Di seguitopost di Filippo Andreani in merito al nuovo disco:
Il mio prossimo disco sarà la mia prima volta. La prima volta che faro’ un disco “com’è nei miei occhi”. Ho scritto canzoni che amo e che addirittura sono pronto a cantare, lasciando negli angoli la voce cupa e timorosa che, forse, non è lo specchio migliore di quello che ho dentro. Voglio urlare, restare davvero “Out of control” – per dirla alla Strummer. Perché quella è “la parte” da cui arrivo e la direzione verso la quale devo andare. Sulle sponde del Tamigi, mentre Londra brucia, verro’ tenuto per mano dai Linea. I Linea non sono solo musicisti: sono degli amici e qualcosa di piu’, perché “dalle stesse madri noi siamo nati insieme”. Saranno loro a suonare su un disco che cercherà di spostare la (mia) canzone d’autore sui binari sconosciuti della schiettezza punk. Questo non significa che faro’ un disco rock’n’roll; significa che rinuncero’ a formalismi e a tessiture musicali patinate ed inutili. Lascio l’eletta schiera dei primi della classe, tra i quali non ho mai trovato il mio posto, e ritorno dove si comincia il concerto in maglione e si finisce in canottiera.
Artisticamente, preferisco sedere all’ultimo banco.
Il mio fratellino Davide Lasala mi riporterà all’epoca di “La Storia Sbagliata”, tornando non solo a registrare ma anche a metterci le zampe.
Ci tengo che sappiate una cosa: il disco sarà autoprodotto. Anche per questo è la mia prima volta. Voglio tornare ai miei anni novanta, ad annusare le grafiche quando arrivano stampate, ad incollarle per farci i libretti. Oggi il disco è declassato ad essere oggetto ed in quanto tale nemmeno meritevole di essere preferito al suo parente americano marcato I-Tunes. Non sono d’accordo. Il disco è un libro, è una rosa ed un pugnale. È il mondo intero a volte. Io lo paghero’ tutto con le mie tasche e gli vorro’ bene. Voi fatemi un piacere: promettetemi di comprarlo.
Devo finire dicendo una cosa: la mia decisione di autoprodurmi ha molte ragioni. Nessuna di queste ha a che fare con le mie precedenti esperienze coi discografici. Anzi, con uno di essi, Eugenio Cervi, la mia morale ha un debito aperto. Un debito che adempiro’ presto con l’orgoglio e la gioia di sapermi – ancor piu’ che debitore – complice di una grande persona.