Anche il maltempo si è messo contro al mio rientro nella scena, quella fatta di volumi alti e sudore, dopo il lockdown, un diluvio come non ne vedevo da anni si è abbattuto sulla bella Cascina Bellaria subito dopo le prime note di “Mazapégul”, il primo pezzo della scaletta dopo l’intro, con immediata sospensione della serata e fuggi fuggi generale, poi però viene fuori che la data si recupera il giorno dopo e, complici quelle sante donne che da 6 anni quella piccola e 21 anni quella grande mi sopportano, siamo tornati armati di costume per levarmi quello sfizio che dal 17 febbraio mi portavo dietro.
Nel tardo pomeriggio di sabato con dei nostri amici e tutti i figli partiamo dalla bassa in direzione Alessandria, la strada per arrivare in cascina passa in mezzo ad immensi campi di girasole ed i primi timidi vitigni, l’idea è quella di arrivare per l’ora di cena e goderci il concerto con calma, più che altro avevo voglia di chiacchierare un po coi romagnoli dato che l’ultima volta che ci siamo visti è stato nel 2017 al Magnolia, anche se poi in realtà ho visto Vasco alla Bombonera di Cesena una sera, comunque sempre troppo tempo, loro stanno facendo il sound-check e li sento belli carichi, per loro è il primissimo concerto post-lockdown ed hanno una voglia matta di togliere la ruggine dagli strumenti, io intanto conosco finalmente il boss di Make a Dream Pedro col quale faccio un sacco di portinariato (e che mi anticipa cose che voi umani leggerete presto su questa webzine), la Bellaria mi pare un bel posto, facendo un po di stalking ho scoperto che ci hanno suonato e ci suoneranno un sacco di gruppi fighi, anche se purtroppo di facce conosciute neanche l’ombra, ma c’è una bella atmosfera sciallatissima. Dopo aver riempito le panze e cacciato giù qualche, va beh qualcuna in più, ottima birra del birrificio Elav iniziano ad avvicinarsi da nord un po di nuvoloni pieni di lampi, pare che la tempesta ci giri attorno, ma appena i Lennon Kelly salgono sul palchetto inizia a soffiare forte il vento, tanto da buttare giù il gazebo all’ingresso, loro comunque iniziano con l’intro Classe Politica Italiana con qualche gocciolone che scende pesante, e come detto sopra appena attaccano Mazapégul vien giù il diluvio serio, fanno appena in tempo a concludere il pezzo che la tempesta diventa brutta e ci si ripara dove si può. Dura mezz’ora circa, poi si placa un attimo, vado a salutare i ragazzi che mi dicono che faranno un set acustico, ma purtroppo abbiamo i bambini fradici e ci tocca tornare nella bassa incazzati come Mucciaccia quando non trova il tubetto di colla.
Come scritto sopra la data viene recuperata il giorno dopo alle 17:30…ed ecco che Camilla, complice il caldo infernale e la voglia di fare il bagno da qualche parte, fa pendere l’ago della bilancia sul tornare a Sezzadio, circa 100km da casa mia, non un’infinità ma nemmeno dietro l’angolo, per vedere finalmente il mio tanto agognato concerto.
Partiamo molto presto in modo da essere in Cascina all’ora di apertura, cioè alle 16:00, i ragazzi al bancone ci salutano con un “bentornati” e Vasco, Roman, Pedro e tutti gli altri sono già svaccati in piscina, cosa che facciamo anche noi in pochi minuti e da li a mettersi a parlare di cosmo, concerti e varie ed eventuali con una birra ghiacciata in mano è un attimo, tanto che manco ci accorgiamo che è già ora di imbracciare strumenti e reflex per far saltare un po i ragazzi che hanno appena finito il corso di yoga, e di battezzare finalmente il nuovo e giovanissimo (e permettetemi, bravissimo) chitarrista Mattia; il tempo sembra tenere anche se hanno messo pioggia in serata, ed i Lennon Kelly picchiano giù fortissimo con “Mazapégul”, “Lunga vita al Re”, la viscerale “7 nodi” e dentro di me ho sperato talmente tanto di sentire dal vivo “Malanotte” che me la sono goduta con la pelle alta 4 cm. Tantissimi i pezzi fatti nuovi e vecchi, tra cui delle cover interessanti come “Galway Girl” dedicata alla mia cucciola, “Drunken Lullaby” e “The Irish Rover”, eseguite alla perfezione come tutti pezzi proposti, con una foga composta ed incanalata perfettamente negli strumenti e nei mic, insomma si doveva suonare un ora e le ore sono diventate 2, il pubblico ci ha messo un pochino a farsi trascinare ma alla fine ballavano anche al bar, e non so come mai la cosa non mi stupisce, dato che ho già avuto modo di vedere di persona l’ “effetto Lennon Kelly” anche sul gelido e marmoreo pubblico milanese. Concludono con un brano inedito scritto da Mattia dedicato alla Madre Terra, da quello che ho sentito mi è sembrato un gran pezzo, gira molto bene.
Finisce con un tuffo in piscina sotto la pioggia battente sta due giorni in mezzo alle campagne, con degli Amici che non vedi per anni ma è come se ci fossi andato a pescare il giorno prima, il mio primo concerto dal 17 febbraio (ma non ci pensavo granché…) non è stato un concerto, sono state 30 ore stupende e pazzesche, dove ho anche assistito ad un concerto incredibile, con una band che se non conoscete vi faccio ascoltare per 4 giorni di fila la Ferragni che canta la ninna nanna al Fedez tipo Arancia Meccanica. Qui di seguito qualche terribile foto, oltre che essere incapace ho anche la ruggine addosso quindi fate i bravi.