MY OWN VOICE

I My Own Voice sono un band hardcore vecchia scuola di Milano, molto attivi nel Nord Italia sono qui, su punkadeka, perché hanno qualcosa da dirci, sei pronto a leggere?

mettetevi a vostro agio che si parte, mettete il gettone prima..

 

Come è nato il vostro nome? Qual è la vostra voce?

La storia del nostro nome è fin troppo banale, per la verità: non sapevamo che nome darci, mille brainstorming senza risultato, alla fine avevamo due nomi in lizza, My Own Mind o One Voice… avevamo un concerto a breve e dovevamo dare un nome per il flyer così Luca, il vecchio chitarrista, dice: facciamo My Own Voice. Da allora ce lo siamo tenuti. Nei fatti credo che sia un nome che ci rispecchia anche abbastanza, visto che cerchiamo di non inquadrarci in nessuna delle “correnti”/mode a cui sembra che per qualche motivo devi aderire per forza se vuoi fare hardcore. La nostra voce è nostra e basta, è la voce di 4 persone che hanno voglia di dire qualcosa e di dirlo con l’hardcore.

 

Hai la possibilità di condurre un treno in giro per il mondo e di caricarci sopra 4 gruppi italiani con cui fare un bel concertone, chi porteresti con te?

Anti Jap Riot per primi! Se no il viaggio non passa più.. Poi ci caricherei anche i Nettezza Umana che a me piacciono di brutto. Poi Arsenico e quei paduani maledetti dei Drain The Dragon. Sarebbe un concerto non male!

 

Se avessi l’occasione con un bacchetta magica di resuscitare tre gruppi del passato e di far morire tre gruppi del presente, quali toccheresti col tuo fluido magico?Calcolando che le band del passato han già fatto quasi tutte delle reniun orrende..

La saggezza popolare dice di lasciare in pace li morti… ma se devo scegliere qualcuno da resuscitare ci sarebbero sicuro i Kafka, gli Intensity e i Rage Against The Machine, che non c’entrano un cazzo ma darei un braccio per vederli dal vivo. Se intendi i grandi vecchi, per me stanno bene dove stanno. Da ammazzare invece ci sono tutti i gruppi con quella cazzo di attitudine da macho hc, diciamo Madball, Throwdown e Sworn Enemy. E poi tutti i gruppi che hanno fatto le reunion.

 

A Milano come in altre città ci sono una marea di divisione all’interno della scena, come mai secondo voi? “United” di che parla?

A Milano c’è questo enorme problema, cioè che le persone qualunque cosa facciano sentono il bisogno di etichettarsi nella maniera più esclusiva possibile in modo da crearsi una piccola cricca che schifa tutte le altre cricche. Succede la stessa cosa nella scena, si creano questi giri praticamente chiusi sempre delle stesse persone che si riuniscono intorno a un termine in inglese che gli appare particolarmente figo e particolarmente adatto per “differenziarsi” dagli altri. Io la vedo così: purtroppo non esiste nessuna sostanza dietro queste divisioni, mi sembra un modo stupido e disperato di cercare di mettere contenuti in qualcosa che troppo spesso ne è privo. In “United” abbiamo cercato di fare una specie di appello a superare queste divisioni finte e dettate alla fin fine da un condizionamento culturale così profondo che ci si sente nel giusto seguendole; in particolare nella canzone mi riferisco a religione e politica, ma il discorso vale anche qui. L’idea è quella di guardare oltre le differenze di pelle e di alzarsi tutti in piedi per qualcosa di reale, uniti nel successo come nel fallimento.

 

Cosa pensate e come reagite quando ai vostri concerti il pubblico è inferiore alle 15-20 unità e quasi tutti i presenti sono vostri amici? (cosa che capita spesso un po’ a tutti). Ossia com’è suonare in Italia nel 2007

Come dici tu, capita spesso. Che bisogna farci? Questa è la realtà dell’hc italiano nel 2007, tranne alcune eccezioni che riguardano poche band e pochi eventi. Noi cerchiamo di divertirci, di divertire e se possibile di far passare un messaggio, inutile piangersi addosso perché ci sono pochi spettatori. Se uno cerca subito qualcosa di più dal punto di vista del “successo” di pubblico e via dicendo, non deve fare hardcore.

 

Da cosa dipende la scelta di scrivere in inglese? E’ solo per questioni di maggior musicalità? Perdendo però il tocco diretto delle canzoni..

Abitudine, innanzitutto. Ad ascoltare hardcore, ma anche musica in generale, prevalentemente in inglese. Poi l’inglese si presta di più a un cantato urlato, secondo me, con tutte quelle consonanti. Un testo che suoni bene in italiano è più difficile da scrivere, forse anche perché sei più esigente con te stesso. L’ambizione di farsi sentire anche all’estero, con Internet eccetera. Se devo essere sincero, non mi ero mai posto troppo il problema fino a un concerto all’ORSO un paio di anni fa (quello con Kafka, Tear Me Down, Arsenico, RFT ecc) in cui quasi tutti i gruppi cantavano in italiano; lì mi sono reso conto che non c’è paragone a livello di impatto tra un cantato in una lingua qualsiasi e un cantato nella lingua che la gente capisce. Da allora ho iniziato a scrivere un po’ di testi in italiano, ma le vecchie abitudini sono dure a morire, come si suol dire. Ora cerco di fare 50 e 50.

 

 

Ma soprattutto negli anni ‘80 tutti (o quasi) cantavano in italiano perché era più diretto o perché l’inglese non lo sapeva nessuno?

Perché non si capiva un cazzo lo stesso di quello che dicevano, a sto punto in italiano era meno sbattimento. Boh, non saprei.

 

In “Polvere sottili” parlate della vostra Milano, adoro quella canzone e io (Zora) che a Milano ci vivo (io Perno no, ma tutte le grosse città si somigliano) la comprendo benissimo. Ora per i non milanesi volete parlarci un po’ della vostra città?

Per citare i Guastafeste: Milano è una città di merda! Cazzate a parte è una città in cui non è facile vivere bene. Non dal punto di vista materiale ma da quello psicologico: c’è una tensione generale veramente assurda, la gente è sempre sotto pressione, tutti di corsa anche se non hanno niente da fare. Le persone fanno davvero fatica a parlarsi, a comunicare e a guardarsi in faccia. Tutti campioni del bordello serale ma tutti annoiati a morte. Proprio delle pentole a pressione: impassibili fuori e sul punto di esplodere dentro. A volte si respirano una solitudine e un immobilismo da star male. E poi si arriva alla gente che sbrocca e si distrugge a legnate sui Navigli perché qualcuno gli ha toccato dentro la macchina uscendo dal parcheggio. Per altre cose non è neanche così male, opportunità te ne offre, ma devi ritagliarti il tuo spazio vitale se no impazzisci.

 

Il vostro precedente album era uscito per la Vacation House  (ed era distribuito abbastanza bene nei negozi del nord italia). Come mai non avete ripetuto questa scelta? Vi siete trovati male…..?

Abbiamo perso i contatti con Rudy da anni… La distribuzione di Vacation era da paura, e devo dire che ho il massimo rispetto per il lavoro che lui fa da quel punto di vista, ma per il resto è stato davvero un po’ un fantasma. In parte la colpa è anche nostra: quando è uscito “The Dinner Of The Ashes” non avevamo la più pallida idea di come muoverci, abbiamo fatto pochissimi concerti e stretto pochissimi contatti. Diciamo però che non ci è stato dato molto aiuto. Avevo anche scritto alla Vacation per vedere se volevano partecipare alla coproduzione del nuovo cd ma non si sono mai rifatti vivi. Con il senno di poi mi rendo conto che con il vecchio album c’è stato anche qualche barbatrucco poco piacevole sui costi di produzione delle copie. Amen.

 

E restando in tema quali sono le principali differenze che riscontrate oggi che avete fatto uscire il cd grazie alla cospirazione DIY?

Un maggior contatto con le persone che ci stanno dando una mano, e un diverso atteggiamento da parte loro: ci credono di più. E credo che questa sia la cosa fondamentale. Una coproduzione DIY è un’ottima strada per un gruppo hc ora come ora. Chiaro che la distribuzione è diversa, ma diciamocelo, chi cazzo se li va a comprare i My Own Voice alle Messaggerie Musicali?

 

In questo ambiente vi sentite mai come in un regime sovietico? Dove se dici verità scomode vieni quasi espulso? (da una scena cittadina)

Non so se posso rispondere a questa domanda. Temo che verrei espulso dalla scena milanese. Comunque sì, anche se credo che sia di nuovo più una questione di mode che non di verità scomode: per lo stesso discorso che facevamo prima sulle divisioni interne. Se non sei un tipo abbastanza “hardcore”, a seconda dei vari significati che questo assume nelle varie cricche, vieni esiliato socialmente da un certo circolo di persone. E meno male che si parla di unità. Ma andatevene affanculo.

 

Pochi giorni fa la mia CasaPerno è momentaneamente morta in protesta (o per rabbia) con questo mal comune di band e non solo che chiedono chiedono senza dare mai. Ognuno sembra farsi i cazzi suoi…….

Perché non hanno ancora capito che siamo 30 sfigati in croce che se non ci mettiamo a fare qualcosa insieme non combineremo mai niente. È assurdo quanta gente si metta a fare hardcore con l’attitudine da rock star, menandosela una cifra e trattando gli altri come se fossero i loro dipendenti… ma così non si va avanti. Capisco la tua rabbia, perché anch’io ho vissuto mille volte la stessa situazione sulla mia pelle, ti fai in quattro per persone che appena hanno finito di suonare l’ultima nota spariscono senza farsi più sentire. Ma ho la speranza che la gente così non duri molto, o che comunque la loro stessa stronzaggine è la loro condanna. Sarò cattolico…

 

Nell’hc, ma nel punk più in generale si nota come sia pieno di kids giovanissimi e pochi sopra i 25-30 anni. E per lo più una moda giovanile o realmente si cresce e si capisce che diciamo tante stronzate?

Bella domanda. Te lo dirò quando avrò 30 anni. In realtà tra i gruppi ce ne sono tanti che navigano sulla trentina. Sicuramente una componente di moda giovanile c’è ed è forte, visto che il punk è l’approdo perfetto per un giuvinciello turbolento la cui massima aspirazione è avere la cresta più alta del quartiere. Una volta che hai un tot di anni di certe cose cominci a sbattertene, e se per te è stata solo una questione di apparenza, come è per molti, molli il colpo. Ma se ci hai trovato qualcosa di più di un semplice gregge a cui uniformarti, credo che come passione ti rimanga ma a un livello più intimo e più personale, cosa che ti porta a fare meno presenze sul campo. Ma sono di sicuro di più quelli che mollano che quelli che restano.

 

In quest’ultimo periodo le previsioni catastrofiche sono frequenti e dopo quella francese e quella ROSSA ci voleva proprio quella “Naturale” (io tifo per lei, l’unica rivoluzione possibile oggi come oggi)

Il problema è che più che di una catastrofe o di una rivoluzione io parlerei piuttosto di legittima difesa: voglio dire, sono decenni che ci diamo il massimo da fare per disintegrare il pianeta, prima o poi tocca pagare il prezzo. Ovviamente chi pagherà per primo sarà chi con la distruzione sistematica ha avuto poco o niente a che fare: in primis l’Africa, e poi tutte le altre aree più povere del mondo. Forse, visto che è ormai riconosciuto che la situazione è irreversibile, bisognerebbe iniziare a darsi da fare personalmente per salvare il salvabile. Sono d’accordo con te che questa faccenda cambierà di parecchio il corso delle cose, spero in meglio. Ma se, ipoteticamente, domani un tifone si abbatte sull’Europa, potremo prendercela solo con noi stessi.

 

Visto che pian piano mi avvicino al mio primo “Quarto di secolo” spesso analizzo il mio passato/presente. La domanda che ultimamente mi faccio spesso è : “visto che questo sistema di cose non si riesce a mutare che fare:

A: Pensare a divertirsi e fregarsene er cazzo

B: Cercare di sbattersi per qualcosa che ti porterà per lo più insulti e casini.

Oppure C: colpisci per primo e piscia sul suo cadavere fumante. Divertirsi è fondamentale, anche negli sbattimenti, che se non ti ci diverti difficilmente viene fuori qualcosa di buono. Non so, io ci credo ancora, ma mi sbatto moderatamente. Cerco di conciliare le due cose, forse privilegiando il divertimento. Sicuramente non credo che l’hardcore cambierà il mondo, vista anche la percentuale di stronzi che ci sguazzano. Ma credo che si possa combinare qualcosa di buono anche se verrà raccolto da poche persone.

 

Son 30 anni che si canta della mal fidenza e poca comunicatività della gente. Di pochi giorni fa la notizia del signore morto sul treno tra l’indifferenza della gente, abbiamo paura dei nostri vicini…..che sta succedendo?

Mi chiedo spesso anch’io come si sia arrivati a questo punto di incomunicabilità. Vivendo a Milano poi… credo che ci siamo costruiti un sistema di vita che è quanto di più lontano dalla condizione naturale dell’uomo, per forza poi alienazione e diffidenza fioriscono. Non che voglia tirare fuori una specie di mito del buon selvaggio, ma devo dire che avendo avuto la fortuna di viaggiare e vedere posti diversi come stile di vita, magari anche poveri ma senza tutte queste paranoie assurde che vengono dal nostro modo di vivere, mi sono convinto che le nostre mura ce le siamo costruite da soli partendo da tutto il superfluo che per qualche motivo siamo terrorizzati di perdere (cose materiali ma anche apparenza, prestigio sociale e così via). Siamo arrivati a dei livelli di individualismo per cui tutto ciò che conta sono io e quello che è mio. In più la pressione e lo stress te ne fanno sbattere ancora di più (e non voglio neanche iniziare a parlare dello sfruttamento mediatico di ogni efferatezza su cui riescono a costruire un caso che alimenta le varie psicosi e il sospetto tra le persone). Hai mai notato quanto fa strano salire su un tram strapieno e sentire il silenzio assoluto? Gli unici che parlano sono i pazzi o gli ubriachi. Oppure le persone che ti urtano se ci metti un secondo di troppo a scendere dalla metro, e manco se ne accorgono. Basta davvero poco per avere un rapporto positivo con le persone, ma da noi si è perso come valore. Forse se avessimo degli sbattimenti di vita meno artificiali e autoprodotti e più necessari ci ricorderemmo dell’importanza della solidarietà tra uomini.

 

Nella canzone “Worst fellas” parlate di un tema soffice soffice, ce ne vuoi parlare?

L’Italia ha un problema di cui si parla poco per sua stessa natura. Mi è parso importante scrivere un testo a proposito della mafia dal momento che incredibilmente nei movimenti giovanili e in tutti le varie correnti di pensiero “contro”, per lo meno qui al nord, non se ne parla mai, preferendo concentrarsi su temi più trendy. Allora, il fatto è che la mentalità mafiosa pervade l’Italia ad ogni livello, non solo come crimine organizzato ma nella politica, nel mondo del lavoro, pure nella scena hardcore se te lo devo dire. Tangenti, favoritismi, evasione fiscale, nepotismo, pugnalate alle spalle e via dicendo. Quella mentalità che chi ci guadagna di più è il più furbo indipendentemente da come lo fa. È triste ed è veramente sporco. Voglio dire, il fatto che un partito come Forza Italia, di cui tutti gli esponenti più importanti sono notoriamente collusi con la mafia, prenda tipo la metà dei voti del paese è emblematico di questa situazione: il mafioso non ti fa ribrezzo se pensi di poterci guadagnare qualcosa. E così diventi mafioso quanto lui. Chiaramente non possiamo tutti opporci al crimine organizzato, dovremmo fare i magistrati e via dicendo, metterci in prima linea, ma possiamo fare molto per combattere la mentalità, innanzitutto smettendo di averla noi stessi.

 

Giorni fa ti parlavo nella mia “punkettopoli”. Credi sia giusto dire ai quattro venti quello che sta succedendo in giro nella scena o pensi che sia meglio stare zitti per non rovinare la favola del “punk” ai ragazzi? Che mi consigli? Che poi diventi inevitabilmente antipatico e noioso

Penso che se ci metti anche qualche foto piccante è la volta buona che fai i soldi! Non lo so, più che altro mi sembra un suicidio programmato vista la scarsa tolleranza della gente nei confronti della verità. Però io te la appoggio, ufficiosamente parlando. Alla fine il punk non dovrebbe essere sbattere in faccia alla gente tutta la merda che non vuole sentire? Basta omertà! Ho deciso, te la appoggio. Il problema vero è che succedano così tante merdate in una scena così piccola da farti venire in mente di creare una punkettopoli. Alla fine è sempre il solito discorso.

 

Saluti chi vuoi…………

Gli altri My Own Voice, spero che siate d’accordo su tutto! E poi tutti gli amici che ci hanno dato una mano in questi anni, guardate siamo famosi ormai ci hanno intervistato! Poi saluti a te e alla Zora. Always hardcore!

 

 

 

 

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