JUNE: If you speak any faster

Primo full lenght ufficiale (che segue un paio di EP di rodaggio) sotto la blasonata Victory records per questi 4 ragazzi col ciuffo di Chicago.
I June sono la prova lampante di quanto la Victory sia andata ammorbidendosi col tempo, considerato che in passato ha fatto la gloria di band quali Comeback Kid, Snapcase, Darkest Hour, mentre negli ultimi tempi (indicativamente dall’esplosione commerciale dell’emo/punk/rock/pop/quello che volete) si è fatta forte di nomi quali Taking back Sunday, Spitalfield, Hawtorne Heights e Bayside, perdendo di credibilità verso i fan della prima leva, comprensibilmente.

Ma passiamo al lavoro d’esordio di questo quartetto capitanato dalle voci melodiche e omologhe (probabilmente appiattite dall’ennesimo lavoro di post-produzione che rasenta la perfezione e uccide la spontaneità) del chitarrista Tim Brennan e del bassista AJ Brown: i June sono autori di un emorock che di originale ha ben poco, ma se non altro non sfocia eccessivamente nel pop da classifica.
Le melodie sono quelle malinconiche tipiche del genere, con cori perfetti e tutto il resto ed i testi non osano minimante andare oltre la descrizione dei fragili sentimenti da teenager… Le chitarre hanno distorsioni leggere e risultano poco incisive, ma questa è evidentemente una scelta voluta per mettere in evidenza le voci su una sezione ritmica ben realizzata e mai troppo lineare, elemento che dà un tocco di naturalezza senza dubbio necessario in un disco che risulta poco d’impatto e più easy-listening di quanto il genere stesso non sia già di per sé. La produzione del disco è stata affidata a Brian McTernan, già all’opera con Thrice e Cave In ed è di ottima qualità sia in ogni sfaccettatura dei suoni dei quattro musicisti sia nell’arricchimento di strings, violini e tastiere mai invadenti ma che incrementano i momenti di maggiore intensità del disco, i quali altrimenti non sarebbero messi nella necessaria evidenza, come l’organo nel singolo “My side of the story” o i violini di “I write B movies”.
Il disco non risulta particolarmente vario come toni e cambiamenti di intensità, i momenti maggiormente degni di nota sono senza dubbio la prima traccia “Speak Up” che vanta una melodia particolarmente orecchiabile e la più tecnica “The City” in cui il gruppo prova ad addentrarsi in territori vagamente più “hardcore” nonostante i suoni scelti tendano ad ammorbidire anche questa. Una nota va fatta su “I write B movies” pezzo che, anche se molto melodico, vanta dei lavori di chitarra particolari e quasi dissonanti nella sua intro e un arricchimento di synth e violini che la fanno risaltare sulle altre come suoni e arrangiamento.

“Get over yourself.
You’ll find me under your skin
This is you being selfish…
This is you feeling sorry for yourself,
And if not, you’re kidding yourself

It started off from the get go.
I’ll kill to remember and you’ll drink to forget.
But it’s just your tongue you’ll choke on,
If you speak any faster”

I June sono, per loro stessa ammissione, ispirati a gruppi quali Styx, Rush, Foo Fighters e Saves The Day e nonostante per il momento non abbiano neanche l’ombra dello stile e del carattere dei gruppi sopra citati questo disco d’esordio lascia ben sperare coloro che non si fermano a un ascolto distratto… anche per loro la mia speranza è quella che in futuro acquisiscano maggiore personalità e uno stile proprio, caratteristica base di qualsiasi gruppo che intenda durare nel tempo… chi vivrà vedrà.

Track List
1. Speak Up2. Patrick3. OK Corral4. My Side Of The Story5. Elevators Are Matchmakers6. Scandals And Scondrels7. The City8. Invitations9. I Write B Movies10. You Had It Coming11. I’ve Got The Time If You’ve Got The Argument

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