PUNKADEKA FESTIVAL 25th Anniversary

Gli Impossibili e l’ineluttabilità dell’invecchiare (CSA Baraonda, 04/05/24)

Se Gli Impossibili compiono 30 anni, vuol dire che io mi avvicino ai 50? Avrò preservato la mia anima punk?

foto e testo by Paolo Bianco

Gli Impossibili sono in giro dal 1994. Che figata. Ricordo quando uscì Impossimania nel 1997, era un po’ come avere i Ramones in Italiano, iniziai ad ascoltarli, li seguivo ai concerti locali, ancora adesso quando ascolto i loro album (e lo faccio spessissimo) torno ai miei 20 anni.
Gli Impossibili compiono 30 anni, e festeggiano al Centro Sociale Baraonda di Segrate/Milano. Che figata, suonano al centro sociale come ai bei vecchi tempi. Ma… questo… vuole anche dire che… che… che anche io ho 30 anni in più?
In realtà, sticazzi: l’animo punkrock è vivo in me a 47 anni come lo era a 20, oltre ai concerti grossi frequento ancora oggi circoli ARCI o Centri Sociali. Quindi benissimo, ottimo il concerto degli Impossibili al Baraonda, uno dei miei locali preferiti, con un bel palco, una buona acustica e soprattutto una bella atmosfera.
Però. Però poi vedo gli orari degli show. Iniziano alle 22. Non male, anche se spesso non c’è da fidarsi sugli orari dei centri sociali (spoiler: saranno puntualissimi tutti gli show, complimenti all’organizzazione!). Ma ok, le 22 vanno bene. Però, sono previste 4 band d’apertura. QUATTRO!
Tutte super-valide, le ho già viste tutte almeno una volta (e, in un caso, almeno una trentina). Son contento che siano in apertura di uno show degli Impossibili. Ma c’è un tarlo che inizia a rodermi. Io lavoro anche di Sabato, tutto il giorno fino alle 19.30. Io, che mi avvicino ai 50 anni, rischio di essere stanco quando sarà l’ora degli Impossibili.
Torno a casa dal lavoro, ceno con la famiglia, guardiamo insieme un paio di puntate di Naruto, poi la musica mi chiama. In macchina consumo un energy drink, e son pronto per la serata.

Arrivo giusto in tempo per salutare le band (che stanno mangiando tutte insieme in una tavolata all’aperto), e poco dopo tocca già ai The Useless 4 aprire la serata, mentre ancora la gente sta arrivando al locale e due bambine girano davanti al palco con i pattini. Le tre ragazze (e il ragazzo alla batteria) suonano un punk dritto e tirato, poca melodia e tanta rabbia giovanile: sono le uniche della serata a cantare in inglese e sono le più arrabbiate di tutti. Si deve essere soddisfatti che un gruppo di appena maggiorenni ottenga grossi applausi da tutti i presenti.
Lo spirito dei Guru Sapiens invece è molto più rilassato, più versante ska che punk, e a metà set suonano una cover degli Happy Day che spiazza tutti i veri intenditori della scena milanese anni Novanta. Grande presenza scenica per mezz’ora di divertimento vero.
Amos & The Ruers, me ne rendo conto stasera, stanno bene in qualsiasi contesto. Potrebbero aprire un festival metal, fare gli headliner in una rassegna blues coraggiosa, e scaldare qualsiasi tipo di pubblico. Hanno dei bei testi, e soprattutto hanno Amos con una bella voce ed un carisma fuori dalla norma, è sempre un piacere vederli. Alla fine del loro set il batterista non scende nemmeno dal palco: Ga stasera ha un doppio turno filato, e rimane seduto dietro le pelli per suonare anche con i WaterTower. La leggenda dello ska-punk brianzolo è in forma come sempre, finalmente sta mettendo insieme parecchie date e riesco a seguirli come ai vecchi tempi, ed è sempre un divertimento. La gente poga, canta l’apprezzamento sui pompieri e l’odio verso i carabinieri, e riusciamo anche ad ottenere un bis a furia di urlare il coro di Arriva Arriva: con i WT non si sbaglia mai.
E’ quasi mezzanotte e mezza quando Gli Impossibili salgono sul palco e annunciano che, per la serata speciale, sono previsti ben tre set con tre lineup diverse! Si inizia da quella attuale con Araya al centro, circondato da Claudio, Matteo e Daniele. Son 30 minuti veloci con una manciata di classici che lasciano il sorriso sulla bocca di tutti. Poi Daniele cede il passo a Cristina, e i tempi diventano ancora più tirati e vicini all’hardcore: un’altra mezz’ora con i pezzi più cattivi della discografia. Infine, la grande sorpresa: la lineup originale a tre con Araya, Davide e Alessio ci porterà alla conclusione della serata. E’ bello sentire Alessio annunciare che nel pubblico c’è suo figlio e vuole regalargli qualche bel ricordo del padre sul palco. Il concerto diventa sempre più nostalgico, anche se, per essere il tour del trentennale, si è pescato un po’ poco da alcuni dischi immortali come Impossibili Contro Tutti e Ribelli E Impossibili, dando molto spazio al disco del 2021 Tra Sogno E Realtà – sinceramente non ho ben capito perché far suonare alla lineup storica una manciata di pezzi del nuovo disco, anche se il risultato è stato molto buono e le canzoni sono perfettamente al livello delle vecchie (solo che abbiamo avuto meno anni per cantarle).
E insomma, sono le 2.10 di notte quando mi trovo a urlare che “è tutta colpa dei Cani Blu”: è bello sfogarsi così, ma il mio corpo inizia a cedere perché son stato in piedi a cantare e saltare per quattro ore di fila. Cazzo, se mi sento vecchio. Forse ormai sono una parte dell’ingranaggio del Sistema, che mi obbliga a lavorare sempre e arrivare stanco ai concerti. Ma anche in questo caso penso a quello che Gli Impossibili cantano di Barbara: “e pensa che lei non ha più l’età, e invece lei sarà per sempre punk“. Continuate ad ascoltare musica, ragazz?, manteniamoci giovani in fondo al cuore.

 

 

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