Ho sempre apprezzato i Middle Finger, li conosco da qualche anno ed ho potuto vedere quanto sono bravi anche dal vivo, ho avuto anche la fortuna di ascoltare questo disco prima di voi e ne sono rimasto molto colpito, perché nella sua semplicità è un disco ti stende e fa leva sull’orgoglio, l’orgoglio che riempie bomber e polo di intere generazioni di kidz e ti spinge a camminare a testa alta.
Come da manuale un disco stradaiolo che vuole essere definito tale deve parlare delle nostre vite e di quello che quotidianamente ci invita a cambiare atteggiamento ed allinearci alla massa, ed è proprio questo il fulcro, che lega con del robusto filo spinato 9 brani carichi di bile e ma anche voglia di abbracciarsi, di spingersi oltre la semplice canzone e farne un proprio inno, in questo caso trovo che un pezzo di grosso spessore come “la voce dei ragazzi” sia il classico anthem che dopo mezza volta che lo senti lo sai già a memoria e non vedi l’ora sputarlo fuori sotto al palco, nel “nostro mondo”, la voce degli ultimi che sono sempre in fuorigioco, ma che non mollano una sega, con quel “siamo tutto siamo niente, siamo muscoli e polmoni” che ronza e pompa le vene del collo.
Il suono è una bomba, un muro insormontabile coi cocci di bottiglia in cima, compatto e diretto come una locomotiva, che pesca a piene mani da sonorità che hanno fatto la storia di questo genere, mettendoci però un buon tocco personale che esalta la voce e mette ben in risalto i bei testi, menzione quindi per i musicisti, che con precisione sparano delle belle bordate e fanno un gran lavoro.
Dentro questo disco non troverete la pacca sulla spalla o qualcuno che vi dice che va tutto bene, ma molto meglio, troverete la forza per stringere i pugni ed uscire dalla merda da soli, ma con il costante sostegno dei fratelli che vi seguiranno passo dopo passo, e si conclude con “ancora noi, ancora Oi!”, molto caro alle teste pelate di vecchia e nuova generazione, cantata con Giorgio Gobbo degli Ostile, che ha curato anche la produzione del disco. Prima ho scritto 9 pezzi perché il primo è l’intro strumentale, l’ultimo è un vero gioiello, si tratta della versione acustica di “canzoni”, in un vestito più comodo che ne esalta ogni parola, una vera poesia di strada come quelle che adoro tanto.
Prodotto da Last One To Die in collaborazione con Radio Punk, Born Strong Disco, Tumulto Records, registrato, mixato e masterizzato da Giorgio Gobbo presso il The Voice of Retaliation Records di Ivrea, grafica di CAMBIO, fotografie di Alberto Ratto
tracklist:
01. intro
02. a testa alta
03. quel vecchio pub
04. non finirà mai
05. la voce dei ragazzi
06. il nostro mondo
07. non siamo niente
08. sogni e realtà
09. fuorigioco
10. canzoni
11. ancora noi (feat. Giorgio Gobbo – Ostile)
12. canzoni (acoustic)