LENNON KELLY: Malanotte

Ascoltando sto disco mi è piaciuto immaginare di essere davanti ad un bicchiere di rosso col mio amico Vasco che mi racconta le storie e le leggende della sua terra, la Romagna, cosa che prima o poi succederà, ma al momento mi devo “accontentare” di ascoltare quello che esce dallo stereo ormai da un paio di settimane, e vi dirò che secondo me con “Malanotte” i Lennon Kelly hanno fatto il botto.

Inizia tutto con un Erynfuin, strumentale misterioso che ci introduce alla ballata del Mazapégul, un pezzo che mi piace pensare come l’essenza del gruppo, dove dentro troviamo leggenda romagnola, suoni folk nostrani miscelati con sapienza alla tradizione irlandese, Irlanda sempre nella mente dei ragazzi che per par condicio omaggiano anche il Leprechaun. Ma se l’Irlanda è nella mente, nel cuore c’è la Romagna, molto presente ed ingombrante nel sound ma anche nei testi, ad esempio con l’arrangiamento in chiave L.K. del testo di Armando Bonoli “Surival”, ovvero il piccolo borgo cesenate Sorrivoli tutto cantato in romagnolo stretto dall’amico dei ragazzi Mino Savadori, e soprattutto la canzone che racconta la battaglia della Malanotte, che come avrete visto da il titolo al disco e che ritrae in copertina il valoroso capitano che combatté duramente e morì dopo giorni di stenti nelle campagne vicino a Calisese, vi invito ovviamente ad approfondire l’argomento, come ho fatto io. Folletti magici e fatti storici che sconfinano nella leggenda, ma anche personaggi immaginari come il pirata Long John Silver, direttamente dalle pagine de “l’isola del tesoro” e Samvise, fedele compagno di Frodo ne “il signore degli anelli”, e qui chiedo scusa e mi fermo perché purtroppo non sono molto ferrato in materia.

Non manca ovviamente il brio, quel punk rock mai troppo rumoroso, elettrico e ben suonato, e con ritmo incalzante che accompagna “nobel per gli stronzi”, dove la cornamusa ci porta direttamente in Canada dai Real McKenzies, “mio fratello”, il pezzo sui paradossi all’italiana cantato in duetto coi Punkreas, e la brillante “ballata dell’ultima ora”, dal ritmo frenetico e frizzante, pezzi molto apprezzabili e che stanno bene nel disco, donandogli un po di varietà, ma sono comunque, a mio avviso, i pezzi più folk che fanno uscire tutto il potenziale del gruppo.

Per concludere direi grandissimo ritorno dei Lennon Kelly, che ho conosciuto solo qualche anno fa in occasione della recensione di “Lunga Vita al Re“, in questi due anni e mezzo ne hanno combinate di ogni tra cui suonare nientemeno che ad Amburgo alla festa dei 10 anni di gemellaggio tra F.C. St. Pauli e Celtic Glasgow, e registrare il brano che viene trasmesso prima delle partite dell’A.C. Cesena. Come ho già detto secondo me con questo disco hanno alzato di parecchio il tiro, senza nulla togliere al disco precedente, il salto di qualità si sente tutto, le atmosfere incredibili, la cura dei dettagli, quella cadenza romagnola che mi fa impazzire, i suoni perfetti ed una bella grafica che non fa mai male, e tutti i complimenti per un ottimo disco.

Registrato, mixato e masterizzato dal gradissimo Giovanni “Giò” Bottoglia negli studi di IndieBox Music Hall a Brescia, artwork di copertina di Denis Medri e grafiche Six Studio.

 

01. Erynfuin

02. Mazapégul

03. Nobel per gli stronzi (feat. Tom Barbour alla cornamusa)

04. Mio Fratello (feat. Punkreas)

05. Surival (testo originale di Armando Bonoli, feat. Mino Savadori)

06. long John Silver

07. Il ballo dell’ultima ora

08. Leprechaun

09. Samvise

10. La Malanotte

11. La Malanotte – exodus

12. L’ultima lanterna

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