L’INVASIONE DEGLI OMINI VERDI: Nel nome di chi?

 

L’invasione degli Omini verdi atto  5°.

Eccoci quindi con il nuovo album di una delle poche banddegli anni 90 sopravvissuta all’età, alle mode, alla crisi.

Non credo abbiano bisogno di molte presentazione e quelloche andrete ad ascoltare vi assicuro non stravolgerà la vostre opinione ariguardo.

 

Stiamo parlando di un album alla “omini”, ilsolito buon mix di hc melodico californiamo (sempre più tecnico) e punk-rockall’italiana (vedi melodie).

Il cantato in italiano è sempre stato croce e delizia diquesta band, indispensabile per catturare l’attenzione di chi è cresciuto apane e Derozer/Punkreas/Porno*Riviste ma troppo “out” per meritarsila stima di chi è fatwreckhiano fino al midollo.

Credo che questa analisi superficiale spesso abbia portato asottovalutare la crescita musicale di questa band. Da “veniamo inpace” ne è passato di tempo e il lavoro fatto in studio, e riportato suipalchi di tutta italia, è oggettivamente di qualità.

 

Veniamo però al disco. Schiaccio il tasto “play” e si partesubito a 1000, un po’ come “Career Suicide” degli A Wilhelm Scream perintenderci. Una botta immediata. “L’italia che muore”, questo il titolo, èsicuramente, insieme al singolo “Nel nome di chi?”, uno dei brani più diretti, irriverentema dal testo troppo “tradizionalista” per aggiungere nuove riflessioni adargomenti parecchio inflazionati. Da questo punto di vista i brani riflessivisicuramente mostrano più personalità (vedi ad esempio “Stagioni perdute”).

“Lamenti” è la tipica melodia del combo bresciano, metricaintensa spezzata da un sottile intramezzo che poi riparte ad alta voce,convinto, “combat”, un po’ come anche il ritornello di “Invisibile”, che miricorda non so perché i Peter Punk di “Ruggine”.

 “Spiegami perché” èun mitragliata senza sosta, ritmo serrato, batteria sparata come un suv inautostrada.

 

Come in ogni album (ricordo ad esempio “Vivi” diContro) c’è sempre anche un brano dal ritmo più “leggero”, in questocaso la canzone in questione è “La terra trema”, perfetta per lanciare lavolata finale composta da “Fantasmi”, probabilmente il brano da me preferito e conun’armonizzazione di chitarra finale davvero interessante, e “La linea del tempo”,una ballata intensa che non ha nulla da invidiare a band tanto osannate daimedia televisivi probabilmente oltre il reale valore…dai i nomi li sapete voimeglio di me…

 

Facile concludere che “Nel nome di chi?” è un disco moltocompatto  (la registrazione non mostrapecche particolari, come anche nei due album precedenti), con tutti gliingredienti giusti al posto giusto. Poche sperimentazione, tanta sostanza. Undisco fatto su misura per l’utente medio di Punkadeka…tra i quali mi annovero…

Voto: 7/10

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