“…Si è già detto tanto e tante volte per riprendere dei determinati discorsi in altri modi diventa banale, quindi noi abbiamo questa filosofia, se non abbiamo niente da dire nelle canzoni non diciamo niente…”
Iniziamo un po’ a conoscerci, come è nato il vostro nome e che cosa significa?
Luca: Mind The Gap, in realtà è quello che viene detto nella metropolitana di Londra per ricordare la distanza e non cadere nell’alta tensione, noi l’abbiamo preso più come un significato lato della parola che sarebbe appunto “Ricorda la distanza”, magari anche un po’ più a livello personale!
Lorenzo: Differenza tra di noi! Piuttosto pessimista come messaggio nel senso che aiuta a ricordarsi le distanze tra le persone
Ogni gruppo, volente o non volente nasce sotto alcune determinate influenze musicali, quali sono le vostre?
Roberto: Io dico che ognuno di noi ha influenze profondamente diverse, io personalmente sono più sull’Emo-core, prima e seconda ondata anni ‘80-‘90, poca roba moderna. Personalmente nasco dal punk e ho apprezzato tantissimi generi anche tendenti al metal.
Luca: Anch’io vengo più dal punk, rock’n’roll, ma come generi siamo tutti molto diversi.
Lorenzo: Io metal e hardcore.
E’ da poco uscito “Tomatoes increase muscles”, mcd digipack di 5 canzoni, coprodotto da 4 entità DIY in sole 200 copie, che ci dici a riguardo?
Lorenzo: Avevamo una grande esigenza di fare uscire qualcosa che rispecchiasse di più il nostro impatto live, perché il nostro precedente lavoro era registrato male e non ci rendeva giustizia, a questo cd ci abbiamo dato un po’ più di attenzione e lo abbiamo seguito come siamo soliti fare in tutte le sue fasi, nel senso che io personalmente faccio le grafiche, poi lo realizziamo proprio a mano, nel senso che stampiamo i cartoni, tagliamo col taglierino, incolliamo le cose, i cd comprati su e-bay, è un cd che comunque ci rispecchia. La registrazione è abbastanza pulita, abbiamo avuto finora dei buoni riscontri, è stato fatto principalmente per promuovere queste 10 date che abbiamo fatto in dicembre e appunto abbiamo fatto qualcosa che ci rappresentasse di più ed abbiamo trovato il Perno e le altre 3 etichette DIY che sono state disponibilissime e ce l’abbiamo fatta! Le copie le abbiamo quasi finite, infatti stasera le venderà lui e domani le finiamo, regali per i parenti non ce ne sono, copie personali sono tutte esaurite, magari le ristamperemo, ne abbiamo fatte 200. Comunque queste canzoni le ri-registreremo l’anno prossimo e poi facciamo un cd come è giusto che sia, dobbiamo farlo prima o poi non possiamo continuamente scappare!
Sul cd c’è scritto che le canzoni saranno anche comprese in un vostro prossimo full lenght che uscirà nel 2007, ci puoi anticipare qualche cosa?
Lorenzo: Alcune canzoni le abbiamo già scritte, altre non ancora, però normalmente siamo abbastanza veloci e in un anno usciranno, abbiamo anche in progetto di registrare tutte quelle vecchie in modo da metterle scaricabili dal sito, è una cosa che noi facciamo anche con le canzoni nuove, nel senso che tutte le nostre canzoni le potete trovare sul sito scaricabili, anche se secondo me c’è differenza tra cd originale ed uno masterizzato, non tanto quanto a canzone, ma per il fatto dell’idea, per il fatto di avere in mano un cd. Io do molto importanza nell’avere i cd originali, soprattutto non avendolo pagato molto, è importante ciò che ci sta dietro, non solo la musica, ma anche i testi, la grafica e quant’altro. Infatti per promuovere questo abbassiamo il guadagno vendendolo a 3 euri, noi una copia singola l’abbiamo pagata 1,50.
Che cosa ha portato la nascita dei Mind the gap?
Luca: I Mind The Gap all’inizio eravamo io e Lorenzo, bassista e chitarrista del gruppo, facevamo parte di un altro gruppo punk rock che si chiamava “Never cash”, poi dopo un po’ ci eravamo un pochettino rotti, anzi pesantemente, di fare punk rock e di fare un genere che a Bergamo andava tantissimo e sciolto questo gruppo abbiamo deciso di lanciarci in un genere che ci piaceva di più in quel momento, che era l’Hardcore e che è rimasto quello. Abbiamo preso all’inizio un batterista, un mio caro amico Francesco, che è rimasto con noi un anno e poi per divergenze musicali ci ha lasciato. poi è arrivato il figliol prodigo Roberto e da allora la line up è rimasta quella.
Giorni fa mi dicesti che eri entusiasta dell’ intervista e che speravi di uscire dai canoni delle solite domande; ora visto che le interviste sono sempre le stesse, le canzoni suonano e dicono sempre le stesse cose, in giro ci diciamo le medesime cose.. quindi noi che ci stiamo a fare qui? A ricordare le solite cose?
Luca: E’ sicuramente vero che siamo al culmine, un periodo di saturazione musicale elevata, è veramente difficile soprattutto nel nostro genere, ma anche a livello generale, questo problema ce lo poniamo anche noi, ovviamente si cerca di essere tutti un po’ originali, soprattutto nell’ambito dei testi e non solo nella musica. Si è già detto tanto e tante volte per riprendere dei determinati discorsi in altri modi diventa banale, quindi noi abbiamo questa filosofia, se non abbiamo niente da dire nelle canzoni non diciamo niente, può sembrare stupido, ma abbiamo canzoni nel nostro repertorio che non hanno un testo, ma hanno solo delle urla che possono sembrare vagamente delle parole ma che in realtà non lo sono. E’ una roba che può sembrare veramente banale ma che in realtà rispecchia questo nostro pensiero, dire le cose solo se davvero le pensiamo e davvero le sentiamo. Poi i testi li scrive Lorenzo e tante sono minchiate, perché nel nostro genere la voce è quasi vista come uno strumento, una trasmissione reale di sentimenti, di parole, ricordando sempre che quando c’è qualcosa da dire, la si dice!
Roberto: Io dico solo che secondo me l’hardcore adesso non è più solo un genere, ma soprattutto un attitudine, un intenzione che tu metti nella musica, ci sono tantissimi gruppi che musicalmente di hardcore non hanno niente, ma sono molto hardcore. La possibilità che da l’interpretazione hardcore di fare certe cose senza sputtanarsi tra virgolette, c’è un ottima occasione per tentar sempre di fare robe nuove restando comunque legato a certe origini che si hanno.
Lorenzo: Io volevo dire la mia parte sui testi. In quanto io scrivo i testi, all’inizio li scrivevo sulla condizione in cui viviamo, sulla lotta, perché magari non mi va bene una cosa della società, però adesso sto cercando invece di guardare dentro me stesso, i problemi che ho, i sentimenti, e cercare prima di esprimerli, tante volte è una cosa che ci penso, che mi passa davanti e non riesco neanche a collegarla, invece buttando giù un testo introspettivo riesco a dare il mio punto di vista ad un livello personale all’ennesima potenza, nel senso che sono proprio io. Il mio intento è quello di far riconoscere magari negli altri un atteggiamento, un modo di fare, un modo di sentirsi che magari hai capito ma non sei riuscito a capire. Sono testi che parlano tendenzialmente di me.
Io il testo di “Jeti is still alive in you” non l’avevo molto capito, vuoi spiegare bene ai lettori di che parla la canzone?
Lorenzo: Il testo è rivolto ad un atteggiamento comune nei fighetti del giorno d’oggi, il fatto di depilarsi, di tagliarsi i capelli, c’è anche un film che ne parla “The wall”, dove lui è disperatissimo, prende la lametta e si taglia proprio tutto, anche le sopracciglia; anche i nazisti stessi andavano in giro pelati; il pelo è visto come qualcosa di sporco, come qualcosa da tagliare, come una cosa selvaggia mentre in “Yeti is still alive in you” lo yeti continua a vivere in te, il pelo continuerà a rinascere, è inutile che cerchi di sopprimerlo, anzi più lo tagli e più diventerà forte, e questo è un atteggiamento anche delle ragazzine di 13 anni, che da quando inizia la primavera e iniziano a mettersi i pantaloni corti o anche d’inverno, tutti i giorni sono dall’estetista a farsi la ceretta.
Luca: Va a gusti personali, nel senso che soprattutto per quanto riguarda le donne è lui l’amante del feticismo, ma questi sono altri discorsi.
Roberto: Io dico solo, rientrando un attimo nel discorso, che comunque il movimento punk dalla nascita non ha mai perso una certe vena ironica, anche se questa ironia ogni tanto era molto pesante, per me è importantissimo conservarla perché era una delle cose su cui si basa il movimento e anche su tutto quello che c’è stato dopo.
Avete da poco concluso il tour con i MITRA, che vi ha visto protagonisti in giro per l’Italia, (io vi ho visto nell’ultimo mese 3 volte in 3 città diverse e mai con i MITRA). Com’è andato il tour? Qual è stata la data più figa?
Luca: Il tour è andato abbastanza bene, mancano ancora 2 date senza i Mitra, quindi abbiamo fatto 3 date al Nord Italia, una con loro a Roma che è stata davvero stupenda, un bel contesto, un centro sociale pienissimo nella sera di Natale, a festeggiare veramente l’Anti-Natale, è stato stupendo, le date con loro sono andate un pelino meno bene, una l’abbiamo saltata perché ho forato con la macchina e mi sono perso nei meandri di Como, e le altre sono andate abbastanza bene, abbiamo anche suonata a Mantova e Brescia con buoni risultati, Roma è stato stupenda, poi siamo finiti a Lecce dove purtroppo per la seconda volta ci è capitato al sud di avere problemi con la polizia, cosa che essendo una festa non legale, prima che iniziasse tutto, ha interrotto e sgomberato, ecc ecc e questo è stata anche una batosta a livello economico e poi abbiamo fatto Piacenza ieri e ora suoniamo a Torino dove ci sono le premesse migliori per il concerto, perché davvero ci stanno trattando da dio, stupendo, stiamo facendo anche la nostra prima intervista e tutto sommato abbiamo venduto quasi tutti i cd, un tour fighissimo, tranne l’inconveniente di Lecce, che però ci ha fatto conoscere tutti gli autogrill da Roma a Bergamo passando per Lecce.
In molti nell’ultimo periodo dicono che ultimamente l’hc va decisamente di moda ed io condivido la tesi. Detto ciò, vi hanno già dato dei modaioli?
Roberto: Non ci hanno mai dato dei modaioli, la gente che fa sul serio e la gente che non fa sul serio la si vede al volo, senza problemi. Poi senza tirarsela, però si distingue la gente che non è convinta e non ci capita di averci a che fare.
Luca: In ogni modo, siamo da 3-4 anni che suoniamo e da un annetto riusciamo ad uscire da Bergamo per fare qualche concerto, io penso che siamo totalmente fuori da certe influenze, non ci poniamo neanche il problema, noi si suona e facciamo la cosa che ci piace fare e la facciamo come cazzo ci pare senza tenere canoni o robe del genere e comunque anche a livello di gruppo siamo molto individualisti, nel senso che ognuno ha diversi gusti musicali, diverse compagnie, diverse idee politiche, non seguiamo alcun tipo di moda, ad esempio la cosa su cui discutiamo spesso e che dentro l’hc stanno nascendo diverse altre mode come quello dello Straight edge, del vegano, piuttosto che di altre influenze, noi ci togliamo da tutto questo perché semplicemente non lo siamo, non vogliamo farlo perché è figo farlo, perché nell’hardcore si fa, quindi assolutamente secondo questo punto di vista io penso che siamo tra i meno modaioli, ok forse ci si veste come si piace, come si sta comodi, ci si veste da ragazzi hardcore, ma neanche troppo.
Ormai il 2007 è iniziato e internet da anni invade la scena punk, soprattutto ora che l’adsl non è più un sogno proibito degli italiani. Cosa pensi dei vari myspace e dei programmi per scaricare musica?
Lorenzo: Io gestisco il lato “informatico”, cerco il più possibile di utilizzare tutti questi portali, webzine, a nostro favore pur non condividendo appieno la filosofia di myspace che va bè ultimamente è andato sotto il controllo di Murdoch. Secondo me myspace è anche un modo per trovare la partner, per mettersi in mostra, però noi personalmente da dopo che abbiamo fatto la pagina abbiamo trovato un sacco di contatti, di gente. Quindi non credo sia proprio un male, ci aiuta nel contatto con diversi gruppi, facilita la collaborazione con gruppi italiani e non. E’ un modo facile per mettere su una pagina non avendo il webmaster che te la fa. Siamo anche presenti in quasi tutte le webzine, ci sono alcune riuscite, altre un po’ meno, ma io penso che internet sia il nuovo canale per diffondersi, bisogna sapersi orientare, c’è chi lo usa male e chi invece ne approfitta per divulgare le proprie idee e questo siamo noi, ne approfittiamo. E’ un canale comodo ed economico.
Negli ultimi 2-3 anni la cospirazione DIY è cresciuta bene e rapidamente, il tutto è secondo me una delle cose migliori accadute negli ultimi anni, che ne pensi? (ed in più è nata anche Casa perno).
Lorenzo: Collaborazione è secondo me non appoggiarsi alle Booking agency, che da quello che ho sentito in giro non sono molto affidabili, noi cerchiamo prima di tutto la ricerca di concerti, cerchiamo di promuoverci attraverso altri canali che non sono nostri, nel senso che se vogliamo suonare in un posto parliamo in prima persona con la gente, ecc., dalla produzione del cd, non ci facciamo i vestiti perché sarebbe anche più dispendioso che comprarli, distribuirsi tramite etichetta DIY o tramite scambio, ci si spedisce i cd. E’ una cosa molto più personale perché si segue la produzione, si segue l’organizzazione del concerto con tutti eventuali problemi che possono derivarne.
Luca: In questo modo hai pieno controllo di te stesso, del gruppo e del risultato che vuoi dare senza aver nessun tipo di pressione. In questo modo puoi aiutare delle realtà stupende come le distro, le piccole etichette che sono alla base dell’hardcore e del nostro circuito. Molto spesso le si snobba, ma senza queste persone che ci mettono l’anima sarebbe totalmente diverso.
Secondo te cosa ha portato all’estrema rivalità, antipatia, conti in sospeso e infamate nascoste in via confidenziale, ma ovviamente non dette ad alta voce e il motivo mi sembra ovvio. Riesci ad immaginare una scena dove le cose vengono dette in faccia?
Luca: Per fortuna noi a Bergamo non viviamo queste cose, perché siamo 3 band e ci conosciamo da una vita e prima di essere gruppi siamo anche amici, quindi per fortuna ci si aiuta nei concerti, si è comunque consapevoli del fatto che si voglia raggiungere uno scopo comune e che farsi la guerra è il modo più lontano per raggiungerlo, purtroppo queste cose succedono spesso a Milano, noi cerchiamo di tenerci fuori, cerchiamo di essere sempre amici con tutti, per il discorso che se sei in un certo modo ed io non lo sono allora mi stai sui coglioni, tu sei libero di fare quello che vuoi, basta che non rompi i coglioni a me. Su questo discorso noi siamo assolutamente aperti, non abbiamo avuto nessun tipo di problema con i gruppi, a parte qualche piccola scaramuccia, ma non è che mi sei antipatico perché una volta non mi hai prestato l’ampli. Non è un problema.
Lorenzo: Magari uno vuole emergere un tantino di più e si crede un tantino superiore e allora magari comincia a snobbare gli altri che magari la pagina di myspace non ce l’hanno, magari non hanno suonano in un determinato posto, noi anche essendo persone che organizzano concerti cerchiamo appunto di promuovere le realtà, prima di tutto le più valide e poi le più underground possibile.
A Bergamo com’è la scena? Essendo una città piccola, avrà i suoi pregi e difetti..
Lorenzo: Siamo in pochi, ci si aiuta a vicenda e a volte cerchiamo di organizzare concerti che non siano proprio della scena, che cercano appunto di allargare il target di pubblico, cercando magari di unire i generi, facendosi apprezzare appunto da persone che non ascoltano il nostro genere. Non vogliamo essere un gruppo di nicchia, cerchiamo di allargarci con la nostra varietà.
Luca: Come ogni realtà ha i suoi pregi e i suoi difetti, fra queste c’è il fatto che è piccola che può essere entrambe le cose, sia un pregio che un difetto. Essendo una città piccola se non sei tu a sbatterti per primo per creare qualche cosa non c’è nessuno che la crea per te, assolutamente. E c’è il pregio che quando comunque crei queste cose ti da una determinata soddisfazione, anche perché ci si aiuta tutti essendo in pochi, ci si da una mano e non c’è nessun tipo di rivalità. Ce ne siamo resi conto da quattro anni a questa parte, che porta anche soddisfazioni morali grosse organizzare. Facendo le cose qui a Bergamo, avendo carta bianca perché non c’è nessuno che le fa, siamo riusciti anche pian piano a crearci il percorso per uscire da Bergamo e ad andare da altre parti.
Finiamola con una domanda semplice e corta. Io anni fa credevo che il punk era una cosa e ora che qualcosa l’ho vista dico che è tutta un’altra cosa. Come ti immaginavi la scena punk nella tua adolescenza pre-punk?
Roberto: E’ naturale che crescendo poi vedi le cose in un altro modo, da quando ho cominciato a far parte di questo movimento ho parlato con tante persone, ho capito tante cose. Per me la filosofia del punk insegna ad essere se stessi e quindi se prima ne prendi solamente l’aspetto esteriore e ti metti il chiodo o ti fai la cresta è perché magari l’ideologia generale del punk è quella. Nel senso, va bene perché sei un po’ più piccolo, ma quando poi cresci cominci a capire che tu, prima di essere un punk, anzi proprio attraverso il punk, sei te stesso e quindi cominci ad orientarti a seconda di quello che realmente sei. Ma è una cosa normale, penso che chiunque da quando ha 13 anni, a 15, a quando ne ha 20, cambi.
Ti ringrazio per la disponibilità nel rispondere alle mie domande che rispecchiano il mio attuale essere, ora hai uno spazio tutto tuo, di quello che vuoi ai nostri lettori..
Luca: Innanzitutto ringraziamo voi, ringraziamo il Perno che si è fatto anche lo sbatti di venire a Brescia la vigilia di Natale, a portare la distro e a vendere i cd, è stato un grande. Grazie a voi per le domande, davvero belle, poi quando saremo il gruppo più famoso del mondo avrete l’onore di essere stati i primi ad intervistarci. Poi ringraziamo i Mithra, anche per il tour e tutto, sono stati dei grandi, romanacci davvero di cuore, grandissimi e i migliori. Ringraziamo anche i ragazzi dell’United Club di Torino che fin’ora ci hanno trattato da vip e a noi che siamo abituati a mungere le vacche alle cinque del mattino queste cose qua le apprezziamo un sacco.