Le Iene (il programma televisivo, non il film, sia chiaro) ci stanno sul cazzo; e questo è un dato di fatto.
Le interviste multiple però, in fin dei conti, non furono una brutta idea, ma noi le facciamo meglio.
In occasione dell’edizione del Lobotomy Fest dei prossimi 11 e 12 maggio, abbiamo proposto quattro domande a tutte le band che saliranno sul palco della Corte dei Miracoli di Siena: ecco il risultato.
1) Ciao ragazzi. Quali sono le vostre sensazioni riguardo al palco del Lobotomy Fest?
DEECRACKS: Ciao di nuovo Punkadeka. Non vediamo l’ora ovviamente, adoriamo suonare nella bella italia, quindi divertiamoci insieme come sempre.
ANIMOLS (Matteo): Sono stato al Lobotomy l’anno scorso in compagnia dei Ratbones e come mi aspettavo, conoscendo i ragazzi che lo organizzano, è stato una bomba di festival, mi sono divertito un botto! Ottimo in tutti gli aspetti, da non sottovalutare il fatto che, essendo un’evento di livello nazionale in questa scena, è occasione per incontrare amici che si ha modo di vedere appunto solo nelle grandi occasioni!
PANAMAS: Bella lee! Noi siamo abituati ai palchi invisibili piano terra dei bar quindi abbiamo già le vertigini!
BIFFERS: Ciao! Venendo da un periodo complicato e di poca attività siamo abbastanza smaniosi di arrivare a Siena, un po’ perché appunto dopo qualche anno sarà un’ottima occasione per rivedere tanti amici, un po’ perché oltretutto è una zona che non riusciamo a frequentare spesso, per cui ne faremo sicuramente di nuovi!
PALMI & THE HOMOGRAMS (Mob): Ciao! Siamo caldissimi e pronti a dare fuoco a questa edizione, che passerà alla storia come l’edizione che ha sfidato l’ultima data dei NOFX. Per essere all’altezza della situazione ci presenteremo con 2/3 di Hakan alla sezione ritmica, erezione garantita (perché do per scontato che il pubblico sarà maschile). In più abbiamo il Bel Mitan dei Morbeats alla chitarra, ma soprattutto al corame. A chiudere il tutto io alla chitarra e la nostra leader Palmi alla voce, i 2 pilastri autoeletti della band. La vera domanda è… tu sei pronto per la cosa?
THE TWERKS: Ciao! Siamo molto contenti di suonare al Lobotomy, è ormai uno dei festival più belli e seguiti nella realtà punk italiana; i ragazzi dell’organizzazione fanno ogni anno una line up varia e interessantissima e la location è splendida.
THE FINS: Siamo felicissimi! Anche se siamo toscani, fino ad ora abbiamo sempre suonato fuori dalla
nostra regione ed esordire nelle nostre acque alla Corte dei Miracoli di Siena è davvero fantastico!
Abbiamo sempre seguito il Lobotomy da pubblico e sarà magnifico passare dall’altra parte! Il Lobotomy
sta diventando sempre di più un punto di riferimento per la scena punk rock e siamo felicissimi di farne
parte insieme alle altre band. Negli anni si sono avvicendati moltissimi gruppi della scena italiana e non
solo, un po’ come tanti pesci nello stesso acquario. Ci viene in mente un pensiero: quando aggiungi dei
nuovi pesci all’acquario piò essere un momento eccitante, perché ti permette di arricchire l’ambiente
sottomarino di nuovi amici. Tuttavia, se procedessi in maniera scorretta potresti far ammalare o perfino
uccidere gli altri esemplari. Devi preparare la vasca prima di consentire ai nuovi esemplari di nuotarci:
sottoponi l’acqua al ciclo dell’azoto per una settimana prima di inserire i pesci ed è importante assicurarsi che il pH dell’acqua sia corretto!
RETARDED (Riccardo): Credo che il vero punto di forza di una band sia avere delle belle canzoni ed essere credibile e coerente sul palco sia che si parli di pop punk, garage punk hardcore melodico, power pop e così via. L’etichettamento per genere lascia il tempo che trova la buona musica invece resta e coinvolge sempre.
DEECRACKS: Difficile dirlo, per noi è uno dei pochi stili che ha contribuito a plasmare il nostro sound e la nostra attitudine, ma non crediamo nei limiti, perché la vita dovrebbe sempre essere una questione di crescita e superamento delle avversità.
ANIMOLS (Matteo): Come tutte le religioni se si segue come tale è un limite, se si pensa come aggregazione è un punto di forza.
PANAMAS: E’ un grande riferimento e fa gruppo ma non ci piace vivere nel passato!
BIFFERS: Sicuramente la solida coesione per una certa nicchia a livello europeo permette di mantenere contatti, reti, partecipazione, anche attraverso momenti difficili o quando passano certe attenzioni per il suono del momento; d’altro canto ci sono dei lati che ne rappresentano il rovescio della medaglia, come il poco interesse per sonorità più sperimentali o innovazioni varie, che fanno anch’essi da sempre parte dello spirito del punk rock in senso più esteso. Certamente una cosa non esclude l’altra, perché l’approccio conservativo aiuta tutte le nicchie a preservare la relativa controcultura, senza necessariamente escludere che per qualcuno questo sia il punto di partenza per affermare la propria identità.
PALMI & THE HOMOGRAMS (Mob): È ovviamente un limite che ha rovinato la scena distruggendo il ricambio generazionale. Però oh, come si può resistere al ramonescore? Non puoi… quindi ci sta peccare di elitarismo in suo nome. Lo abbiamo fatto tutti tranne Mazza che per rimediare si è dovuto inventare un genere tutto suo, il Mazzacore. Un tantino esagerato non credi? Comunque non so se ti sei accorto che nel 2024 invece sta finendo di tirare il famigerato Imbalzanocore. Mi sa che ha fatto la sua parte… lasciamolo sciogliere come neve al sole.
THE TWERKS: A nostro parere è più limitante. Nessuno vuole togliere importanza a una pietra miliare del punk né a tutto ciò che ne è conseguito: il punk rock alla Ramones è orecchiabile, accessibile, riconoscibile e quindi ci si identifica facilmente. Noi siamo abbastanza lontani da quel tipo di punk rock e quindi pur apprezzandolo, a volte risentiamo il fatto di doversi riferire a quello per essere inclusi nel panorama punk musicale. Continuiamo comunque a sperare di non essere etichettati come eretici!
THE FINS: Siamo dei fan dei Ramones ovviamente, cerchiamo però di non avere riferimenti troppi rigidi
per i nostri pezzi! È vero che molte band hanno una relazione quasi fideistica con i Ramones. Forse in
questo c’è un desiderio di appartenenza, la voglia e la necessità di sentirsi parte di qualcosa, di un
branco forse. Riguardo a questo ci sentiamo di dire che i pesci traggono molti benefici da questo
comportamento, come la difesa contro i predatori (una più facile rilevazione della presenza di un
predatore e la riduzione delle possibilità di una cattura individuale), un maggior successo nella ricerca
del cibo e un più alto successo nella ricerca di un partner sessuale, oltre a percettibili vantaggi nel
nuoto, migliorando l’efficienza idrodinamica.
3) Quali sono i vostri piani per l’immediato futuro?
RETARDED (Riccardo): Suonare dal vivo per quanto gli impegni ce lo permettano e divertirci. Ci godiamo finalmente un po’ il disco appena uscito e poi si vedrà….in cantiere c’ è già del materiale nuovo e qualche data all’ estero.
DEECRACKS: Al momento stiamo lavorando ad una nuova uscita speciale di cui sentirete parlare prima o poi e come sempre abbiamo in programma il nostro tour, principalmente in Europa quest’anno.
ANIMOLS (Matteo): Al momento non abbiamo nessun progetto particolare all’orizzonte.
PANAMAS: Non ti sveleremo chi di noi ma abbiamo:
-due componenti indagati per un procedimento penale
-un componente che vorrebbe fondare un tributo agli Oasis
-un componente che si ispira a Lenny Kravitz
Comunque è uscito il nostro nuovo disco “Tales from the Losers”, anche se come band offriamo sempre diversi livelli di intrattenimento, oltre a quello musicale.
BIFFERS: Dopo quasi tre anni stiamo per terminare i lavori nel nostro nuovo studio, e finalmente siamo ripartiti con le lavorazioni del muovo materiale e parallelamente stiamo riavviando l’attività dal vivo.
PALMI & THE HOMOGRAMS (Mob): In verità ti dico che questo è l’ultimo concerto degli Homograms così come li conosce il mondo. Io e Palmi vogliamo evolverci in una band che fa esattamente le stesse cose, ma con una formazione fissa. Quindi approfittiamo di questo spazio per fare un appello a un batterista milanese e a un chitarrista o bassista. Fatevi avanti, stiamo cercando voi. Ovviamente dovete amare il ramonescore, ma senza particolare tracotanza perché alla fin fine Palmi ascolta i Weezer e io gli RKL, quindi siamo molto più aperti di un Imbalzano qualunque, ma molto meno di Mazza. Abbiamo già un sacco di pezzi scritti. Davvero. Giuro. Non siamo due zoticoni del punkrock.
THE TWERKS: La pubblicazione del nostro nuovo album “A private display of trouble” per prima cosa! Siamo così pigri e lunghi che ogni pubblicazione va festeggiata come si deve. L’album uscirà il 24 aprile in versione digitale via Rocketman records e poi, e di questo siamo felicissimi, in formato fisico – vinile – grazie ad una nuova etichetta che siamo sicuri sarà fighissima ma di cui ancora non vogliamo dire di più, qualche info aggiuntiva la si può magari strappare al nostro amico, scrittore e conoscitore del punk Stefano Gilardino che proprio al Lobotomy ha presentato il suo ultimo libro l’anno scorso. Ovviamente oltre alla pubblicazione ci sarà la nostra attività live: noi componiamo per salire sul palco che è, crediamo, la nostra dimensione migliore, quindi speriamo di portare in giro il più possibile il nuovo disco per la penisola
THE FINS: Stiamo dando alle stampe il nostro EP “Let’s swim together now” uscito a dicembre dell’anno
scorso e stiamo lavorando ai pezzi per il nostro primo disco che speriamo possa vedere la luce
quest’anno. Abbiamo in mente vasti programmi e siamo sempre in movimento. Gli squali non smettono
mai di nuotare per tutta la loro vita. Hanno bisogno di continuare a muoversi per “filtrare l’acqua” con le
loro branchie ed estrarre abbastanza ossigeno per mantenersi in vita. Fermarsi per riposarsi, come il
sonno degli altri animali, è quindi per loro impossibile.
4) Cosa ne pensate dell’attuale situazione dei Festival? In passato il grosso dell’attività live delle band era incentrata sul fare tante date in piccoli locali. Sembra che invece adesso i Festival siano una realtà più importante rispetto a qualche anno fa. Basti pensare al Punk Rock Raduno, Adescite, il nostro Lobotomy, Margini fest e tanti altri. Credete che questo sia un effetto dato dall’innalzamento dell’età media dei fruitori del genere?
RETARDED (Riccardo): Quelli che hai citato sono per la maggior parte dei festival che partono “dal basso” e sono resi possibili dal lavoro, la passione e gli sforzi di poche persone che se fosse soltanto per il mero guadagno economico lascerebbero stare subito…sono festival che hanno lo spirito di un concerto in un piccolo locale e anche la gente sotto il palco è parte integrante e spesso attiva in questo mondo, più o meno ci si conosce tutti da 30 anni e non c è differenza tra chi sta sul palco e chi sotto. Non stiamo ovviamente parlando di raduni da 20/30 mila persone o più come l’ I-day, il Firenze Rock il Bay Fest in cui manca un po’ di “intimità”. Sarebbe bello suonare anche lì ovvio, ma sono ovviamente mondi molto diversi fra loro e credo che band come la nostra siano molto a più a loro agio in situazioni da piccolo/medio club e festival più “intimo”. Per quel che riguarda l’ età dei presenti ai concerti che dire….vedo molti capelli bianchi e teste lucenti presenti ma anche qualche faccia nuova, sarebbe bello vedere giovani leve come gli USELESS 4 di Bergamo più sul palco che sotto, che se ne freghino del giudizio della gente e che ci provino nonostante l’ età e le difficoltà, alla fine è questo il vero punk rock. A metà/fine anni 90 ad ogni concerto l’ età media di chi suonava era tra i 17 e i 20 anni, si affittava un furgone e ci si provava ad andare in giro! Lo si faceva per passione e per stare insieme, nessuno di noi ha mai pensato e tuttora pensa di diventare ricco o famoso. Suonate giovani! Suonate e registrate canzoni vostre! Ci vediamo al Lobotomy!!!
DEECRACKS: I DeeCracks hanno compiuto 20 anni come band nel 2023, quindi siamo punk ben invecchiati e si può dire che il nostro atteggiamento “suoniamo 100 concerti all’anno, facciamo festa ogni notte e dormiamo sul pavimento di qualcuno” non è più quello di una volta. Avere piccoli festival ha senso in molti modi, ma andare a vedere solo due o tre band in un piccolo locale durante la settimana è ancora il nostro passatempo preferito a Vienna ed è una qualità della vita che si perderebbe se questi spettacoli non esistessero. Inoltre, è il modo migliore per conoscere nuove band. I festival spesso propongono band che già conosci o che sono tutte dello stesso genere, niente di sbagliato in questo, ovviamente, ma è solo più difficile trovare qualcosa di nuovo ed eccitante.
ANIMOLS (Matteo): Probabilmente le date singole al netto di grossi nomi portano sempre meno gente. I festival in qualche modo, raccogliendo più band e svolgendosi solitamente nei fine settimana, sono di più facile riuscita. Lobotomy, Adescite, Irritate Fest, Mondo Bizarro ecc sono fantastiche realtà nate in qualche modo nello stesso circuito, ed i risultati si vedono. A Genova, rimanendo nel punk rock c’è, stato un rinnovo generazionale molto limitato e potrebbe essere uno dei motivi per cui le date singole (forse) stanno perdendo a favore dei festival che solitamente essendo nei week end portano più pubblico
PANAMAS: Ringraziamo sempre chi, nonostante sia sempre più difficile, si fa dei grandi sbattimenti per organizzare concerti! Siamo sempre stati fruitori dei festival soprattutto ora che sono occasione di rivedere amici lontani con cui chiacchierare dei propri acciacchi e dei piani per il pensionamento.
BIFFERS: Più che altro un effetto dell’innalzamento dell’età media delle band! Scherzi a parte, con i costi che ci sono ora è molto complicato spostarsi per una semplice data in un club, unendo questo alle difficoltà nate durante la pandemia ed ecco che gli eventi dedicati come i festival risultano più appetibili, sia per gli artisti che per il pubblico. A noi non può che far piacere, perché anche potendo essere meno in giro riusciremo a incontrare tutti lo stesso!
PALMI & THE HOMOGRAMS (Mob): Ottimo punto di vista. Con i festival effettivamente una band mediamente attiva e mediamente decente si fa 4, 5 date all’anno in contesti molto divertenti e soprattutto mediamente ricchi di pubblico. Come si dice? Minima spesa, massima resa. Per le band punkrock che mediamente sono composte da 40enni direi che è proprio il paradiso. L’unica sfiga è che ad ogni festival mediamente fra il pubblico c’è sempre Igor Maradona e quindi sembra sempre di suonare in un pub qualsiasi della brianza (che Amedeo McBain ama). La presenza di Igor mediamente vanifica tutto il lato esotico di andare ai festival come band. Per fortuna mediamente poi Igor si fa perdonare comprando la qualunque al banchetto del merch. Quindi è ok. Mediamente. Dovrebbe essere invitato come ospite accumulatore seriale ai Twitch di Cantelli. Però per ora le puntate da accumulatori seriali sono monopolizzate da Frutto Mike (che ha un soprannome mediamente migliore di “Imbalzano”, ma sicuramente peggiore de “Il bel Mitan dei Morbeats”). Quindi ti dirò che alla fin fine meglio suonare in brianza, in un pub, almeno Igor è agevolato, spende meno benza e compra di più ai banchetti del merch.
THE TWERKS: A parte l’importanza di suonare in un festival, che permette sicuramente di arrivare alle orecchie di tante persone amanti del genere ‘allargato’, c’è anche da considerare che in alcune città i piccoli locali sono nettamente diminuiti rispetto agli anni ’90 inizi 2000. Noi siamo di Milano, dove dopo il Covid e la chiusura di alcuni bei locali, è diventato davvero difficile suonare live. Triste realtà per una città così importante che dovrebbe fungere da traino insieme ad altre. Sicuramente l’innalzamento dell’età media dei fruitori incide, meno gente nei locali a causa del fatto che non ci sono le seconde linee pronte. Ma “l’evento” festival con reading, cibo, musica e tanto altro rimane un bellissimo momento di aggregazione per tutte le età e il fatto di poter ascoltare tante band insieme stimola sicuramente la gente a partecipare.
THE FINS: Secondo noi il punk rock è sempre rimasto un genere che, da una parte, ha saputo attrarre
nuovo pubblico e artisti e, dall’altra parte, ha sempre rappresentato, per il pubblico più adulto, un
qualcosa a cui tornare. Per dirla semplicemente, tutte le meduse T. nutricula sono in grado di
trasformarsi nuovamente in polipi. Questa capacità di invertire il ciclo vitale in risposta a condizioni
avverse è probabilmente unica nel regno animale e consente alla medusa di aggirare o per lo meno
ritardare la morte, rendendola potenzialmente immortale. Crediamo non ci sia altro da aggiungere.