New Found Glory, 06-12-14, Tunnel Club, Milano

nfgDopo l’esaltazione post ultima data del Pop-Punk’s Not Dead Tour, che ha registrato sold out al The Forum di Kentish Town, a Londra, ho pensato: “bé, perché non replicare…”
Eccomi dunque, solo una settimana più tardi, al Tunnel Club di Milano, per la parte propriamente europea del tour dei paladini dell’easycore (come ci piace chiamarlo oggi), New Found Glory.

Concerto dalle premesse un po’ “sfigate” dato il cambio di location a pochi giorni dallo show e l’imprevista assenza degli opener internazionali, i francesi Chunk! No, Captain Chunk! a seguito di problemi con il van, che ha costretto lo svolgersi dello spettacolo nei tipici orari anglosassoni: apertura porte alle sette, headliner alle nove meno dieci.

In queste situazioni comunque non si può fare altro che adattarsi, anche perché se non ti vuoi adattare l’unica alternativa possibile è rimanere a casa, così dopo un inizio sconcertante con l’esibizione delle The Cleopatras, girl band rock ‘n roll dalla Toscana, attiva dal ’98, di cui non critico la performance, abbastanza coinvolgente oltretutto, ma la scelta della band in sè: un po’ troppo casuale, che potrebbe aver penalizzato sia gli spettatori che avrebbero indubbiamente preferito un’altra band pop punk più in linea con il genere presentato dagli headliner, sia le performer stesse, che si sono ritrovate a suonare per un pubblico non ostile ma certamente poco interessato.

Quando all’ ora di cena salgono sul palco i New Found Glory, il locale finalmente si riempie fino a non lasciare abbastanza aria per permettere a tutti di respirare, ma poco importano le funzioni vitali quando la band inizia il proprio set con la doppietta “Selfless”-“Understatement”: la prima, traccia più rappresentativa dell’ultimo lavoro della band, Resurrection; la seconda, hit di maggior successo dell’album della band etichettato come “fondamentale”.
La band se la cava egregiamente sul palco, nonostante si senta molto l’assenza della seconda chitarra, persa per strada più o meno un anno fa per ragioni di cui nessuno vuole veramente parlare.
Ma  soprattutto si presentano come ottimi intrattenitori, tra discorsi brevi ma convincenti ed incitazioni ai coretti e agli “hey”; molto bravi anche a supportare la pressione derivata da un pubblico forse anche troppo esaltato che tra stage diving, circle pit e altre pratiche simili non si è per niente risparmiato arrivando ad invadere letteralmente il palco in occasione della superhit “My Friends Over You” e sull’ultimo brano, “All Downhill From Here”.

Nella setlist della serata sono stati saggiamente inclusi brani tratti da tutti gli otto album della band dando ovviamente più spazio a quelli preferiti dai fan, escludendo così l’ansia di dover per forza presentare più brani possibili dall’ ultimo album – che, ci tengo a specificarlo, sembrano suonare meglio dal vivo piuttosto che da CD -.
Unica pecca: data l’assenza della seconda band di supporto avevamo sperato fino alla fine in un set più lungo, almeno per tirare le undici.

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