La mia intervista ai Cocks

 Più di 10 anni di Cocks, nel 2024 è uscito il vostro miglior album, avete suonato parecchio, adesso il The Fest. Raccontateci le emozioni di quest’annata incredibile.

È scontato dirlo, ma siamo molto felici e grati per quello che stiamo vivendo in questi mesi. Al di là di tutto, abbiamo usato lo scorso anno per chiuderci in maniera ermetica nella nostra sala prove e nei nostri pensieri, perché sentivamo l’esigenza di fermarci un secondo anche per capire bene cosa volevamo e cosa vedevamo nel nostro futuro. In particolare ci è mancato tantissimo il poter andare a suonare fuori e specialmente, al di là dei live, della festa e di tutto quello che ci ruota attorno, ci è mancato tanto il passare quei momenti insieme dentro una macchina/furgone perché sono i momenti più sinceri e veri che una band può vivere. Siamo contenti che il disco sia riuscito a girare un po’ ovunque e soprattutto che ci abbia permesso di suonare tanto in giro che ad oggi è la cosa che più ci piace fare. Per quanto riguarda il The Fest, se mai avessimo avuto un piccolo sogno nel cassetto da realizzare forse possiamo dire di averlo realizzato. Ci ricordiamo ancora quelle serate passate in casa a guardare ripetutamente i live dei Dillinger Four al The Fest e un po’ ci vengono gli occhi lucidi: sbattersi tanto a volte regala qualche soddisfazione.

Giochino, se doveste scegliere un film che in qualche modo rappresenti la storia dei Cocks, che pellicola sceglierete?

Forse TRE UOMINI E UNA GAMBA. Ok, siamo in 4 e non in 3, ma un po’ siamo sempre stati grandi fan di AGG, un po’ il viaggio infinito in macchina, condito da peripezie, tragedie, risate e amori, condiviso con i migliori amici di sempre, credo che rappresenti abbastanza bene chi siamo e qual è lo spirito che ci contraddistingue. Quando si è insieme i problemi di uno sono i problemi di tutti, tutto si affronta insieme e nessuno viene lasciato indietro.

 I gruppi punk hanno sempre rappresentato attraverso la propria musica la propria città. Voi sentite di essere una band genovese o è un discorso che non vi tange? Cosa significa essere punk in una città così particolare?

Scriviamo i testi in inglese e non abbiamo mai scritto un testo sulla nostra città, detto questo ci sentiamo genovesi al 100% e crediamo che questo influisca tanto anche sul modo che abbiamo di vivere la band e fare musica. Il Punk a Genova ha sempre avuto una gran tradizione, è una cosa che si respira abbastanza e questo è stato sicuramente un elemento di grande motivazione e ispirazione. Ha sicuramente influito molto il fatto che negli anni le diverse generazioni siano riuscite a convivere e supportarsi a vicenda senza creare quelle liti generazionali che lasciano il tempo che trovano e che spesso portano le scene a collassare su se stesse. I nuovi arrivati hanno portato novità e freschezza, i vecchi hanno portato l’esperienza, si è capito da entrambe le parti che l’unione delle due cose era la vera forza e la spinta da seguire, senza menate né litigi, perché forse noi Genovesi siamo molto inospitali con chi viene da fuori, ma allo stesso tempo ci riconosciamo tra di noi come pochi, proteggiamo e preserviamo gelosamente ciò che la nostra città offre. È una mentalità un po’ provinciale, che a volte cozza molto con le dimensioni e l’importanza storica della nostra città, ma allo stesso tempo permette di conservare uno spirito che è molto distintivo e soprattutto non omologabile, insomma noi genovesi siamo parecchio complicati (un po’ come gli scozzesi con gli scozzesi etc.)

Siamo in un momento storico particolare, una band è quasi obbligata a creare contenuti social per essere ascoltata, allo stesso tempo è un attimo finire nella trappola della farsa, come vivete questo aspetto della promozione di una band?

Abbastanza male ahahah. Il mondo social di per sé ci piace e ci incuriosisce, ma allo stesso tempo per indole e personalità nostra facciamo un po’ fatica quando ci dobbiamo “promuovere”. Una grande mano ce l’ha data Flamingo Records, specie nel farci capire che promuovere un disco o un lavoro che si è fatto non significa per forza essere dei poser ma che è la normalità del voler condividere la propria espressione artistica e soprattutto valorizzare il lavoro e gli sbattimenti fatti. Quella dei social è comunque una tematica su cui spesso ci confrontiamo e che crediamo diventerà sempre di più un dibattito pubblico. È molto facile sui social cadere in provocazioni e soprattutto dare visibilità al proprio ego più che a quello che si è in realtà, sono dei luoghi virtuali perfetti in cui purtroppo ci si può vendere e apparire per quelli che non si è. Certo, come dicevamo in noi c’è una componente pudica e di timidezza, che non si sposa perfettamente con le modalità comunicative dei social, facciamo fatica a volte anche a fare dei saluti o dei ringraziamenti davanti ad una telecamera, non perché la gente ci sta sul cazzo ma perché non troviamo naturalezza in quel modo di comunicare. Quello che crediamo (e non vuole essere né un dissing né una polemica) è che ci sembra che ci siano tanti casi in cui le band si sbattono più su Instagram che in sala prove, il che al di là della illogicità della cosa, genera a cascata tanta competizione tra le band, cosa che dovrebbe essere sempre evitata specialmente nel nostro genere. Si dà sempre per scontato che le band di oggi siano totalmente a loro agio con un certo modo di comunicare e condividere la musica e invece non è così. Per quello che ci riguarda vogliamo che per noi siano a parlare i nostri live e i nostri dischi, i social possono aiutare ma non devono diventare un’ossessione, altrimenti avremmo deciso di fare gli influencer.

Qual era il sogno dei Cocks di 10 anni fa? Si è realizzato? Avete ancora qualche sogno per il domani?

Il nostro sogno era quello di ritrovarci ancora qua a suonare insieme e a condividere la nostra amicizia attraverso questa cosa magnifica chiamata musica. Come dicevamo sopra, la fortuna di poter andare a suonare negli States e di partecipare al The Fest è una di quelle cose che se ce l’avessero detta 10 anni fa, ci avremmo forse sperato ma mai creduto. Speriamo e abbiamo il sogno di ritrovarci tra 10 anni ancora qua a fare le stesse cose insieme, con la stessa passione e la stessa voglia.

Grazie per questo spazio, Up the Punx, Viva Punkadeka!

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