Venerdì 22 aprile al Motion di Zingonia si teneva il Milano Punk Festival con quattro gruppi, tre giovani band (Often Sick, Angrybeans, 200 Bullets) a supporto degli storici Raw Power, leggenda (decisamente più all’estero che qui da noi) dell’hardcore.
Partiamo dagli aspetti negativi almeno ci leviamo il pensiero.
-Punto primo: il costo del biglietto. Lasciando stare se 10 euro siano più o meno un prezzo giusto (e non lo è) per un concerto l’importante sarebbe almeno saperlo. Molti sono stati tratti in inganno dal flyer che girava sul quale veniva riportata la cifra di 5 euro, mentre all’ingresso ne chiedevano il doppio (e così se già c’era pochissima gente alcuni se ne sono andati via).
-Punto secondo: c’erano quaranta persone. praticamente i vari componenti dei gruppi più qualche persona…. terribile!!! Evento poco pubblicizzato? Il punk è fuori moda? E se i Raw Power fossero di New York invece che emiliani non sarebbero considerati alla pari di Sick Of It All e Agnostic Front, attirando di conseguenza un sacco di gente in più? Mah..
-Punto terzo: l’acustica del Motion non è proprio il massimo, soprattutto per la voce che è quasi sempre in secondo piano rispetto agli strumenti. Ma passiamo al concerto.
Primi a salire sul palco sono gli Often Sick. Band formata da tre elementi, batteria a manetta (quasi hardcore a tratti) e classiche canzoni punkrock. Una sorta di Derozer più tirati e pieni di riff che non mi hanno convinto molto.forse le tracce erano parecchio simili tra loro, comunque tecnicamente non male. Suonano una quarantina di minuti e poi salgono sul palco gli Angrybeans.
I suddetti me li immaginavo come il solito gruppo un po’ hardcore melodico un po’ ska che copia qualsiasi cosa già sentita di Nofx e affini e invece vengo smentito. Cioè, nulla di nuovo ma sanno quello che vogliono fare e lo fanno bene. Simpatici, bravi, buoni i cori e le melodie. Sono molto affiatati tra di loro (sono in quattro) e sembrano già dotati di molta esperienza. Per quel che mi riguarda il migliore dei tre giovani gruppi.
Arriva il turno dei 200 Bullets e si passa ad un punk di matrice italiana che ricorda vecchie band anni ’80. Qui cantano in due: il cantante principale che interpreta le canzoni decisamente più settantasettine, mentre il microfono passa al secondo chitarrista per i pezzi più melodici e simili ai gruppi di questi tempi. Mini-invasione di palco finale per i 200 Bullets.
Finale per i Raw Power che aspettavo di vedere da tempo. Sono una leggenda all’estero e quasi ignorati qua in Italia, ma questo l’ho già detto (ma non lo capisco). Un blocco di cemento tiene ferma la grancassa del batterista, e già questo la dice lunga sulla potenza sprigionata dai quattro. Alla voce c’è il mitico Mauro Codeluppi, unico membro originale rimasto dopo la triste scomparsa del fratello-chitarrista Giuseppe. Attaccano i vari brani con una grande energia, ed è soprattutto la sezione ritmica ad impressionare. Batteria a duemila all’ora, basso fenomenale e chitarrista che spara assolini alla velocità della luce.
Mauro alla voce sembra doppiato: passa dall’accento emiliano quando parla al pubblico (‘pubblico’. io le altre tre persone!!) alle urla infuocate (e penalizzate dall’acustica) dei vari pezzi. Suonano quasi tutti i loro anthem. da After your brain, Politicians, Fuck Authority fino alla più recente Still screamin after 20 years (davvero stupenda dal vivo) per finire con il loro pezzo storico, urlato anche dai presenti: State Oppression.
Finito il concerto i vari componenti della band si fermano a parlare con i ragazzi e si dimostrano davvero gentili, delle ottime persone. Fossero nati a New York.