Green room: Nazi vs punk ..il film a Cannes

“Green room“, il nuovo film di Jeremy Saul­nier è stato presentato oggi al festival di Cannes.. dalle prime recensioni  non sembra niente male per gli apassionati dei Thriller:

“L’incipit del nuovo film —Green room — è quasi geniale. Uno sguardo asso­nato riprende coscienza som­merso dal verde. «Merda…». Stacco. Una ripresa dall’alto mostra un Suv are­nato in un campo di grano. La scia di una fre­nata dispe­rata rac­conta cosa è acca­duto. In una man­ciata di secondi Saul­nier ci fionda nel suo film. Una pre­ci­sione degna dei grandi del pas­sato, si direbbe.

Ed è que­sto tipo di scelte, di sguardo, che fanno di Saul­nier un cinea­sta non banale. I pas­seg­geri del Suv sono gli Ain’t Rights (i Non-giusti, in ita­liano), band har­d­core punk che si sbatte di con­certo in con­certo nel cuore del Nord-Ovest del Paci­fico. Il con­certo che ha orga­niz­zato per loro un entu­sia­sta di pro­vin­cia con tanto di cre­sta stile Wat­tie degli Exploi­ted si rivela un buco nell’acqua. Lui, per farsi per­do­nare, gli con­si­glia di andare a suo­nare in un locale poco lon­tano, baz­zi­cato da suo cugino. C’è un ma, però. Il posto è fre­quen­tato da ski­n­head. Uno della band, che indossa una t-shirt dei Minor Threat, chiede che «tipo» di ski­n­head fre­quenti il locale.

Il punk aspi­rante pro­mo­ter li ras­si­cura: gente felice di menare, con delle idee strane, ma tutto som­mato tran­quilli. Ovvia­mente, appena messo piede nel came­rino, «andate su in 20 minuti!» è il ben­ve­nuto di uno dei gestori del locale, è subito chiaro che l’aria è pesante. Ade­sivi inneg­gianti al White Power (Potere bianco) in bella evi­denza sugli arma­dietti. Croci unci­nate, inni alla nazione ariana e varia­zioni sul tema ovun­que. E quei pochi ade­sivi inneg­gianti all’anti-razzismo sem­brano essere messi a bella posta tanto per ras­si­cu­rare. E qui Saul­nier piazza il secondo col­pac­cio del film. Col­pac­cio che per un attimo fa bat­tere più forte il cuore. I Non-giusti, mai stati meno giu­sti di così, aprono il con­certo con una cover al ful­mi­co­tone di Nazi Punks Fuck Off dei Dead Ken­ne­dys. Finito il con­certo, l’incubo. Una morta nel came­rino e testi­moni da far scomparire.

Abban­do­nando lo stu­dio ambien­tale per ope­rare una varia­zione intorno ai temi di Distretto 13: le bri­gate della morte di John Car­pen­ter, si rivela in realtà una sfida al di là delle pos­si­bi­lità del pur volen­te­roso Saul­nier. Chiusi in pochi lerci metri qua­drati, cir­con­dati da skin armati fino ai denti, si tro­vano a dovere lot­tare per ogni cen­ti­me­tro. Il film, non è poco, non abban­dona mai la presa. Il ritmo è tira­tis­simo, eppure non si può fare a meno di notare che, nono­stante l’intrigante pre­messa, si sci­vola fatal­mente nei ter­ri­tori più con­ven­zio­nali del genere. Più inte­res­sante, il con­flitto fra la ski­n­head non nazi­sta di pro­vin­cia (una con­vin­cente Imo­gen Potts) e il resto della band intrap­po­lata. Due mondi e due modi di vivere la musica e la cul­tura vei­co­lata agli oppo­sti; mondi che rac­con­tano di classi sociali appa­ren­te­mente scom­parse, messe in scena come segni e appar­te­nenza tribale.

La gag riguar­dante la band da isola deserta, rive­lante impen­sa­bili sche­le­tri musi­cali negli armadi dei punk duri e puri (Imo­gen Potts rivela di amare Madonna e gli Slayer), aggiunge una nota di umo­ri­smo che fa il paio con la pre­senza inquie­tante di un Patrick Stewart, neo­na­zi­sta dedito allo spac­cio di eroina, in uno di quei ruoli che hanno fatto la for­tuna di Stacy Keach (cfr. Ame­ri­can History X). Jeremy Saul­nier con Green Room con­vince pur senza… con­vin­cere del tutto. Gli manca al momento lo scarto inat­teso di un Ben Whea­tley che separa il manie­ri­sta dal visionario.”

[recensione a cura di Giona A. Nazzaro – Il Manifesto]

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