Non potete capire che piacere ci può essere per un giornalista parlare di band che riescono a fare della buona musica con testi intelligenti e che soprattutto riescono a emozionarti. Questo è proprio il caso dei “Malavida” . Ho avuto modo di vederli sul palco del Villaggio Globale per il grande festival anti-fascista dello scorso Novembre in cui furono loro ad aprire le danze e a scaldare il pubblico romano riuscendomi ad entusiasmare e questo lo dico senza falsa retorica o piaggeria.
A distanza di tre anni vi parlo del loro primo full-lenght intitolato appunto “Malavida”, celebre canzone della “Mano Negra” dalla quale non prendono solo il nome ma anche la grinta, energia e voglia di lottare. Se dovessimo ricostruire il viaggio del loro sound possiamo dire che idealmente possiamo partire dall’Inghilterra con tappa a casa Strummer, proseguendo tappa forzata in Espana per salutare la “Mano Negra” poi dritti fino in Jamaica per cercare le radici dello ska e del Rock-steady e tappa finale le assolate spiagge californiane per porre un fiore sulla tomba del mitico Bradley genio dei, mai troppo compianti, Sublime che per primo era riuscito ad unire l’eclettismo dello Ska alla rabbia e furia del punk/hc.
Dimostrano una maturità e intelligenza artistica veramente sopra la media i Malavida, riescono ad unire tutto questo grande bagaglio musicale che si portano dietro cercando di variare, maturare e non scadere nello banale. Le 13 canzoni sono cantate in inglese (eccezione fatta per “Mis amigos”) e nei testi sono condensati anni, decenni di rabbia e lotta contro la follia fascista e razzista.
Mi riescono ad esaltare i loro cambi di genere cosi repentini ti puoi trovare per cinque minuti in un pub irlandese sentendo “Revolt” con le cornamuse poi in Jamaica ad una dancehall per ballarti “Bob”. Come poche band sanno fare e come i Sublime hanno fatto scuola in “Real Life” riescono a fondere ska a frammenti tirati e potenti, un brano a metà strada tra lo skankin e il pogo. Musicalmente mi sento di fare un piccolo appunto solamente a “She” che suona un pò troppo “Giorno Verde”in cui l’intro ricorda “When she comes around” e il ritmo l’omonima “She”.Menzione particolare per “…till now all right” che prende spunto dal film del 1995 di Mattieu Kassovitz “L’Odio” con protagonista Vincent Cussell (che per chi non lo sapesse è il marito di Monica Bellucci) in cui si narra la storia di un africano, di un maghrebino e di un ebreo dei sobborghi delle periferie dimenticate delle metropoli francesi. “Questa è la storia di una società che sta precipitando e mentre precipita per farsi coraggio continua a ripetere….FINO A QUI TUTTO BENE!!”
Un album eclettico e folle…figlio di quella follia di coloro che hanno la musica nel sangue e riescono a trasmetterti sane emozioni…a presto spero di poter avere il nuovo capitolo di questa storia!
Voto: 8 – (Magari ci fossero più band come i Malavida, la scena sarebbe migliore e le mie orecchie ne guadagnerebbero in salute!)
Tracklist.
01.Shit and Power02.Mis Amigos03.She04.Rage05.Revolt06.If (hold on)07.Bob (fucking bastard)08.Till now all right09.Real Life10.Today11.Stuff Pavillion12.the Player13.Malavida