Tutto iniziò da Kerrang!, nota rivista alternative inglese che tempo fa mise tra le proprie scommesse un gruppo sconosciuto di nome From First To Last.
Poco tempo dopo ecco Travis, noto batterista dei Blink 182 che in un’intervista a Mtv li descrisse come il gruppo dell’anno traghettandoli poi verso la Epitaph Records.
Un breve periodo in sala di registrazione ed ecco finalmente il disco d’esordio, capace di bruciare nel giro di poco tempo ogni tappa possibile, successo planetario, primo posto nelle alternative charts di mezzo mondo e vendite alle stelle.
Ma cos’hanno di tanto speciale questi ragazzi? Molto o forse nulla, sta a voi deciderlo questo è chiaro, ma esprimendo un giudizio personale mi è impossibile non rimanere freddo dinanzi a un progetto in linea con quanto fatto da molti altri.
Hardcore di nuova generazione, dove melodia e metal si uniscono producendo undici potenziali singoli, tutti a livelli altissimi e ben suonati.
Rispetto alla concorrenza i From First To Last cercano di sembrare originali introducendo qua e la nel proprio sound qualche riff rock e parti strumentali capaci di spezzare i ritmi incalzanti delle canzoni, come nella struggente “Emily”, song talmente dolce da lasciare perplessi all’ascolto.
Il continuo alternarsi di ritmi alla lunga crea quasi fastidi nonostante ce la mettano proprio tutta, sfruttando la buon tecnica dei chitarristi e la solita alternanza vocale, ormai un vero must per ogni band di nuova generazione.
Una produzione che sembra nata apposta per cavalcare l’onda passeggera, perfetta per emergere immediatamente senza il bisogno di gavetta e cose simili ma che non permette di guardare avanti, vuoi per la piattezza o per delle canzoni talmente perfette all’ascolto da lasciare freddo chiunque. Una scelta che può essere condivisa (far soldi facendo un “lavoro” fantastico come il musicista è il sogno di un po’ tutti noi) ma che a pensarci bene mette tristezza, in quanto se a vent’anni si parte già con queste idee tra qualche anno come sarà l’ambiente musicale?
In conclusione “Dear diary my teenage angst has a body count” mi convince poco per via dei suoi mille volti, dubbio che spero di togliermi in futuro col nuovo disco. Piaceranno e verranno criticati in ugual modo, come ogni gruppo pronto al successo, ma almeno per ora è inevitabile dovervi consigliare l’ascolto di qualche mp3 prima dell’acquisto.
5/10