Waiting Punkadeka festival 25th anniversary
Intervista agli UK SUBS
- C’è ancora bisogno degli UK Subs? Mi spiego meglio: in oltre 40 anni avete seminato il punk in tutto il mondo, pensate di aver seminato bene? C’è una band (o più di una) che vi ha colpito di più? Magari possiamo dirne una per decade (80-90-00-10-20)
Non lo devi chiedere a me. Siete voi che state vivendo in un periodo di guerra, voi che soffrirete del cambiamento climatico, avete avuto delle brutte inondazioni, ma la gente deve svegliarsi e sentire l’odore del caffè. Voi dovete fare. Non gli UK Subs. È il vostro momento. Gli hippy ci avevano messo in guardia contro una generazione di plastica. Adesso la stiamo vivendo e stiamo raccogliendo tempesta. Il punk rock è globale adesso, i 100 punk nella Londra del 76 sono ora migliaia.
- Cosa significa per te essere una delle band punk inglesi più longeve (forse la più longeva) in circolazione?
Ce ne sono molte di più di quanto tu possa immaginare. Al Rebellion Fest, per esempio, c’è un vero e proprio teatro per quelle vecchie band e molte altre suonano nelle grandi sale davanti a più di 4000 persone.
- Secondo te (con rarissime eccezioni come i vostri connazionali Restarts) perché la scena punk mondiale ha mostrato e continua a mostrare indifferenza verso la situazione palestinese e le politiche fasciste del regime israeliano?
A Blackpool i punk combattevano contro i fascisti. Per quanto riguarda il conflitto [palestinese] in particolare, in Palestina abbiamo una guerra tra due religioni malvagie, dove sono gli innocenti a perdere. Il punk è in generale antireligioso. Penso tu stia generalizzando perché ogni band è fatta a suo modo. Abbiamo donato una canzone per un LP dedicato alla causa della Palestina.
- https://www.uksubstimeandmatter.net/ è un vero e proprio archivio storico: cliccando su anno, mese e giorno si può scoprire dove suonava la band in quella data, senza contare l’intero archivio discografico, fanzine, interviste ecc. WOW che lavoro! Vorresti dirci di più? Come ti è venuta questa idea?
L’idea non è mia, ma di due ragazzi fantastici, Mark e Rob, che portano avanti la baracca, rendendomi così più facile il compito di recuperare materiale per il mio libro, che ho quasi finito.
- Charlie, sei considerato uno degli ultimi veri punk, con quello spirito e quell’atteggiamento che tutti dovrebbero prendere ad esempio, genuino, senza fronzoli. Cosa ne pensi? Sei d’accordo con questa affermazione, guardando la scena attuale e le persone che gravitano attorno ad essa?
WOW, che dire, niente fronzoli è il giusto modo di vivere, non ho mai preso la scena troppo sul serio. Rimettiamo i pezzi a posto al bancone del bar mentre tutti coloro che detengono il potere ci mentono, e la gente cerca risposte sui social media. Chi può incolparli? C’è sempre un grosso, grasso elefante nella stanza, nascosto in bella vista. Le pecore si lasciano ingannare troppo facilmente. La gente deve svegliarsi. La vita è uno spettacolo di merda e per rispondere alla prima domanda, ce n’è bisogno e con me l’esercito di persone che ci segue.
- Charlie, è vero che hai iniziato a suonare in un gruppo R&B o è una bufala su Internet?
Prima di incontrare Steve Slack, che a diciassette anni era un bravissimo bassista, ho suonato il basso in molti gruppi, soprattutto R&B ma anche Jazz, Funk e Blues, persino in un gruppo irish, ho iniziato la mia carriera musicale come musicista di strada, ora ho chiuso il cerchio e suono di nuovo da solo.
- Cosa ti aspetti da questo ultimo concerto in Italia? Saluta i tuoi fan italiani.
Non mi aspetto nulla, e quindi potrei avere una bella sorpresa. Una volta abbiamo suonato a Firenze, il pubblico era fantastico, la sera dopo abbiamo suonato a Pisa ed è stato pazzesco. Non si può mai dire. Per la gente di Milano siamo una rock machine, li facciamo impazzire.
P.S. Adoro i Restarts e siamo orgogliosi che abbiano dato la caccia ai fascisti. C’era una rivolta in corso fuori dal locale e noi eravamo chiusi dentr