Bella ragazzi, che ne dite di cominciare con le presentazioni partendo dalle origini della band, giusto per conoscersi di più?
Hello! Innanzitutto vi ringraziamo abbomba per questo spazio che ci avete dedicato, troppo gentili!
Noi siamo gli Still No One, direttamente da Castelfranco Veneto (TV). A dire il vero abitiamo tutti un po’ sparsi tra Padova, Marostica (VI) e Montebelluna (TV), ma teniamo la nostra “Casteo” come quartier generale per la sala prove, essendo più o meno comoda per tutti e quattro. Tornando a noi, il progetto è nato a cavallo tra il 2018 ed il 2019 su idea di Gazza (chitarra, cori), che tramite social e annunci online è riuscito ad intrappolare Gian (batteria) nella sua ragnatela, iniziando così a piantare le prime radici degli Still No One. Dopo qualche cambio di formazione iniziale che ha portato l’ingresso di Gilbo (basso, cori), abbiamo cominciato a scrivere i primi pezzi ed a esibirci live con una voce femminile, in quanto l’idea iniziale era di suonare punk rock con una ragazza che cantasse, per il semplice motivo che in Italia non ci sono molte band di questo tipo e volevamo dunque provare a distinguerci maggiormente(?) L’influenza strumentale è stata sin dal primo giorno quella punk rock della South Bay di L.A. dei mitici 90s, chiaramente reinterpretata in chiave moderna tenendo conto delle provenienze musicali dei vari membri. Sta di fatto che, dopo un susseguirsi di eventi, il buon Jack (voce e chitarra) è entrato nella nostra orbita ed è stato amore sin da subito, anche se questo inizialmente cozzava con l’idea iniziale di portare avanti il progetto con una cantante. Ci siamo trovati da subito particolarmente bene tra maschietti ed abbiamo deciso di procedere così!(??)
Still No One è un nome particolare, mi sono dato differenti interpretazioni. Onde evitare di dire cazzate però ci spieghereste voi il significato del vostro moniker?
GAZZA: Sicuramente tra le tue tante interpretazioni ci sarà stato “ANCORA NESSUNO”. In realtà il nome arriva da un suggerimento di un’amica che lo aveva letto in un’insegna di un locale. Pensiamo che questo nome ci abbia portato fortuna sin da subito, soprattutto lo scorso anno quando ci siamo ritagliati una nostra piccola realtà nonostante un solo concerto all’attivo.
Nonostante tutto il casino in cui ci troviamo per voi il maledetto 2020 non è stato del tutto infruttuoso, avete già progetti per il prossimo futuro?
JACK: Sì, probabilmente abbiamo più progetti di quanti la situazione attuale ci permetta di realizzare. Sono in uscita tre singoli che andranno a comporre un piccolo EP. Il primo è già uscito e si intitola “Fuck You And Goodbye”, il secondo, “Waste of Time”, sarà disponibile a breve, il terzo è ancora un segreto. Abbiamo anche molte altre canzoni per le mani, quindi è lecito aspettarsi un intero album in un futuro abbastanza prossimo. Il desiderio più grande sarebbe però tornare a suonare dal vivo, quello ci manca davvero tanto, anche perché con me alla voce non lo abbiamo ancora fatto!
Che aria tira nella scena musicale della vostra zona? Ci sono delle band con cui avete dei rapporti di amicizia e collaborazione?
GAZZA: Considerata la mia età e la mia esperienza musicale mi sento un po’ il nonno della family e infatti ho avuto il privilegio di vivere in una regione dove negli anni ’90 sono nate band come Derozer, Peter Punk, Moravagine, CSCH e Sun Eats Hours (per citarne alcune). Queste sono state la mia motivazione nel cominciare a suonare nel lontano 1999. (mi spiace per quelli che non hanno potuto vivere in prima persona questo momento straordinario della musica). È a questo che mi ispiro costantemente. L’attuale scena musicale invece è un gran minestrone al quale attingono con banalità la maggior parte delle band che si limitano a seguire gli stereotipi del bombardamento mediatico (va detto però che il punk rock nei 90 stava su Mtv H24 ndS) Non è il nostro caso. Abbiamo collaborato con Teste Ribelli Records, questo ci ha dato la possibilità di partecipare a qualche loro evento, purtroppo tra lockdown e varie limitazioni non siamo riusciti a fare molto, ma il mio ottimismo mi fa sperare che presto si torni on stage!
Veniamo al vostro nuovo singolo “Fuck You And Goodbye”, la matrice è quella 90’s più strettamente appartenente al filone dell’HC melodico aggiornato ai 2000 cantato in inglese. Cosa vi spinge oggi a portare avanti una proposta musicale di questo genere? puntate anche ad una diffusione estera?
GILBO: Si, la matrice è sicuramente quella. Però sai, a noi non piace essere etichettati come una band punk rock anni ’90. Chiaro che a tutti noi piace quel genere ma è anche vero che i nostri gusti musicali spaziano dal pop punk all’hardcore passando addirittura per il metal, la cui influenza si nota specialmente nelle parti di batteria. In fase di composizione ci piace creare qualcosa che racchiuda l’impronta di tutti e quattro, senza fossilizzarci troppo sullo scrivere “una canzone skatepunk o hardcore melodico”. Poi è ovvio che cerchiamo di tenere una determinata coerenza tra i vari brani, però siamo dell’idea che una band debba portare avanti un tipo di sound che la caratterizzi maggiormente. Sulla diffusione, in realtà prendiamo ciò che viene, almeno per ora. Con il primo singolo abbiamo avuto un’ottima risposta qui in Italia, la quale poi si è espansa al nord Europa e addirittura in alcune zone degli Stati Uniti. Quindi si, puntiamo certamente a far arrivare la nostra musica a qualsiasi tipo di scena e la scelta di scrivere i testi in inglese è soprattutto rivolta a questo scopo. Poi, vabbè, anche perché l’italiano non lo sappiamo, ma dettagli.
Il video che accompagna il singolo è una chiara dimostrazione che la musica oggi ha ancora la sua importanza e che può ancora unire persone da ogni latitudine (Ci ho riconosciuto un sacco di facce amiche). Credete possa ancora esistere una scena che addirittura vada oltre quella locale o addirittura nazionale?
GIAN: Si, noi ci crediamo. Una buona composizione di base deve essere d’obbligo, ma lavorare bene sui social e con la distribuzione digitale ti potrebbe davvero portare al di fuori dei confini locali, e perché no, anche nazionali. Ne è un un’esempio lampante il nostro, sebbene siamo ancora “nessuno” all’interno della scena punk rock mondiale; con Jack alla voce non abbiamo mai suonato live a causa COVID, eppure il singolo ha colpito molte persone in giro per il mondo, persone che hanno partecipato volentieri al video ufficiale di “Fuck You And Goodbye”. Questa è stata una grandissima soddisfazione che speriamo di poter replicare e perché no, migliorare, con le prossime release.Poi è chiaro che le canzoni devono essere belle, unite ad un lavoro minuzioso di distribuzione e di promozione. Contenuti di qualità, interessanti ed accattivanti, possono seriamente dare una marcia in più ai tuoi brani.
Quanto conta secondo voi il messaggio all’interno di una canzone o disco? Per voi nasce prima il contenuto o la parte musicale?
JACK: Sicuramente una buona canzone deve avere entrambi, nessuno dei due aspetti può essere trascurato. Ricordo che durante la mia adolescenza passavo giornate ad ascoltare le canzoni e ad imparare i testi di band come Pennywise, Good Riddance, NOFX o Bad Religion per poterli poi cantare da solo nella mia stanza. All’inizio era come un gioco, ma quei testi che parlavano di ribellione, libertà e autodeterminazione (oltre ovviamente a tanti altri argomenti più leggeri e divertenti) hanno sicuramente un grosso impatto su un adolescente, ti aiutano a prendere coscienza di tanti aspetti della vita che un ragazzo di 14 anni magari potrebbe trascurare. Questa è una cosa che personalmente tengo sempre a mente, quando si scrive una canzone deve essere sincera e non costruita, la gente lo percepisce. Poi, ovvio, da noi le cosiddette “joke song” non mancano, un po’ di ironia in questo genere fa sempre bene ed è sempre ben accetta.
Negli anni molti musicisti si sono “evoluti” non solo in attività artistiche collaterali alla musica (fotografia, grafica, studio di altri generi) ma anche verso l’attivismo umanitario ed ecologista (Lo stesso Andrea Rock che compare nel vostro video ne è un massimo esempio). Come band e come singoli avete anche voi situazioni simili?
GILBO: Per quanto mi riguarda, oltre alla passione per la musica io mi batto per il free porno addirittura dal 2011. A parte gli scherzi, come band abbiamo partecipato ad un concerto chiamato Trema La Terra Fest, in collaborazione con gli FDP (l’altra band di Gazza in cui canta) e Teste Ribelli Records. Il ricavato della serata è andato in beneficenza alle popolazioni del centro Italia colpite dal terremoto.
Domanda di alta filosofia; ma quanto ci ha scassato i genitali (maschili e femminili) sta merda di Covid? Cosa avverrà alla fine di tutta questa faccenda in ambito musicale secondo voi?
GIAN: Non ci sono dubbi nel dire che Il COVID ci ha colpiti tutti senza distinzioni. Nell’arco di pochissimo tempo le nostre abitudini e libertà sono mutate drasticamente, Il mondo si è fermato. Viviamo in una realtà dove i social network sono diventati l’unico strumento efficace per farsi conoscere (il che è alquanto preoccupante) e dove veramente il virtuale la fa da padrone. Siamo dell’idea che per quanto tu possa fare il live figo su YouTube, Twitch o qualsivoglia piattaforma tu voglia usare per trasmettere la tua musica non potrai mai essere paragonabile ad un concerto live. Ascoltare la musica è una cosa, viverla come esperienza in prima persona è un’altra. Per questi motivi noi crediamo che una volta finita questa fase di transizione i concerti e la musica suonata torneranno ad assumere un ruolo di prominenza nel panorama musicale; la gente avrà voglia di far casino, di uscire di casa, di fare festa e di tornare a vivere nel mondo reale e noi saremo lì pronti ad aspettarli! Sono solo constatazioni le nostre ed è evidente che il tutto avverrà per gradi ma, a prescindere da ciò, il COVID si leverà dal cazzo e in un modo o nell’altro torneremo a vivere veramente.