Il mio nuovo anno musicale si apre con gli Highschool Dropouts direttamente dalla Wynona Records. Dopo un 2005 segnato (almeno per quanto mi riguarda) da un abbassamento della qualità musicale nel giro internazionale dell’underground punk/rock (tranne qualche rara eccezione ovviamente) quest’anno sembra iniziare nel migliore dei modi con un album che mi lascia piacevolmente sorpreso. Ma andiamo per gradi.
Gli Highschool Dropouts provengono dalla tanto cara, ma quanto mai bistrattata e scarsamente apprezzata, scena punk/rock italiana. Formatisi nel ’99 i ragazzi dopo vari cambiamenti di line-up, che volta dopo volta modificavano le sfumature del loro sound ma lasciando intatta la sostanza, giungono a “Rivalry”, loro ultima fatica discografica.
Fortunatamente il mainstream musicale degli ultimi 2-3 anni in ambito punk (e affini) non ha fatto vacillare il loro amore per il punk/rock. Il WWF non ha di che preoccuparsi, Greenpeace può fermare i preparativi per la manifestazione per la salvaguardia della fauna del deserto sahariano, l’Animal Liberation Front può deporre le armi per una tregua: in questo album non sono stati maltrattati leoni.
“Rivalry” è un album che nasce idealmente negli anni ’70/’80 quando il verbo del rock’n roll e del punk rock avevano un senso vero e profondo ed era la musica a decretare il successo (non in termini di vendite sia ben chiaro) di una band e non i video, i passi a due sul palco o le forbici poco affilate di un barbiere che non riesce a ciuffi di capelli che crescono sempre più giù sugli occhi.
La registrazione in lo-fi vizia per certi versi la qualità delle melodie ma le rende ancora più graffianti e ruvide. Nel loro rock’n roll si sentono echi della semplice complessità dei Ramones, dell’acrèdine dei Social Distortion, delle chitarre distorte dei Backyard Babies e nel complesso il loro sound assomiglia molto a quello dei tedeschi (e ormai sciolti) Revolvers e conterranei Peawees.
L’album si apre (e si chiude) con un pezzo strumentale in cui i ragazzi scoprono subito le carte in tavola e preparano “moralmente” l’ascoltatore ai 9 pezzi che si susseguiranno a ritmo frenetico. Senza incidenti particolari e con una qualità complessiva che si distingue dalla media propongono 10 tracce di ottima fattura in cui spiccano su tutte “Rulers of the city” e “Firing line”, senza dimenticarsi poi di pezzi “Maximum Overdrive” o di “(I’m) headed downtown” con un basso che ti entra dentro. Unico appunto alla musica, che da profano mi sento di fare, è che forse alle linee vocali manca un po’ di ruvidezza, per intenderci alla Mike Ness, ma che la band compensa egregiamente dal vivo.
Se vogliamo andare a trovare il pelo nell’uovo (e noi vogliamo) bisogna riconoscere che l’artwork, e in particolare la copertina, fuorviano non poco chi si avvicina a questa band poiché secondo i classici clichet ci si aspetterebbe un album indie-rock pseudo/fichetto che tanto va di moda oltre Manica invece che pure Rock’n roll old school style come invece è in realtà.
Trovo che l’album nel complesso sia sinceramente degno d’attenzione da parte del pubblico e spero vivamente che la band sappia dimostrare il suo valore con un tour che li porti a suonare in giro per la penisola ma soprattutto oltralpe, e perché no anche oltreoceano. Se avessero magari un atteggiamento da tamarri pieni di tatuaggi il pubblico avrebbe sicuramente un occhio di riguardo in più…speriamo che la musica basti.
Ps. Complimenti al bassista che in un paesaggio ricoperto di neve sfoggia un abbigliamento estivo, complimenti ai suoi anticorpi e spero che tra le gambe a photosession finita non si sia trovato due ciliege congelate.
Voto: 8 – (Consigliato a tutti gli animalisti.)
Tracklist:
1. Peter criss2. Reptile3. (I’m) headed downtown4. New granada kid5. Maximum overdrive6. Rulers of the city7. Firing line8. Detsination9. The dead are after me10. Hit the foxx