Qualche giorno fa qui su Punkadeka (e su altri media) è uscita la notizia del mancato concerto di Marky Ramone al Baraonda di Segrate, con conseguente video e comunicato del centro sociale.
C’è un seguito, il management di Marky ha trovato che il comunicato del Baraonda contenesse delle inesattezze, quindi ci ha mandato la sua versione.
Prima di tutto il management ci tiene a sottolineare che il concerto è stato totalmente finanziato da un privato (era la festa di compleanno di Paolo, lo storico presidente del fan club italiano dei Ramones, per festeggiare il suo 60esimo compleanno e per l’occasione ha chiamato Marky vista la profonda amicizia che lo lega a lui), anche grazie a questo è stato possibile mantenere basso il prezzo del biglietto all’ingresso.
Per quanto riguarda l’opportunità o meno di suonare davanti a una bandiera palestinese, Marky ha dichiarato: “la musica deve unire, non dividere! io non ho mai voluto suonare con bandiere dietro di me, addirittura una volta ho fatto togliere una bandiera degli Stati Uniti perchè poteva essere strumentalizzata. Io ero andato a suonare per festeggiare il compleanno del mio amico Paolo, nessun altro motivo”.
Il comunicato si conclude dicendo che “Il comunicato fatto per giustificare la non esibizione di Marky è pieno di inesattezze e, visti i toni usati dal palco, ha messo a rischio l’incolumità dell’artista e della sua strumentazione, dato che ha dipinto Marky come una persona di bassi principi, cosa che assolutamente non è”.
Questi i fatti. Per quanto riguarda l’interpretazione, do la mia personale. La sera del concerto ero presente, dal mio punto di vista non c’è stato un vero pericolo per l’incolumità dell’artista e la sua strumentazione, l’atmosfera tra il pubblico era tra lo stupito e il deluso, ma personalmente non ho percepito aggressività o un’atmosfera di pericolo (ma magari nel backstage la percezione era diversa).
Per quanto riguarda le motivazioni che hanno spinto Marky a non volersi esibire davanti alla bandiera palestinese, mi annoto la sua dichiarazione ma personalmente sono portato a pensare che Marky non volesse far girare video che lo mettessero in una posizione non semplice con sponsor, finanziatori e endorser (Paiste, Vic Firth e Evans). Questa ovviamente è un’opinione puramente personale, assolutamente non dimostrabile, che comunque non esclude la dichiarazione dell’artista.
Alla fine dei giochi è stato solo l’artista sbagliato nel posto sbagliato, nel momento sbagliato. Tutto qui.
In altre parole, l’unica responsabilita’, se si puo’ definire tale, e’ stata l’organizzazione che con un pizzico di leggerezza ha scelto il CSA come sede dell’evento non preoccupandosi delle conseguenze derivanti dalla posizione politica e dall’iniziativa (quella della bandiera palestinese) del CSA. P.S.: anch’io ero presente e confermo che tra il pubblico, tantissimo, serpeggiava una forte delusione e stupore ma non atteggiamenti violenti nei confronti degli artisti