Groezrock 2016 – Day 1 – Live Report

Anche quest’anno Meerhout ha ospitato il festival punk hardcore per eccellenza! E proprio quest’anno ricorre il 25esimo anniversario del Groezrock: ci si aspettava un’edizione un po’ speciale, con il meglio delle scorse edizioni. Di fatto, invece, il numero di band quest’anno è diminuito, tanto che il day-1 è iniziato alle 15.40 anziché 12.00, e la line-up non ha soddisfatto i gusti di tutti…

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Noi, per non saper né leggere né scrivere, siamo andati in Belgio lo stesso, a prenderci freddo e acqua ma a riscaldarci con musica, birra e amici! Se siete interessati ai gruppi metalcore (es. Hatebreed, Terror ecc..) vi dico subito che quelli non li ho cagati nemmeno di striscio…
Dopo un’attesa all’entrata abbastanza inusuale per il Groezrock, il primo gruppo che riesco a beccarmi sono i Dirty Nil, rivelazione targata Fat Wreck Chords. A parte il look inguardabile (camicia attillata coi disegnini), pompano alla grande il loro post-punk sperimentale o comediavolovoletechiamarlo. Fanno anche la cover di Last Caress dei Misfits, ma in generale pure i pezzi originali sono di gran livello: se ne avete l’occasione andate a vederli!
Dopo essermi rotto le palle coi Four Year Strong, arriva il turno dei Less Than Jake: show molto solido, fan divertire e ballare un po’ tutti. Pezzi che ricordo: All My Best Friends Are Metalheads, Plastic Cup Politics, Look What Happened
Poi Frank Turner: arrivo a show iniziato ma riesco a vedere comunque un sacco di pezzi. Da segnalare la chiusura con l’organizzazione di un megacrowdsurfing di un tizio dal palco fin dietro i pilastri di metà tendone e poi ancora al palco; poi Still Believe e Four Simple Words molto toccanti ed emozionanti… da questo punto di vista sicuramente uno dei migliori del festival!
Cerco di vedermi un po’ di Youth Of Today ma la calca sotto il Back To Basics stage mi scoraggia, e ci fiondiamo quindi ai No Fun At All. Ecco, questa band volevo vederla da tantissimo tempo e purtroppo le sovrapposizioni mi hanno inculato la seconda metà del set… L’inizio però è fenomenale, gli svedesi hanno un tiro pazzesco! Anche il pubblico si diverte molto: canta, salta, balla, si ubriaca e vomita sulle note di In A Rhyme, Lose Another Friend e Suicide Machine
Alla fine arriva forse il momento più atteso del festival (non da tutti ma da molti): i Rancid.
Per l’occasione fanno tutto …And Out Come The Wolves e questo secondo me li penalizza un pochino. Molto bravi sia tecnicamente che come presenza, ma la scaletta pre-fissata uccide un po’ l’entusiasmo e l’euforia dovuti alla sorpresa. Volendo fare il polemico, dico che il tour europeo di 4 anni fa è stato un gradino sopra, scaletta più lunga e più varia e più chicche in mezzo alle canzoni, che invece a questo giro sono state eseguite pari pari al disco. Dopo aver chiuso l’album con The Way I Feel, tornano per l’encore composto da 5 pezzi: Fall Back Down, Tenderloin, I Wanna Riot (Oi!), Honor Is All We Know e l’immancabile Radio (un pezzo di Rancid 2000 di 50 secondi non ci stava??). Vena polemica a parte, hanno pettinato un po’ tutti….
Passo la parola a Matte per alcune band che non sono riuscito a vedere!

Aggrolites:
Arriviamo, come quasi sempre ci succede in ritardo, e ci perdiamo i primi pezzi degli Aggrolites, dirty Reggae band di Los Angeles.
Era dal Punk-Rock Holiday 2013 che non li vedevo e questa esibizione, seppur in parte, conferma il fatto che dal vivo facciano il loro grande effetto, mentre da disco, dopo qualche pezzo, annoiano.
Della loro esibizione ricordo Dirty Reggae, Mr.Misery e la cover dei Beatles conclusiva Don’t Let Me Down.

Muncie Girls:
Passati dall’Italia poco tempo fa, i Muncie Girls mi hanno sempre incuriosito.
Il disco mi risulta piatto e fin troppo poco punk-rock, ma dal vivo il tiro è molto più veloce e distorto: suonano sul palco “mediano” e, a concerto iniziato, la platea è già piena.
Ottima la risposta del pubblico a pezzi come The Real You e Everyday (che in realtà sono gli unici due che conosco).
Classico gruppo del “meglio live che da disco”.

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