Intervista ai Thirsting For Revenge

T.F.R. Photo 1

Una band che sa il fatto suo i Thirsting For Revenge, cresciuti sull’onda della scena metalcore vecchia scuola e giunti oggi alla pubblicazione dell’EP d’esordio “Leaves in Autumn”. Li abbiamo incontrati per saperne di più…

Partiamo da un semplice concetto: nonostante nella vostra bio amiate citare band come Bullet For My Valentine e simili, in voi ho trovato molti più elementi screamo/alternative vecchia scuola che quelli tendenti alla scena metal vera e propria. Sicuri di aver scelto i nomi giusti nel momento in cui avete messo assieme la bio?!
Sì, siamo assolutamente certi delle band citate tra le nostre influenze. Forse è vero, non siamo tanto inclini agli ultimi Bullet For My Valentine ma sicuramente a quelli di “The poison” o “Scream aim fire” sì. Detto ciò, le influenze maggiori le troviamo nei Trivium, soprattutto nello stile di riffing che è molto simile a quello di “Ascendancy”. Ricapitolando siamo vicini ai Trivium nel riffing e dai Bullet For My Valentine nelle armonie e per i solo combinati. Inoltre il modo in cui sono impostate le nostre canzoni è molto simile al loro. Quindi sì, noi ci sentiamo molto più vicini a band del genere rispetto ad altre.

Il vostro percorso da quel che leggo è partito nel 2011. Ci raccontate quanto successo dal momento in cui avete messo in piedi il progetto a oggi?
Sono successe davvero molte cose dal 2011 a oggi… Dopo due anni di live e la registrazione del nostro primo EP “Raindrops” abbiamo dovuto affrontare diversi cambi di line-up per via di problemi personali e di salute. In 4 anni di attività non abbiamo suonato moltissimo. Questo perché, nonostante le chiamate, siamo una di quelle band che ama suonare solo quando ci siano condizioni adatte e come si sa, al giorno d’oggi è difficile trovarle. La band è stata totalmente stravolta dal 2011 a oggi, sono infatti cambiati 3 elementi su 5. Con questa formazione siamo poi arrivati alla pubblicazione di “Leaves in Autumn”.

“Leaves in Autumn” è un EP che ha connotati molto personali a mio avviso. Volete parlarci dei testi e di cosa si cela dietro al titolo?
I testi di “Leaves in Autumn” raccontano storie personali dei membri della band, quindi hai colto in pieno nel dire che hanno connotati personali. Sono tutti collegati da un aspetto: hanno sempre una risoluzione. L’unico testo che non ne ha una al suo interno è quello di “Claws of time” che non a caso è posizionato al centro della tracklist. La titletrack invece posizionata non a caso nella parte conclusiva del mini costituisce un flashback delle nostre vite che ci riporta a vivere tutto ciò che è stato detto – ma non palesemente spiegato – nelle precedenti canzoni. Si può scorgere la fragilità di ognuno di noi, come quella di tante altre persone che di certo potrebbero rivedersi in questi testi. Fragilità che ad un certo punto in ogni canzone si trasforma in forza e voglia di rivincita. “Leaves in Autumn” rappresenta la fragilità dell’essere umano come quella di una foglia in autunno che non ha la forza per restare appesa al suo albero, ma cade. Allo stesso modo una nuova foglia rinascerà e resterà aggrappata al suo albero… Proprio come la fragilità dell’animo umano si trasformerà poi in forza capace di sconfiggere qualsiasi problema.

Quali sono state le maggiori difficoltà a vostro avviso nel mettere in piedi l’EP? Più sull’aspetto lirico o sonoro?
Difficoltà ci sono state su entrambi i fronti. Quando si cerca di dar vita a un testo basandosi sulle proprie emozioni la difficoltà sta appunto nel dare ordine a esse. Stilare un testo che ci soddisfacesse appieno a volte ha richiesto anche due o tre mesi. Li riteniamo una parte fondamentale dell’insieme in quanto sono la prima cosa che percepisce chi ci ascolta e nei quali vi si possa identificare. Detto ciò, la parte sonora ci ha dato non pochi problemi. Alcune canzoni di “Leaves in Autumn” sono state scritte nel 2012, altre come la titletrack e il brano d’apertura sono più recenti. Ci accorgiamo noi stessi della differenza che c’é a volte tra una canzone e l’altra e ciò è dovuto ovviamente a una nostra crescita musicale, ma soprattutto al fatto che in una canzone facciamo ciò che ci sembra più giusto fare, senza rinchiuderci in schemi mentali legati al genere. La difficoltà che incontriamo in ogni brano è quella di renderlo armonioso attraverso dei riff che siano brutali da suonare ma che abbiano in sé molta armonia, per l’appunto.

Quale brano pensate rappresenti in pieno il vostro stile e perché?
Il brano dell’EP che rappresenta appieno il nostro stile è “Healing my heart”. Forse è lì che siamo riusciti maggiormente a raggiungere il nostro scopo di creare qualcosa di dolce, armonioso e tremendamente brutale. Al di fuori dell’EP “Ascendancy” dei Trivium, per le stesse ragioni.

Parliamo della vostra scena locale. Da dentro com’è la situazione?
La situazione è abbastanza difficile. Non c’è supporto, anzi, ognuno va avanti da sé e non può contare su nessun altro. Inoltre gli estimatori del genere sono pochi. Suonare live non è difficile, il difficile è farlo in condizioni almeno decenti. Per questo noi organizziamo i nostri live sempre da soli e sempre ricavandone qualcosa. Non porti il tuo show, il tuo lavoro, gratis. Aspetti che qualcuno sia pronto a pagarti per averlo. Ed è ciò che facciamo noi! E per fortuna sotto questo aspetto la cosa ci va bene.

Il layout grafico del disco riprende molto il titolo stesso. Cosa vi ha spinto a legare il tutto?
Volevamo dare un senso logico al tutto. Guardare la grafica del disco doveva appunto riportare alla mente il titolo. Questo perché appunto, come abbiamo spiegato prima, il messaggio principale è quello della fragilità umana, rappresentata in questo caso dalle foglie che sono adagiate sul terreno e che quindi sono cadute dal proprio albero.

Quali band e dischi state ascoltando di recente?
Nightwish “Endless Forms Most Beautiful”, Trivium “Vengeance Falls”, Veil Of Maya “Eclipse”.

La miglior uscita discografica di questa prima parte di 2015?
“Endless Forms Most Beautiful” dei Nightwish.

E la peggiore?
Abbiamo apprezzato tutte le uscite di questa prima parte, non ci sentiamo di decretare una peggiore per effettivi demeriti.

Progetti da qui a fine 2015?
Stiamo organizzando un tour nazionale.

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