni ti trasmettevano.

Nel booklet la band e gli amici della band fanno il punto della situazione su quello che i No Use For A Name sono stati in tanti anni, tra soddisfazioni e fatiche, tra gioie e dolori.
Un percorso artistico e umano che li ha visti diventare una band apprezzata per la proprio musica ma anche per la carica umana che ancora hanno. Ho avuto la fortuna di vederli ben 5 volte in vita mia e ogni volta hanno saputo regalarmi emozioni vere, prima del concerto li vedevi tranquillamente in mezzo al pubblico a conversare, scherzare e divertirsi: questa è la differenza che separa i musicisti dai veri “artisti”.

In ventisei tracce (di cui due inediti) ripercorrono la loro storia, mescolando pezzi ormai divenuti classici a pezzi estratti dai loro due ultimi album “Hard rock bottom” e “Keep them confused” in cui hanno cercato maggiormente la melodia. Spero sinceramente che questo non sia il capitolo conclusivo della loro carriera perché la scena ha ancora bisogno di gente come loro, animata da vera passione e che riesce ancora a trasmetterti emozioni e farti amare sempre più questa musica.

Voto: 9 (No Use For A Name…un pezzo di storia del punk rock contemporaneo)

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