Sbollita la rabbia nichilista della vecchia scuola punk, finiti nel cesso gli ideali anarchici e rivoluzionari cosa rimane? Possibile che nessuno abbia imparato la lezione?
I Kalashnikov hanno studiato per bene e di quel calderono hanno appreso e fatto loro il valore dell’autoproduzione; mentre tantissime band chiamano ideale quella che è solo una necessità causa mancanza di etichette interessate i Kalashnikov, che pur potrebbe ambire a strappare qualche contratto, scelgono il d.i.y per rimanere fedeli a sè stessi e per mantenere il controllo totale su quello che nasce sotto il loro nome, dai cd alle locandine tutto è fatto dalle loro mani e da nessun altro.
Le logiche di mercato? Lasciamole ad altre, chi ha detto che un cd deve per forza avere la sua classica confezione 12×12?
Nessuno, ed ecco che la ristampa di “Romantic songs of Dissidence” (uscito per la prima volta in cassetta nel 2000) è confezionata sotto forma di libro contenenti interessanti riflessioni sul valore e sull’utilità dell’autoproduzione grazie alla quale sono riusciti ad esportare la loro musica addirittura in Brasile.
Già la musica, si rischia quasi di farla passare in secondo piano…difficile etichettare il loro genere, punk, ska, musica popolare russa, atmosfere da “Anime” giapponesi; tante influenze mischiate insieme con un risultato oserei dire unico. 9 bellissime tracce tra cui un autentico capolavoro, “Belfast brucia negli occhi di Sara”, per un cd intenso ed EMO-zionante in grado davvero di trasmetterti l’anima del gruppo, sembrerà un’esagerazione ma sono bastati pochi ascolti per affezionarmi e provare un grande rispetto per questi giovani milanesi.
E per chiudere le inutili e tediose discussioni su chi è più o meno punk che tanto vanno di moda su queste pagine vi lascio a riflettere su una loro frase, diventata ormai la loro bandiera:”perchè essere punk se puoi essere te stesso?”. Meditate, gente, meditate..