Mi sembra ieri di aver recensito il disco d’esordio deifrancesci NINE ELEVEN “Use your illusion” e mi trovo già tra le mani un nuovolavoro, “City of quartz”, che mette nero su bianco la maturità raggiunta inoltre 150 concerti negli ultimi due anni e che vede l’ottima Chorus Of Oneancora dietro le quinte, pronta a dar (giustamente) manforte a questi ragazzi.
Hardcore new school di alta qualità, “finest” come direbberooltre manica. Senza respiro, dinamico nei suoi passaggi più oscuri, marmoreonell’intensa interpretazione vocale del frontman Roman. Le chitarre viaggianosempre sul flebile confine che separa l’hardcore new school americano con ilmetal-core modaiolo di questi ultimi anni. Un percorso senza sbavature e ingrado di dar vita ad episodi di rara intensità come “Take to remake”, taglientecome un rasoio anni ottanta e che si merita il premio di miglior brano.
L’intro di “Panem et circeneses” e “The quick and the dead” mostranoinvece il lato più “dark” della band, meno impetuoso ma per questo non menoprorompente.
Tracce nascoste di melodia si possono invece scoprire esplorandobrani come “White trash kids = redneck Geeks”, “Sen” e “This is the story ofour life”, dove le contaminazioni punk-rock e le sperimentazioni new schoolemergono con più personalità, spezzando parzialmente il background metal(Slayer su tutti) sui cui è stata costruita l’intrecciata ragnatela di “City ofquartz”.
Nota finale per il packaging, curato fino al midollo,cheoffre contemporaneamente 12”e CD, sacro e profano adatto anche ai palati più esigenti.
“We mightnever change the world but we changed our fucking lives!”