Senza parole, per un chiacchierone di merda come me rimanerne senza non è normale, si faccia due domande chi ha inciso quella che secondo me è già una pietra miliare del punk rock. Ecco ora che ho fatto la mia solita premessa cerco di spiegarvi per bene quello che significa per me “tre volte dieci”, l’ultima fatica de Gli Ultimi.
Che sarebbe stato un disco diverso lo si era capito già da “anime corsare”, la migrazione verso suoni più ricercati, più fini, e poi questo modo di scrivere e di affrontare gli argomenti che ti scorre dentro e ti rigira l’anima, Gli Ultimi con sto disco toccano corde sensibili, e lo fanno con una dialettica che arriva diretta come una birra ghiacciata dopo il lavoro, in piena estate, che va giù semplice e freschissima. La voce si presta benissimo a raggiungere note raffinate e le musiche sono talmente curate da far sembrare il disco fin troppo pulito, che fa da piacevole attrito con gli argomenti trattati, anzi ne accentua l’effetto, con citazioni importanti e storiche, che fanno parte della loro formazione. “Vetri rotti, porte sbattute…” e tutte quelle situazioni che ho vissuto e che rivivo adesso che sono più vecchio, soprattutto “suo figlio promette bene, ma non possiamo tollerare”…riapro tutti quei cassetti rimasti chiusi per tanto tempo e sorrido, con un po di malinconia, credo sia questa la sensazione che vogliono far provare all’ascoltatore, soprattutto quelli della loro generazione (voi datele un bel nome…) si troveranno un pochino più coinvolti; nelle loro poesie troviamo sempre esperienze personali, ed anche stavolta il vinile è un libro aperto, a voler osare coi paroloni che di solito usano i miei “colleghi” più blasonati si potrebbe parlare di concept autobiografico, un libro aperto dicevamo, sulle pagine fondamentali della vita di 4 ragazzi nati e cresciuti in provincia, e che grazie al cielo non cambieranno mai, come recitano Depardieu e Hayden alla fine del disco, finale che è da brividi con un “cosa rimane” emotivamente devastante cantato insieme, terribilmente malinconico.
La classe non è acqua, è musica e rabbia, vaglielo a spiegare…qualcuno disse che non si può fare punk col pile, beh forse dovrà ricredersi, o almeno chiedersi qual’è la differenza tra essere punk ed apparire punk. Insomma disco da custodire stretto stretto sotto l’anima, e se mai si cercasse la definizione di poesia di strada la si può trovare qui dentro.
Come speravo sono ritornati quei suoni da osteria, fatti di fisarmonica e chitarra acustica che ogni tanto fanno capolino tra le onde di un robusto punk rock, ospiti Jimmy Bax (organo in “così è la vita” e synth in “cosa rimane”) e Alessandro “Fisa” Marinelli.
Artwork by Alessandro Palmieri
Registrato, mixato e masterizzato tra le mille difficoltà capitate, da Valerio Fisik con l’aiuto di Lorenzo Maxcarnage e Mattia Candeloro al Cinque Quarti Music Studio e Murdock Production, prodotto da Roberto’ Gagliardi (Hellnation Records)
tracklist:
Lato A /1 Tre Volte Dieci
Lato A /2 E’ ora
Lato A /3 Pasolini è vivo
Lato A /4 Così è la vita
Lato A /5 Paradiso
Lato B /1 Bastogne
Lato B /2 Le Luci e le tenebre
Lato B /3 Steinbeck
Lato B /4 Ali di cera
Lato B / 5 Cosa rimane