HARD-ONS

Non è facile di questi tempi associare la parola intelligente ad un disco punk, capita sempre più di rado infatti che i due termini vadano d’accordo.Ma se si può dare una definizione che calza bene al nuovo disco degli Hard-Ons questa è sicuramente intelligente. Questi tre ragazzi che vengono dalla lontana Australia, ed hanno scelto la svedese Bad Taste come label,infatti sono in questo “This Terrible Place” autori di un punk evoluto che non disdegna di mescolarsi al pop più ricettivo per diventare qualcosa di nuovo e di interessante. Poca velocità, niente struttura classicastrofa-ritornello ed un uso dei suoni che travalica di anni luce il genere nel quale sono nati, questa in estrema sintesi la ricetta degli autraliani Hard-Ons. Lo si capisce bene da brani come “First Cut Is The Weakest”, dove sono un piano filtrato e una ritmica in levare a creare la struttura portante del brano, e le idee si fanno più chiare ascoltando l’iniziale “Fallen Star”, puro pop d’autore mischiato al rock. Loro stessi vantano le più disparate influenze, e non ci è difficile crederlo, brani quali “Nosebleed” stanno li a dimostrarlo. Anche i testi sono il corrispettivo della loro musica, troviamo infatti dei veri deliri accostati magari ad argomenti più seri, il tutto rigorosamente senza soluzione di continuità.Alcuni brani sono anche troppo assurdi da poter piacere ad orecchio umano, diciamo che su 14 brani almeno 4 sono troppo “oltre”, ma certamente la novità è dalla loro parte e chi non disdegna i rumorosissimi un po’ sperimentali avrà di che divertirsi, soprattutto in considerazione del fatto che la band si rifà al punk, genere storicamente avaro di “sperimentatori”. Forse non è il disco che ci si aspetterebbe da un gruppo sotto la Bad Taste – non perché non sia bello ma perché è il meno “allineato” alla produzione della label-forse non è un disco punk o pop-punk o che dir si voglia, forse non sarà un capolavoro assoluto ma “This Terrible Place” rimane comunque un lavoro degno di nota e degno di un ascolto approfondito, come lo meriterebbero tutti i dischi che cercano di allargare gli “orizzonti” ad un determinato genere.

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