Avete letto il nome dell’etichetta, altrimenti fatelo, e adesso costruitevi un’idea di che tipo di comitato d’accoglienza per i G7 sarebbe, se fosse composto da band che vengono recensite su riviste specializzate in punk, HC, grind e affini. Non si tratta certo di tappeti rossi, petali di rose e bottiglie da stappare. Intesi. E invece l’etichetta di Propagandhi, The Noise Conspiracy e autori del calibro insurrezionale e insubordinato di Noam Chomski e Ward Churchill.
I Malefaction ci sparano il loro quarto disco dritto in faccia, dopo due indipendenti e il precedente, acclamatissimo ‘Crush the Dream’ .
Sono veterani della scena di Winnipeg, Canada, hanno più di dieci anni di attività alle spalle. Questo è ‘Where There is…’: chiaro atto di accusa contro la dittatura delle corporazioni mascherata da democrazia occidentale, la disillusione politica e l’attacco alla stupidità evidente dei testi nel panorama metal attuale.
Un misto di grind-core, crust e HC politicamente scorretto. Il fatto che sia composto di 15 brani in 25 minuti dovrebbe avvertirvi dell’induzione al mal di testa a cui andate incontro.
Le liriche sono intelligenti slogan propagandistici, ma sono anche abbastanza ruvidi da poterli scrivere sui muri dei cessi (‘Children are cheaper than machines and easier to maintain’). Assomigliano agli Anal Cunt. Hanno la potenza e il rigore ritmico dei Napalm Death. Ti propongono sul booklet siti, radio e tv che danno un resoconto obbiettivo dei fatti di cronaca storpiati e manipolati dalle emittenti più seguite.
Sono impegnati a redimere il mondo, ad aiutarlo a pensare con la propria testa. Un grande disco da un collettivo degno di stima.
Tracklist: 1-Old Gods, new blasphemies; 2-Collected; 3-Fighting the National Security State; 4-Right wing obsolescence; 5-The new american century; 6-Faceless thousands; 7-Red industry; 8-Ongoing plague; 9-Self involved; 10-Another world is possible; 11-Dark side of the nation; 12-People-Hope; 13-A cold war for a cold world; 14-Closet to grief + Bonus track