LAGWAGON: Hang

Dopo ben 9 anni dall’ultimo album ufficiale, i Lagwagon tornano a farsi sentire con Hang, un album scritto negli ultimi 2 anni e, a detta dei diretti interessati, il più collaborativo della loro discografia. La copertina ci fa già capire che i temi trattati non sono leggeri: d’altro canto si contano su una mano le canzoni leggere del Caper…

I primi due pezzi Burden of proof / Reign sono un’accoppiata stile The kids are all wrong / May 16th, ovvero si passa dall’acustica alla classica furia punk del gruppo di Santa Barbara. E’ un pezzo che mette in particolare risalto le capacità di songwriter e di cantante di Joey Cape. Poi si passa a Made of broken parts, pezzo che personalmente non mi prende molto, forse perchè troppo simile alla versione acustica rilasciata qualche tempo fa. Con Cog in the machine e Poison in the well il sound si fa più cattivo, i riff ricordano pezzi di Duh e Trashed (album di esordio dei Lagwagon). Entrambe le canzoni sono una profonda riflessione sulla società attuale e sulle persone che la guidano. “Do you recall your first bee sting?”, citazione dalla traccia numero 5, ci riporta all’immagine delle api in copertina e apre un pensiero sul dolore e sulla sua utilità nell’insegnarci qualcosa per il futuro. In Obsolete absolute, pezzo lungo più di 6 minuti, risalta la linea di basso di Mr. Raposo, ultimo arrivato in casa Lag (2010). Dopo Western Settlements, con Burning out in style e pezzi successivi, il tono si fa un po’ più “pop” (prendere la parola sempre con grosse pinze). One more song è un tributo di Cape all’amico Tony Sly. Il testo, da strappalacrime, riprende il coro finale di Liver let die di Sly e richiama una canzone che il leader dei NUFAN stava scrivendo nel periodo della sua morte, e che noi non avremo mai la fortuna di ascoltare (“A melody gone will never be heard”). Dopo la versione elettrica di Drag (canzone sulla dipendenza da nicotina originariamente acustica) e i riff di You know me, l’album si conclude con In your wake, un pezzo in cui la band esprime tutta la propria rabbia. In questo brano, come in altri 8 brani dell’album, è presente la parola “hang” che sancisce come una chiusura del cerchio e riassume la pesantezza psicologica di questi tempi.

Hang è un album molto particolare dalle tante sfumature, cattivo e al tempo stesso elegante. Racchiude al proprio interno tutte le sonorità della storia dei Lagwagon e può riuscire nell’impresa di far avvicinare nuovi fan estranei a questo genere.

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