A volte ritornano. Mentre altre band hanno gettato la spugna i Marsh Mallows continuano per la loro strada (come ricorda la nuova t-shirt “il sogno brucia ancora”) e danno alla luce “La fine del mondo”, quarto album della loro ormai decennale carriera.
Un disco alla MM mi verrebbe da dire. Abbandonate le sperimentazioni in inglese che avevano fatto di “Imperfect” un mezzo disco, i romagnoli tornano alla lingua madre (cavallo vincente del promettente “Alcatraz”) sfornando 12 brani di ottima fattura.
La formula non è cambiata nel corso degli anni, melodie quasi Pop (che ne dite del ritornello di “Vitelloni”???) si intersecano con accattivanti riff metal, sostenute dalla solita puntualissima batteria.
Il lavoro scorre piacevole, certo manca a tratti dell’energia che solo “Qualcosa di Nessuno” era riuscito a sprigionare, ma al tempo stesso brani come “La fine del mondo” (di cui è disponibile un video clip sul sito della band) e “Sacre Verità” non hanno nulla da invidiare a ben più noti predecessori.“Solo e immobile” è forse il brano che più di tutti mi ha colpito, spedito e coinvolgente in ogni suo passaggio.Passo indietro sul piano delle liriche, ben strutturate ed adatte alla sempre duttile voce di Jim ma troppo vuote nei contenuti (“solo in riviera c’è il sole / mettiamoci nudi dai / vedrai che ce la farai”).
I fan di vecchia data credo rimarranno piacevolmente sorpresi, le nuove generazioni spero possano provare ad accostarsi.
Voto: 6½/10