Ci sono dei momenti in cui qualcosa dentro di te cambia ed hai bisogno di trovare nuovi equilibri e nuovi modi di esprimerti.
A volte questi cambiamenti vengono da soli, altre volte grazie a stimoli esterni, ed è questo il mio caso.Praticamente tutte le canzoni del progetto Ændriu sono state scritte durante la pandemia.Cosa fare di tutto quel tempo libero a casa (cosa più unica cherara per me, quasi due anni senza lavoro per noi del settore dell’intrattenimento), di quelle giornate infinite senza ricevere le solite decine di telefonate e le solite centinaia di mail per organizzare questo o quello? E ancora: cosa fare di tutta quella rabbia che stava crescendo dentro me?Scrivere canzoni, ovvio!La rabbia, almeno per me, è sempre stata un’ottima benzina per alimentare il fuoco dell’ispirazione.
E non è una cosa negativa, anzi. Personalmente quando sono felice e sereno voglio solo godermi la vita e viaggiare mentre quando qualche difficoltà mi accende dentro mi trovo sempre con una chitarra in mano per cercare di non esplodere.Funziona così da sempre per me.La rabbia accende l’ispirazione ,ma non è detto che quello di cui parlo nelle canzoni che nascono in questa fase sia per forza legato al motivo per cui è nata quella rabbia.Anzi, raramente è così. E’ solo un catalizzatore, la scintilla che accende qualcosa che c’era già.E quindi giù a scrivere, di getto, una fiammata, e nel giro di poche settimane sono nate più di una decina di canzoni.Cosa farci? Niente ovviamente.
I Punkreas sono fermi a tempo indeterminato, almeno nella versione elettrica, Rollover non può produrre tour perché di tour non ce n’è e così queste canzoni finiscono nel cassetto.Non prima di aver iniziato a registrarle però! Batterie e poco altro, con il fidato Marco Mako Ruggiero (già con me nei Knowing2Fly) nella sua cantina, con quello che avevamo a disposizione. Senza pretese.Intanto io riprendo finalmente a fare qualche data come tour manager con qualche artista.
Sedute, capienze limitate, quel periodo lì insomma, ma non potevo chiedere di meglio in quel momento. E’ stato un ritorno alla vita. Alla mia vita, quella on the road, quella in giro a portare musica e conoscere persone e luoghi.Poi tutto si ferma di nuovo e si torna nel buco nero.A quel punto decidiamo che è il momento di continuare a registrare, sempre mantenendo la filosofia di usare quello che avevamo a disposizione.Un po’ perché sia io che Mako abbiamo dei piccoli home studios con cui abbiamo sempre fatto i provini per le nostre band, un po’ perché era quel periodo dove comprare della tecnologia nuova era praticamente impossibile, un po’ per altri mille motivi, abbiamo deciso di andare avanticosì.Sempre senza l’idea di un album o un progetto. Solo tanta necessità e voglia di scrivere.
Nel frattempo scopro che diventerò papà e, tra il momento della scoperta e l’arrivo di Aurora, compio 40 anni.
E proprio in quel momento è nata l’idea di Ændriu, o meglio, l’idea di chiudere il cerchio con un disco.Dalla necessità di mettere un punto ad una fase della mia vita e accoglierne un’altra.A quel punto però la vita riparte, la paternità, il lavoro anche riprende a ritmi forsennati e, in pratica, passano quasi due anni nei quali un po’ di qui e un po’ di là, tra un tour e l’altro, tra un pannolino da cambiare e una bimba da far giocare o addormentare, mi metto nei ritagli di tempo a finire di registrare le canzoni che avevo composto.Man mano si forma dentro di me la voglia di fare un progetto solista dove poter fare quello che mi passava per la testa, passare da un genere all’altro, strizzare l’occhio al caro vecchio amico metallo, continuare, ovviamente, a giocare con punk e anche permettersi di fare delle incursioni in territori nuovi ed ancora inesplorati da me.Senza produttori o etichette con cui confrontarmi, senza nessuno a dire “taglia questo o sposta quello”, consapevole delle forzature e avendo come unica regola quella di fare quello che volevo.A questo punto, un pezzo alla volta, Ændriu prende forma.
Qualcuno si chiederà, con tutte le conoscenze che ho, perché abbia deciso di portare a termine il progetto registrando tutto da solo nel mio home studio, un box riallestito e niente più, con queipochi microfoni e macchine a disposizione.Tornando a prendere in mano, oltre alle mie fedeli chitarre, anche quel basso che mi ha portato a fare i miei primi tour europei e cimentandomi per la prima volta, per necessità, col cantato.Ho sempre avuto una sala prove in quelle mura, fin da quando l’ho costruita all’età di 14 anni, con il grosso aiuto di mio padre che si era, giustamente stufato, di portarmi a fare le prove nei peggiori box e scantinati di Milano.
Suonavo già da tempo ma è in quel momento cheè cambiato tutto.Praticamente qualsiasi band della zona sud est dell’hinterland milanese è passata di lì durante gli anni ‘90 e questa è stata un’esperienza incredibile per me e super formativa dato che, spesso, mancava un chitarrista o un bassista per le prove e io mi trovavo a suonare con gente molto più grande ed esperta di me, spesso anche generi musicali che non conoscevo.Imparavo tutto come una spugna ed è proprio lì, in quel periodo, che ho iniziato a smanettare con mixer, microfoni ecc.Non riesco a contare quante band ho registrato su un vecchio registratore Tascam su cassetta a 4 piste.Era normale in quegli anni arrangiarsi con quello che si aveva a disposizione, poche tracce, pochissime sovraincisioni, nessuna possibilità di ritoccare ciò che avevi registrato.
Per assurdo il momento in cui eravamo in zona rossa, senza possibilità di comprare nulla che ci potesse servire, neanche online, e con quella voglia impellente di esprimersi, senza possibilità di aspettare mesi per andare in uno studio o comprare del materiale, è stato il momento più simile a quegli anni ‘90.Mi sono chiuso dentro quelle 4 mura, da solo, ho resuscitato cavi e microfoni che non usavo da anni ed ho registrato tutto usando semplicemente la versione base di Cubase.Tutto ciò ha i suoi limiti, sicuramente, ma è così che doveva nascere Ændriu, con un ritorno alle origini, a quel brodo primordiale fatto dalla mia chitarra, la mia sala prove, lunghe giornate da solo e nessun altro pensiero per la testa. Come durante l’adolescenza.E’ stato un percorso lungo, faticoso, che a tratti ho avuto la tentazione di mollare per risolverla facilmente, chiamare qualche amico e andare in studio a registrare, suonare e non dover più pensare a nulla ma no, quando mi metto in testa una cosa alla fine, arrivo sempre in fondo in qualche modo. E così doveva essere.
Quanti dischi che hanno cambiato la mia vita sono nati così o peggio, mi sono chiesto mille volte?Sono un figlio di quel periodo e lì ho trovato la mia comfort zone.Un altro aspetto importante è stato quello di tornare anche a sonorità più dure, sempre per un ritorno alle origini perché, nonostante il mio viaggio nella musica abbia fatto tanta strada ed esplorato, soprattutto da ascoltatore, mille lati diversi, alla fine sempre da quel mix di punk e metal sono nato e non lo dimenticherò mai. Anzi, lo rivendico con orgoglio.
E chiunque mi vede sopra o sotto un palco a vedere qualche concerto lo sa.Infine qualcuno si chiederà perché quella A davanti ad Endriu.
Per prima cosa perché Endriu sono io mentre Ændriu è il progetto.
Nato sì da me, in stile quasi one man band, ma non è detto che così dovrà procedere per sempre.Questo ce lo diranno solo il tempo e la vita.E non vedo l’ora di scoprirlo!Grazie per tutto questo musica!
Grazie per tutto questo Rock ‘n’ Roll!