Monorama vol. 3 (Parma, 29/06/24)

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Il Monorama si conferma uno dei festival più partecipati di questo inizio estate, come per le prime due edizioni troviamo una line-up stellare che accontenta tutti, ma ciò che più conta è che, come vedrete dalle foto, lo spirito continua grazie alla frizzante gioventù che ha popolato il pit già dalle prime note, con il solito instancabile gruppo di vecchiacci che tiene orgogliosamente botta.
In questa caldissima quanto instabile giornata di fine giugno parto alla volta di Parma con tutta la famiglia, mia figlia ha visto che durante la prima edizione pubblico e musici venivano molestati dal mio amico Simo con una pistola ad acqua, ed ha ben pensato di presentarsi col mitra di precisione, scusate, colpa mia…comunque fa caldo e sticazzi…arriviamo che è già aperto e dentro c’è già gente che chiacchiera, si beve una birra, da uno sguardo alle distro, io faccio il mio solito giro dei saluti un po’ più commosso del solito, data la circostanza, comunque i sorrisi non mancano e c’è una bella atmosfera rilassata.
Precisi come un orologio svizzero iniziano a scaldare il pubblico gli Shonan, i giovanotti nel pit onorano ciò che rappresentano ed iniziano a spingersi malamente già dalle prime note di questo bel terzetto che fa scuoter ben più di un culo, spintoni che diventano bolgia quando salgono quei disgraziati dei Medium Beer, che sto giro non mi perdo e che, come mi ricordavo, tirano su un bordello molesto coinvolgendo anche i più anziani della ciurma.
Il programma non dà respiro ed all’ora di cena salgono i Sacro Cuore, visti mezza vita fa a Milano, i bologninesi (from Bolognina, ok?) sono una mazzata sui denti pazzesca, e qui il pit si ingrossa per bene e diventa scomposto, come piace a me, i Sacro Cuore sono fighissimi e ancora meglio di come me li ricordavo. Poi inizia a piovere, governo ladro,..quindi ci si ferma un momento e ne approfitto per rinfrescare l’ugola dopo mezz’ora buona di urla indemoniate, con quella teppista di 1 metro e 40 che sta lavando tutti i presenti col suo mitra; dopo la pausa forzata si scoprono di nuovo le distro e attaccano i milanesi The Crooks, chiamati a sostituire I Melt, il quartetto non si lascia intimidire, e nonostante l’inizio freddo, grazie al loro punk rock più che coinvolgente, riescono nell’arduo doppio compito di sostituire una band molto attesa e riportare un po’ di entusiasmo nel pit, che s’era svuotato per le quattro gocce di terra che sono scese.
Arriva il momento emotivamente difficile, tocca agli F.F.D., sempre con il buon Giusti a cercare di domare quella che è a tutti gli effetti una marea di punkdimmerda sudati e con le vene del collo gonfie, tutti sanno tutti i pezzi a memoria, sul palco si alternano tanti musicisti, e alla fine chi si ricorda più di documentare? Pazienza, qualcosa ho fatto e per il resto chiederò al mio cervello di fare gli straordinari…altro momento nostalgia con una delle mie band preferite di sempre, gli Impossibili non invecchiano mai, come i loro pezzi, hanno una gran carica anche loro, era da diverso tempo che non li vedevo e devo dire che sono stati pazzeschi, a loro il difficile compito di riportare equilibrio dopo la bomba degli F.F.D., ma si sono difesi più che bene, come si sono fatti valere gli Ultimi in chiusura, li ho appena visti ma non mi stancano mai, sanno intrattenere bene con le loro bellissime storie e la scaletta vola via sempre troppo in fretta.
Finita anche quest’anno, siamo piacevolmente stremati dalla giornata e ci aspettano quasi due ore di rientro, ma la carica che dà una giornata come questa mi farebbe arrivare a casa a piedi, un sentito grazie a chi ha organizzato tutto questo, a chi ci ha ospitati, a chi ha sopportato mia figlia ed a chi ha fatto in modo da far filare tutto liscio, come sempre.
Ciao Mono.

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