“Il punk è per la gente normale”
“Dopo 2 anni di pandemia in cui ci hanno detto che sarebbe andato tutto bene, non è andato tutto bene e infatti è uscito “Arcobaleni”. Fatevi un’indigestione di buon umore, politically correct, rassicurazioni urlate dai balconi e rivoluzioni da social”.
Arcobaleni è il quarto album del Body, gruppo milanese da me già recensito lo scorso anno. Il disco è disponibile in varie piattaforme (Soundcloud, Bandcamp, Youtube).
Effettivamente, questi ultimi anni sono stati molto pesanti, sia per lo stile di vita in generale, essendoci state radicali modifiche, che emotivamente parlando.
Questo disco, a mio avviso, vuole trasmettere proprio questa sensazione di pesantezza vissuta. L’album presenta sicuramente sonorità evolute rispetto agli album precedenti; infatti, già dalla prima canzone, si percepisce l’affinamento sonoro della band. Il primo brano inizia con toni direi quasi apocalittici: un assolo catastrofico accompagna tutta la durata della canzone. Si continua sulla stessa scia con il secondo brano, TSO, dai ritmi iniziali più cadenzati che fanno spazio poi ad un’esplosione. Il brano racconta l’esperienza di un ricoverato dal suo punto di vista. Da notare le influenze punk hardcore della canzone. Di grande impatto non è solo la musica ma anche il testo sicuramente molto incisivo “Quelli come me dovrebbero stare soli – per domare il mio istinto, la mia rabbia”. Il terzo brano, Gestapo a Milano, lo trovo più tendente a sonorità metal, sulla scia di band contemporanee quali i Plakkaggio HC. È sicuramente uno dei miei brani preferiti, ne apprezzo sia il ritmo (anche se più lento è molto coinvolgente) che il testo “ogni sorriso un difetto”. Si continua sull’onda metal anche con il quarto brano, Bill gates of Hell, “Hai aperto i cancelli dell’inferno!” dai toni cupi e la voce tagliente. Con il quinto brano si passa ad un punk più “leggero”! “Lasciate stare Lindo Ferretti”, brano molto ironico: “Urla dai balconi ce la faremo! Urlano sui social non una di meno! Scenderemo per le strade ma solo per lo scudetto”. Anche questo è sicuramente uno dei miei brani preferiti dell’album; l’apparente ironia iniziale nasconde un messaggio molto importante “combatti te stesso, combatti il nemico!”. Il sesto brano è una cover di Battiato, recentemente scomparso nel 2021, rivisitato in chiave punk/metal, a cui sono state però mantenute sfumature new wave. Il settimo brano “Poliamore”, presenta riff punk hardcore / metal di una violenza unica; il brano è breve rispetto agli altri (1:42) ma è un concentrato di energia pura! L’ottava canzone, “Pordenone“, presenta invece sonorità più tendenti al metal ed è molto ironica anch’essa “Non c’ho mai capito un cazzo dell’inverno a Pordenone”. Il nono brano “Gita nel bosco” inizia con un allegro assolo per poi lasciare spazio a parole molto pesanti “L’avvoltoio ci guida dall’alto, si finge un amico ma prepara l’assalto”. Il decimo brano, “L’ultima volta” ha un ritmo molto più cadenzato rispetto alle altre canzoni “abbracciami mentre tutto brucia, abbracciami prima di finire in cenere”. “Figlio del Sole” chiude in bellezza questo album, così variegato che ci dimostra come questa band sia in grado di evolversi e perfezionarsi, anche in un momento così difficile come quello che abbiamo/stiamo attraversando. Continuate così!
TRACKLIST:
1. 3000 Giorni (03:56)
2. T.S.O. (04:05)
3. Gestapo a Milano (04:19)
4. Bill Gates Of Hell (02:28)
5. Lasciate Stare Lindo Ferretti (04:17)
6. Shock In My Town (cover Franco Battiato) (03:58)
7. Poliamore (01:42)
8. Pordenone (03:57)
9. La Gita Nel Bosco (03:37)
10. L’Ultima Volta (05:04)
11. Figlio Del Sole (07:47)
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