Ancora una volta la scena alternative nazionale dà i suoi frutti. …
… A pochi mesi dall’uscita dell’EP d’esordio i romani Hopes Die Last stanno riscuotendo un notevole successo e noi di punkadeka siamo andati a trovarli…
Partiamo con un breve riassunto storico per quanto concerne la band. Quali sono stati i primi passi?
Nick (voce): Abbiamo cominciato in quattro, suonando un genere un po’ diverso da quello attuale. Poi con l’entrata di Becko abbiamo cambiato stile cominciando a suonare quello che proponiamo ora.
Attualmente siete stati in tour negli states. Come è andata? Aspetti positivi e negativi dell’universo musicale statunitense? Confronti con quello italiano?
N.: Quello in America è stato il nostro primo tour di 33 date ed è stato molto difficile. E’ veramente pesante stare in tour quando sei un gruppo underground e devi dare il meglio di te ogni sera, anche quando stai suonando davanti a 50 ragazzi. Adesso abbiamo molta più esperienza di prima. La differenza con la scena italiana è che qui basta fare una canzone carina ed essere una band discretamente abile dal vivo per farti amare, negli States devi essere “il migliore” viste tutte le band che ci sono.
Ormai è passato del tempo dall’uscita di “Your face down now”. Come stanno andando le cose a livello promozionale e di vendite?
N.: L’EP per essere un EP vende molto bene, sopratutto su Internet. Probabilmente registreremo altri 5 pezzi da aggiungere all’EP per fare uscire un album vero e proprio.
Parliamo del disco. Da cosa nasce il titolo?
N.: Il titolo l’ho sognato. Ma adesso ci siamo accorti che non è una frase corretta in inglese!!! (risate) In America ci hanno detto che non significa niente ma ti fa pensare a una ragazza che “ti sta facendo dei servizi”.(risate)
Musicalmente in molti vi hanno accostati a Silverstein e Used. Pensate che queste siano effettivamente le band più vicine al vostro sound?
N.: In realtà no. Veramente non centriamo niente con queste band a parte il genere di musica che facciamo. Loro hanno riff e linee vocali completamente diverse dalle nostre. Invece ci sentiamo molto più vicini a band come Underoath e vecchi From First To Last.
Quanto tempo è durata la gestazione di questo disco?
N.: Circa 20 giorni.
Su cosa è basato il concept dell’artwork?
N.: In realtà su niente. Abbiamo chiesto al tipo che ha fatto il nostro artwork di fare qualcosa che gli veniva in mente ascoltando le nostre canzoni e ha tirato fuori la ragazza morta.
I testi di cosa trattano?
N.: Io non lo so. Dovresti chiederlo a Marco che ora non è presente. Molto probabilmente di puttane!
Come è nata la collaborazione con Still Life e come vi state trovando a lavorare con loro?
N.: Francesco della Still Life è sempre carino con noi e cerca di aiutarci nel miglior modo possibile. La collaborazione è nata dopo che ci siamo incontrati a un nostro show a milano.
Progetti per il futuro?
N.: Aggiungere 5 brani all’EP per far uscire un album.
State lavorando su nuovi brani?
N.: Stiamo scrivendo nuovi pezzi, due sono già completi. Abbiamo intenzione di registrare a settembre quindi dobbiamo sbrigarci.