Giordano Sangiorgi – MEI & AUDIOCOOP

Interessante e attuale intervista a Giordano Sangiorgi patron del Meeting delle Etichette Indipendenti, la più grande kermesse della musica indipendente Italiana, quest’anno giunta alla nona edizione che si terrà come sempre  a Faenza il 26 e 27 Novembre.

Innanzi tutto raccontaci come e perchè nasce il progetto del M.E.I.

 
E’ nato per caso. Nel ’97 alcuni organizzatori di fiere del disco hanno affittato i due capannoni della Fiera di Faenza. Uno era rimasto vuoto e hanno chiesto a noi, che lavoravamo all’Arci, di organizzarci qualcosa. In un mese con un paio di milioni di vecchie lire abbiamo fatto il primo Mei con una dozzina di band, trenta espositori e qualche migliaio di presenze. Un clima bellissimo e un successo inattesi, nati anche dall’organizzazione negli anni precedenti di alcune Feste delle Autoproduzioni.

 
Dalle prime edizioni il meeting ha fatto passi da gigante crescendo a dismisura fino a diventare una delle più grandi reltà della musica indipendente Italiana… eppure il mercato discografico (sia per quanto riguarda concerti, dischi etc..) è in continuo calo da diversi anni… come lo spieghi.
 
E’ un problema piu’ grande del nostro. In realtà la musica è molto piu’ diffusa di un tempo e per band emergenti ci sono piu’ opportunità di un tempo. La crisi del mercato discografico c’è perchè sta cambiando il prodotto di distribuzione fisica della musica che , molto probabilmente, non sarà piu’ distribuito su cd -esclusa qualche nicchia- ma coi nuovi mezzi tecnologici. Nei primi sei mesi di quest’anno il fatturato della vendita sui cd è stato pari, piu’ o meno , agli introiti per lo scaricamento di brani musicali su telefonino e siti on line legali. E’ questo un dato che fa capire come il mercato stia radicalmente cambiando e ci troviamo di fronte ad una vera e propria “rivoluzione”. Va detto, che è l’ennesima nel mercato musicale e al quale credo anche questa volta la musica saprà fare fronte. Ma in questa crisi, gli indipendenti, grazie al loro lavoro di qualità e di artigiani della musica, una sorta di “slow food” contro il macdonald delle major sono riuscite a conquistare piu’ spazi di un tempo.
 
Hai qualche consiglio da dare alle giovani band desiderose di avere il loro posto al sole? Sempre che sia ancora possibile visto come sono messe le cose nel settore discografico.
Di suonare e di essere sè stessi, di fare piu’ esperienze dal vivo possibili e di ascoltare tutti gli altri musicisti. Di non avere come obiettivo la realizzazione di un cd ma quello di un progetto completo che porti alla band a essere sensibli verso cio’ che ci accade intorno, a fare progetti con altri settori culturali come il videoclip, il cinema, il teatro e altre forme di arte e di comunicazione, a utilizzare internet per farsi conoscere e avere un dialogo interattivo, ma soprattutto a suonare e farsi valutare ssenza problemi. Poi se si vede che tutto questo piace, magari si puo’ pensare ad una produzione discografica fatta con le persone giuste e nel clima giusto, con u n qualificato livello professionale. Cosi’ possono crescere bei progetti.
 

E’ ormai da molti anni che ti dedichi a questa due giorni in cui si riuniscono varie entita’ della musica indipendente o pseudotale, ma come vedi tu queste entita’, o meglio cosa credi che loro si aspettino da questo evento annuale?
Tutti quelli che partecipano al Mei devono avere un obiettivo comune in testa: l’unità.
E’ questa grande unità  -poi ci si separereà negli altri giorni dell’anno-  che puo’ far vedere che in Italia esiste una grande scena musicale italiana capace di contrastare le major erodendogli quote di mercato e fornendo quel valore aggiunto a ogni singola indies che dal giorno dopo torna a lavorare attorno ai suoi progetti. D’altronde è questa forte unità che ha permesso al termine “indipendenti” di venire “sdoganato” e diventare u n termine “cool”, forse anche troppo, ed è sempre questa unità che ha portato al Mei tanti artisti e produttori che all’inizio non sarebbero mai venuti e non ci avrebbero mai creduto dando grande valore alla sofda delle indies che per prime hanno capito il grande valore del mettersi insieme.. Oggi è in atto una   sfida piu’ grande: salvaguardare la diversità della cultura musicale italiana contro l’omologazione musicale delle major che vorrebbero venderci un unico prodotto musicale in tutto il mondo sia audio che video con il rischio di cancellare le identità musicali nazionali e regionali. Un grave pericolo che le tante piccole indies italiane contrastano con il loro lavoro facendo uan grande opera di promotori culturali purtroppo non riconosciuta a livello politico senza aver accesso ad alcun fondo.

 
Una cosa che noi stimiamo molto è l’autoproduzione, tu cosa ne pensi?
 
E’ la molla di tutto. Quando è fatta con intelligenza. Nel senso che rappresenta l’esigenza finale di uan band che grazie ai concerti si accorge d i avere un pubblico e che questo pubblico gli chiede di fare un proprio prodotto musicale. Se arriva con questo percorso e non solo per autogratificarsi e autocelebrarsi rischiando poi che i cd restino invenduti in garage, è veramente la fotografia reale di cio’ che si muove nell’underground ed è un grande lavoro di scouting che andrebbe premiato come si sostengono le opere prime nel settore cinematografico.
 
Cosa rispondi a coloro che portano alta la bandiera del Do it Yourself e boicottano una manifestazione come il MEI?
Dal loro punto di vista hanno ragione. Non ho nulla contro di loro, anzi. Dico solo che al Mei  ognuno puo’ trovare un proprio spazio libero per esprimersi senza nessun problema aggiungendo così altre voci ai tanti diversi segmenti del mondo indipendente e autoprodotto. Potrebbe essere un confronto utile per tutti.
 
Dal nostro punto di vista crediamo che in molte realtà manchi  professionalita’ la distribuzione della musica, vediamo che trattano superficialmente le produzioni e seguono un po troppo commercialmente tutto quanto l’andamento.
Quanto credi sia importante avere persone che lavorino nel settore musicale in genere, che abbiano una vera e fervida passione e che siano loro i primi ad essere convinti di cio’ che commercializzano?
 
La passione è cio’ che muove tutto, anche in altri settori. Bisogna avere grande passione nel fare le cose e avere grande amore verso cio’ che si realizza. Solo così il tuo messaggio viene percepito meglio. Purtroppo, la musica spesso è stata in mano di gente che l’ha trattata come un detersivo e come una saponetta trattandola come un usa-e-getta una volta consumata. Questo tipo di insano rapporto con l’arte musicale, che deve sempre saper incontrare la capacità di fare impresa con l’arte e la creatività, ha portato alla realizzazione di musiche sempre piu’ “degenerate” contenute in dischetti buoni per un mesetto e in compilation truffa dove c’era un solo brano ascoltabile e gli altri da gettare. Insieme all’alto costo dei cd e all’arrivo di Internet, tutto questo ha portato all’allontanamento di gran parte del pubblico da tutta la musica. Per colpa di una gran parte dei massimi dirigenti delle major che magari stanno ancora lì a pontificare sul futuro della musica dopo averla distrutta con le loro mani.
 
Giordano Sangiorgi, chi è nella vita privata una persona come te? In molti credono che tu sia un discografico o chissa’ quale eloquente  personaggio intrallazzato nel settore dell’alta discografia italiana…svelati un po per noi.
 
Ho 45 anni, single, segno dei Pesci :-)…scherzo…. Comunque, faccio una normale vita di provincia, tolti gli impegni del Mei e di AudioCoop, non mi occupo di discografia, non suono piu’ purtroppo.  Ascolto tanti dischi e tanta musica italiana. Alcune sere le passo al bar e all’osteria con gli amici. Organizzo molte iniziative a Faenza, faccio un mensile con un gruppo di amici, seguo un po’ di attività musicale durante l’estate e frequento la Casa della Musica dove si trovano le band piu’ giovani.  Per il resto , grazie al fatto che il Mei non mi procura alla fine nessun utile di rilievo, lavoro tutto l’anno intorno ad attività di ufficio stampa per molte realtà di intrattenimento della mia zona,  ma anche per tante altre realtà aziendali. E’ un lavoro che mi sono inventato e che mi piace anche se è tanta la voglia di cambiare. Quest’anno è stato per me un anno bello e difficile allo stesso tempo, per molti motivi personali e affettivi, che sembrano indicare il segno positivo di una  svolta che probabilmente avrò il prossimo anno.
 
Ma dicci la verita’, è vero che lavori due giorni e poi il resto dell’anno ti godi gli incassi del MEI? 🙂
 
Bum! Magari… Purtroppo mi tocca lavorare e anche duro tutto l’anno per portare a casa lo stipendio!
 
Il Punk al MEI, Quando ti proponemmo il Punkadeka festival nel 2003 non hai fatto una piega e forse eravamo noi piu’ timorosi nel proporre uno spazio autogestito all’interno del MEI stesso, siamo alla terza edizione…le tue considerazioni sulla Musica Punk Italiana che certamente si distingue dal resto della musica per attitudine.
 
Pensa che ho suonato punk negli anni Ottanta coi Nuovi Turchi: facemmo anche un 45 giri “Palestina Libera” che meriterrebbe di essere rimessa in circolazione! Scherzo…. Tra l’altro c’era una bella scena punk-wave a Faenza. Tra i protagonisti c’era anche lo scrittore Carlo Lucarelli che poi ha realizzato alcuni testi per noi e registrato un “Rap dell’Assessore” in una compilation veramente divertente.
Credo che sia una scena vitale, mi piacerebbe pero’ che fosse dal punto di vista stilistico ancora piu’ autoctona cercando di imitare il meno possibile i modelli anglo-americani e di trovare strade e percorsi originali, coem ce n’è tanti per fortuna. Su tutti, anche per la mia età, restano un mito per me la Banda Bassotti e i CCCP, anche se magari fanno parte solo “di striscio” dell’area punk piu’ “doc”.
 
Il talent Scout… ma esistono ancora in Italia? Non credi che il MEI dovrebbe anche essere un pò la sonda di questo immenso mare di musica ed avere il coraggio di proporre band valide ad etichette discografiche?
 
Il ruolo del Mei non è mai stato quello di direttore artistico, ma quello di dare spazio ai tanti talent scout che in giro ci sono. E’stato quello di proporre un grande spazio dove ognuno poteva proporre le sue cose e quinjìdi proprio di dare spazio a ogni singolo talent scout che c’è in una indies. Penso che dovremmo lasciare così le cose, anche se quest’anno qualche segnalazione sulle rivelazioni indie-rock dell’anno lo diamo, ma senza presunzioni e senza strafare. Il lavoro di talent scout lasciamo fare a ogni singolo che lo fa tutto l’anno e poi valorizziamo dandogli l’incontro del Mei per proporre i suoi nuovi progetti musicali.

Del mercato del live tutti i club si lamentano…anche loro sono ormai spinti commercialmente e non come un tempo dalla passione, ecco perchè una cover band è preferita a chi propone musica propria, (nulla contro le cover band ma preferiamo chi proponoe la propria musica) Non credi che i Club è ora che decidano da che parte stare senza seguire le mode e trovarsi spiazzati di anno in anno? Sarà mai  possibile in Italia un trattamento del Liveclub come avviane nel resto d’europa?
 
Al momento temo di no. C’è una stasi politica creativa sociale e non esiste un movimento giovanile forte desideroso di cambiare le cose questo porta anche ad uan grnade stasi creativa. La televisione poi annienta tutte le coscienze critiche . Ecco perchè in sintesi in dieci anni il panorama è cambiato radicalmente e anche in campo musicale -in tempo di grandifratelli, letterine, portaaporta, isoledeifamosi e comicidacrociera- vince l’intrattenimento leggero. Bisogna rimboccarsi le maniche e  costruire un percorso alternativo che trovi spazi dove proporre musica capace di coniugare cultura e messaggi.
 
La famosa legge sulla musica… a che punto siete? è possibile che in italia, il paese con il piu’ grande potenziale artistico al mondo (riconosciuto piu’ all’estero che in patria) non si riesca a fare della propria arte un mestiere di cui poter vivere dignitosamente?
 
Dal 2001 la proposta di Legge sulla Musica dell’On.le Giovanna Melandri è ferma in un ramo del Parlamento. Noi speriamo che con un nuovo Governo questa legge si sblocchi e vad in porto. Non perchè risolverà le cose, ma perchè darà uan dignità ai musicisti e finalmente qualche fondo, come speriamo, ai produttori che investono e ai festival che fanno crescere la nuova musica italiana, tutelando spazi all’interno delle tv e radio nazionali e fornendo fondi a chi farà promozione all’estero.
Per fare vivere dignitosamente piu’ artisti sarebbe sufficiente una riforma della Siae e dell’Imaie capace di portare piu’ fondi anche ai piccoli artisti. Noi su questo stiamo lavorando anche se è uan battaglia difficile.

Il caro biglietti dei live…come si spiega, se una spiegazione c’è, che un live costava Lire 35.000 ora ne costa Euro 35,00 ?! Non credi che la causa della scarsa affluenza ai live sia determinata anche da questo fattore di non poco conto?
Forse è dovuto al fatto che il Live in italia è visto come un Business piu’ che un memento di incontro tra l’artista ed il pubblico?
 
Il caro biglietti del live è come il caro vita. Se calassimo tutti tutto andremmo meglio tutti.  Facile da dirsi, ma difficile da farsi. Per questo motivo sono scomparsi i circuiti del live da 1000 posti. Chi deve fare la prima mossa? Forse potrebbe essere sufficiente fare cordate artistiche per fare proposte insieme a costi contenuti con prezzi imposti per il pubblico, ma forse sarebbe stato meglio provarci già quattro, cinque anni fa. Poi il live è diminuito anche perchè è aumentata la concorrenza dell’intrattenimento, il pubblco è cambiato in dieci anni dopo la rinascita della nuova musica italiana, e si è avvicinato a prodotti di intrattenimento piu’ soft: pensiamo ad esempio al grande successo che hanno i nuovi comici  -dieci anni fa non erano presenti praticamente- mentre oggi riempiono molti cartelloni di progetti artistici per il pubblico.
 
Se dovessi buttar giu’ dalla torre un personaggio che alla musica italiana ha fatto del male? e chi metteresti al suo posto?
 
Butterei giu’ dalla torre la tv che non dato nessuno spazio alla nuova scena musicale italiana relegandola ai margini, mentre la musica che si suona al MEI è la vera e propria musica ufficiale italiana,  capace id aver un pubblico e di vendere anche senza il sostegno dei grandi media. Mentre quello che passa musicalmente in tv se non avesse quei passaggi non venderebbe neanche un disco.
I responsabili di questi palinsesti andrebbero sostituiti da chi oggi organizza la nuova scena musicale italiana.
 
Spazo libero… dì quello che vuoi agli utenti di punkadeka.it
 
Grazie di esserci e di fare tante iniziative di valore, come il tributo a Joe Strummer, tanto per citarne uno,  oltre al bel festival che fate al Mei!
 
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