Questo disco è uscito mezza vita fa, ce l’ho da altrettanto tempo e per un motivo o per l’altro non sono mai riuscito ad approfondire la cosa, fino a qualche settimana fa, in occasione del “1969-2019 – 50 anni di odiati e fieri”, quando ho potuto vedere i Middle Finger per la prima volta dal vivo.
Dunque il quartetto piemontese propone uno street punk molto tirato ed aggressivo, rabbioso dalla prima all’ultima nota, zero virtuosismi, zero fronzoli, qualche semplice assolo a creare le atmosfere giuste e voce rude e graffiante, accompagnata da una sezione ritmica inflessibile ed incessante; come nella migliore tradizione street-punk i testi sono molto crudi e diretti, e parlano principalmente di ciò che succede intorno a loro, con particolare attenzione sulla vita di provincia, concetto ripreso più volte sotto diversi aspetti, situazioni che solo noi provinciali sappiamo cosa significhi viverla tutti i giorni, ma che grazie a piccole-grandi realtà come ad esempio Last One To Die diventa più bella, tra l’altro splendido pezzo in duetto con Dario – Il Complesso, la fratellanza che trasuda sto pezzo è emozionante. Spari a raffica contro la noia ed il grigiore ma anche contro i geni del male della scena che pagano per suonare, e l’invito a pensare con la propria testa e ad essere se stessi, concetti chiari e ben scanditi, senza filtri…”noi non chiediamo permesso, negli occhi il disprezzo, senti la notte che avanza, ma il tempo non ci affonderà”…
tracklist:
01. travolti da quest’onda
02. cemento armato
03. pay to play
04. soli contro tutti
05. io non ci sto
06. Last One To Die (feat. Dario – Il Complesso)
07. no compromise
08. lontano
09. l’Italia è piena
10. provincia infame
11. brucia la notte
12. questo siamo noi