PUNKADEKA FESTIVAL 25th Anniversary

I locali punk da conoscere in Italia, Arci Dallò la ricetta vincente. Punk, impegno, inclusione e follia quanto basta

Eccoci ancora una volta lontani dalle città fumose e settarie, siamo a Castiglione delle Stiviere, ameno comune della provincia Mantovana, pregno di storia caratterizzata da eventi davvero singolari. In questa ridente località, situato in una piazza dal nome importante, si erge L’Arci Dallò che, grazie a forti interconnessioni e continuità, è riuscito a creare e mantenere negli anni, quel mix tanto amorevole tra rassicurante bar di paese, luogo di impegno sociale e ambientale e live club dove alzare il volume al massimo al suono del nostro amato Punk. Tutto ciò per tutti, l’inclusione qui è una regola. Non vedete l’ora di saperne di più vero? Ci guiderà in questa scoperta il pioniere del punk rock castiglionese, colui che a creato e mantiene vivo lo spirito del Dallò, Marco “Moni” Monici. Dai che si vola!!!

La domanda di rito per cominciare è sempre la stessa, raccontaci del Dallò, di te, dello staff e da quale sacra fiamma è nata l’idea di aprire un luogo di aggregazione non convenzionale.

Il Circolo Arci Dallò sorge in un bellissimo palazzo storico nel centro di Castiglione delle Stiviere, a cavallo delle province di Mantova e Brescia, in un edificio con una particolare vocazione culturale che già nel 1866 ha ospitato uno dei primi circoli letterari. Con l’avvento del fascismo viene acquistato dalla sezione locale del partito fascista diventando “Casa del Fascio”. Nel dopoguerra l’immobile passa poi all’Ente Nazionale Assistenza Lavoratori tornando a svolgere il suo ruolo socio-culturale che sfocia, nel 1979 con la decisione degli associati di affiliarsi all’Arci e di intitolare il Circolo ad Ugo Dallò, antifascista castiglionese. Da quel momento si sono susseguite numerose e diverse gestioni che hanno da sempre realizzato iniziative culturali e che sono state capaci di resistere alle pressioni politiche ed economiche (che permangono tutt’oggi) per l’abbandono dell’immobile. Ma il vero punto di svolta in senso giovanile, si ha tra il 2005 ed il 2010 con il subentro di nuovi volontari, tra cui il sottoscritto, che hanno iniziato a gestire l’associazione in completa autogestione, spinti dalla volontà (se non dalla necessità) di creare uno spazio di aggregazione genuino in cui fosse possibile proporre iniziative dal punto di vista artistico e culturale su un territorio che non aveva assolutamente niente di stimolante da offrire. Eravamo in molti della zona a suonare in diverse band e all’Arci Dallò ci siamo ritrovati praticamente tutti, con scarsissime risorse a disposizione e basilari competenze tecniche, ad organizzare concerti, ospitando altre band di amici esterne al territorio e dando il via a quel circuito che continua ancora oggi e che negli ultimi 10 anni è stato capace di generare in media 1 evento ogni 3 giorni e mezzo.

Quanto ha “pesato e pesa” la musica nella scelta della gestione del club, secondo te oggi è ancora materia di interesse per gli avventori o chi è più un contorno?

La musica è sicuramente l’aspetto che ci ha avvicinato e che tutt’oggi continua a tenerci legati, oltre ad essere l’elemento essenziale per il coinvolgimento di sempre nuove forze e persone. Senza i concerti non sarebbe stato possibile avvicinare soprattutto i giovani e coinvolgere nuovi volontari, lasciando loro lo spazio per organizzare direttamente le iniziative e aprendosi anche, non sempre facilmente, a nuovi generi musicali. In tal senso si è evoluta proprio la stessa direzione artistica, diventata oggi un sistema aperto e composto da più persone di età differenti, che ha l’obiettivo di diversificare l’offerta culturale e di ampliare la fruizione dei giovani dello spazio, oltre che servire a responsabilizzare e formare gli organizzatori stessi, favorendo il confronto e il passaggio delle competenze. Oggi la musica è sempre sinonimo di aggregazione, protesta, sfogo e divertimento. Forse lo è in modo diverso da quello in cui sono cresciuto, sia per il tipo di fruizione, che probabilmente è più individualista e legata alla “playlist” o alla “Hit” più che alla scoperta e la ricerca, ma d’altronde anche l’evoluzione normativa e sociale ha contribuito all’attuale situazione: l’eccessiva burocratizzazione e l’aumento dei costi, oltre che delle responsabilità, han progressivamente ridotto gli spazi sociali, e di conseguenza anche la possibilità per gli artisti di ritrovarsi ed esibirsi, in quanto è spesso diventato insostenibile, anche per i più volenterosi, dedicare il tempo e le risorse necessarie alla gestione di uno spazio. Proprio per questo uno dei nostri obiettivi principali, come rete Arci, è quello di sostenere l’apertura di nuovi spazi, semplificando la gestione associativa e facilitando la realizzazione delle iniziative a chi vorrebbe costruire qualcosa sui territori.

Anche a dare un occhio veloce alle vostre attività è impossibile non notare un marcato impegno sociale, quali sono i vostri punti fermi, quali filosofie sono per voi irrinunciabili?

L’Arci Dallò è prima di tutto un’associazione, e quindi le decisioni vengono prese attraverso meccanismi di democrazia interna. Siamo da sempre autonomi ed apartitici e le decisioni vengono prese in riunioni assembleari dagli associati che vi partecipano. I valori fondanti sono l’antifascismo, l’antirazzismo, la lotta all’omo-transfobia, l’assistenza alle fasce più fragili della comunità, il contrasto alla crisi climatica, la tutela dei diritti di migranti e rifugiati, la promozione del servizio civile e della difesa non armata.

Oltre a quelle all’interno del Dallò, svolgete attività in altri luoghi e per altre situazioni territoriali?

Il Circolo collabora moltissimo con le altre associazioni sul territorio al fine di costruire una trama di servizi di assistenza e accoglienza che si esprime al meglio proprio quando viene messa in rete. Tali attività sono state ad esempio la consegna di pacchi alimentari durante la pandemia, e, attualmente, la realizzazione di progetti sociali a sostegno dei quartieri più disagiati, delle persone più fragili e verso i giovani di seconda generazione.

Ora alleggeriamo un po’ il tiro, quanto ci si diverte al Dallò? Del resto chi passa vorrà anche fare del sano casino.

Non ho mai capito bene il perché, ma so per certo che ci si diverte davvero molto! Credo che in parte sia dovuto alla conformazione degli spazi e al calore (in tutti i sensi) della minuscola sala concerti, ma credo che sia soprattutto la genuinità delle persone e dei volontari che, divertendosi in ciò che fanno, trasmettono tale positività ai nuovi arrivati e agli artisti che ospitiamo. Se dovesse venire meno il lato del divertimento soprattutto per chi organizza, non ci sarebbero probabilmente altre motivazioni per tenere vivo questo luogo.

Una domanda settoriale, del resto siamo Punkadeka non per nulla, dicci qualcosa in merito al punk e cosa significa per te e tutta la ballotta.

Il punk per me è ha sempre significato principalmente “impegno sociale”. È stato ciò che mi ha dato lo stimolo ed il coraggio di prendere posizioni e di portarle avanti con determinazione. È bastato l’ascolto di “And Out Come the Wolves” ed i primissimi concerti al “Magazzino 47” a Brescia per far scattare, insieme ad amici sedicenni, il primo (e purtroppo credo ancora l’unico) gruppo punk-hardcore del nostro piccolo paese (Ghostbastards). Successivamente, dopo l’esperienza degli “All But One”, sono subentrato, nel 2009, come bassista nei “Blake”, un gruppo di amici di sempre e con cui ci siamo divertiti assai prima di entrare nello stato vegetativo che ci troviamo da qualche anno e che che mi ha spinto, durante il lockdown, a registrare un LP in casa (più precisamente in cucina) sotto il nome di “Shameless Army”. Ad ogni modo, suonando ho avuto modo di conoscere tante persone e di stringere tante amicizie riuscendo anche a leggere l’organizzazione degli eventi da entrambi i lati del palco, aspetto che credo abbia inciso positivamente anche nella realizzazione delle serate al circolo per l’attenzione che credo riusciamo ad offrire alle band che ospitiamo. Devo però dire di non esser mai stato un gran musicista, e credo proprio che mi sia riuscito meglio il lato umano e organizzativo, a partire dalle quattro edizioni dell’”Extreme Sound Festival” che insieme ad amici abbiamo realizzato nella zona (ospitando Antillectual, Actionmen, Seed’n’Feed, Indigo ecc…) prima ancora di dedicarmi completamente all’Arci Dallò.

Domanda che mi piace ancora di più della prima. Chi è passato di là di famoso, eroico, avventuriero, alzatore di pesi o semplice eroe personale?

Ehehehe…è una bella sfida tra “campioni” e “scienziati”…

Sono stati davvero tanti gli episodi incredibili, e non credo nemmeno di ricordarmeli tutti, ma tra chi ha cavalcato un materasso lanciandosi giu per le scale (Sam King dei Get Dead), chi ha suonato a capodanno ininterrottamente per 4 o 5 ore (Actionmen), chi ti ha fatto versare un sacco di lacrime, chi si è addormentato sul pavimento del bagno o in sala concerti, chi si è denudato per un tuffo (The Gamits), chi ha amoreggiato ovunque e chi ha bevuto anche i fondi di magazzino; è difficile ricordare tutto, ma la cosa certa (e incredibile) è che è sempre andato tutto per il verso giusto! Tra le band straniere il concerto più coinvolgente credo sia stato quello di Jeff Rosenstock, mentre l’artista che mi ha dato più emozioni nell’ospitarlo è stato Trever Keith dei Face to Face, con cui ho avuto la possibiltà di farmi raccontare di persona i retroscena di uno dei miei album preferiti: “Ignorance is Bliss”. Altri nomi internazionali che sono passati dal Dallò sono stati: Banner Pilot, Get Dead, Isotopes, Uncommonmenfrommars, Atlas Losing Grip (con Rodrigo dei Satanic Surfers), The Gamits, Cheap Girls, Lemuria, Timeshares, Rentokill, Smoke or Fire, Westbound Train….In quarantena abbiamo a tal proposito creato una playlist della band punk rock straniere che son passate per il circolo e che potete trovare qui

Molte di queste serate sono state realizzate grazie alla determinazione di Ste e Mazza di NoReason Records con cui abbiamo organizzato i primissimi concerti (a cui inizialmente non partecipava proprio nessuno) e che hanno creduto da sempre nel circolo come in tante altre piccole ma importanti realtà. E poi incredibili sono state le nove edizioni del “Mondo Bizarro” che organizziamo ogni anno con i Riccobellis che sono da tempo parte attiva ed integrante del Circolo. Nella varie edizioni abbiamo ospitato Gli Ultimi, Gli Impossibili, Semprefreski, The Peawees, Manges, Apers, Bad Frog, Dee Cracks, Spazzys, Seby Derozer, Rappresagia, Mugwumps e tanti tanti altri… Credo proprio che tali occasioni abbiano avuto indirettamente anche il merito di aver tenuto attiva una parte importante di persone sul nostro territorio, evitandone per alcuni l’abbandono alla ricerca di stimoli che solo una grande città potrebbe più facilmente offrire (come probabilmente sarebbe successo al sottoscritto).

Dicci perché non possiamo evitare di passare al Dallò e chiudiamo con un po’ di novità future da dare in pasto ai nostri lettori

Credo ne valga la pena per vivere l’unicità della sala concerti e per godersi l’ibrido tra un live club ed un “bar di paese”, caratteristica che ci ha da sempre portato a mantenere la gratuità di tutti gli eventi organizzati, perché non si è mai voluto escludere nessuno, sia chi non potrebbe realmente permettersi un biglietto, sia chi vorrebbe solamente venire nel proprio storico (e spesso unico) luogo di ritrovo a prescindere dall’evento della serata. Durante gli eventi lasciamo quindi la possibilità a chi vuole di contribuire liberamente con un’offerta libera, che risulta per noi molto importante perché altrimenti sarebbe difficile riuscire a coprire le spese. L’unico costo necessario per partecipare al circolo rimane quindi il versamento della quota sociale, la tessera Arci, che al Dallò è di 13€ l’anno. Il circolo è aperto dal mercoledì alla domenica dalle 18.00 e, da pochissimo, anche il sabato mattina dalle 9.00 alle 13.00, grazie proprio ai quei soci storici che ci affidarono il circolo, ormai 20 anni fa, e che si sono riscoperti volontari per ricreare un importante momento di ritrovo per la loro generazione (e non solo..). Per il resto non abbiamo strabilianti novità in vista, anche perché la questione della nostra permanenza all’interno dell’attuale sede rimane sempre complicata e appesa ad un filo. Stiamo dialogando con Comune e Demanio per mantenere la finalità sociale dello spazio anche a seguito di importanti lavori di ristrutturazione che andranno prima o poi realizzati. Ad ora pero ci sono troppe variabili ed è presto per capire l’evoluzione della situazione. Magari ne potremo parlare meglio alla prossima occasione con Punkadeka, ma finché resistiamo passate a trovarci che è sempre un gran piacere!

Grazie e a presto!

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