Lo scorso giugno appena prima della loro data bolognese, un gentilissimo Keith Buckley mi disse a riguardo del nuovo disco: “Per il nuovo album aspettatevi qualcosa di molto diverso da ‘Hot damn!’.
Siamo giovani e abbiamo tanto di quel tempo per fare decine di album identici che al momento vogliamo dare spazio a ogni idea che ci viene in mente”.
Inizialmente la presi come la classica dichiarazione “ruffiana” per creare attesa attorno al disco, ma oggi mi devo ricredere in quanto Keith è stato sincero come pochi. Se fino al precedente disco la band di Buffalo veniva vista come una bella promessa della nuova scuola hardcore statunitense, con “Gutter phenomenon” questi cinque burloni si sono dati a sonorità più mainstream, per certi versi fin troppo melodiche ma stando sempre attenti a non allontanarsi troppo da quello che i fan esigono da loro, l’estrosità.
Il titolo del disco è già di per sé un atto d’amore verso il rock’n’roll (per chi non lo sapesse Gutter phenomenon era il termine usato negli anni 50 per descrivere il rock’n’roll), un modo semplice ed efficace per preparare l’ascoltatore a un prodotto decisamente bizzarro e stravagante come questo nuovo lavoro targato Every Time I Die.
Per arrivare a simili risultati hanno dovuto sudare parecchio (alcuni riff di chitarra sono stati provati per intere giornate fino al raggiungimento del miglior risultato), uno su tutti lo stesso Keith che ci delizia con una prova vocale di altissimo livello sia nelle tonalità melodiche che in quelle più urlate dove si trova decisamente più a suo agio.
A dargli manforte nelle liriche troviamo anche ospiti illustri come Gerard Way dei My Chemical Romance in “Kill the music” (a prova della loro sfacciataggine il fatto che non lo hanno chiamato a partecipare al video del brano stesso!) e Daryl Palumbo dei Glassjaw che in “Champing at the bit” ritrova (finalmente) il suo lato più duro dopo sconcertanti progetti pop.
Ma il reparto canoro non è il solo a strappare consensi, in quanto sarebbe un errore capitale non citare la cura maniacale rivolta ad arrangiamenti e sezione ritmica, i primi più vari e convincenti di quelli proposti in passato e la seconda abile nel dettar legge sui tempi.
Che vogliano allargare il proprio mercato è fuori da ogni dubbio e fanno senz’altro bene visto il risultato finale, il nuovo disco suona moderno e ruffiano, ti culla nelle sue parti più “dolci” graffiandoti appena inizi a pensare che non abbia gli attributi necessari per poter stupire. Basta un ascolto approfondito di canzoni come “Apocalypse now and then”, “The new black” o “Kill the music” (primo singolo estratto su cui è stato girato un video che vede la presenza del noto attore Michael Madsen) per accorgersi di quanto gli Every Time I Die si siano indirizzati verso nuovi orizzonti, scelta che lascerà storditi i vecchi fan ma che non è poi così azzardata o fuori luogo.
A mettere la classica ciliegina sulla torta ci pensa poi l’artwork, volutamente catchy nei colori e ispirato da uno strampalato connubio “animal rock”.
Come ultima cosa un consiglio: se verso metà novembre siete liberi da impegni andateveli a vedere, dal vivo sono fenomenali!
Voto: 7/10
Qui di seguito le tre date italiane organizzate da Hellfire:
18/11 Torino @ Faster Club
19/11 Pinarella Di Cervia @ Rockplanet Club
20/11 Bassano Del Grappa @ La Gabbia
Influenze: Poison The Well, Norma Jean
Tracklist:
01.Apocalypse now and then 02.Kill the music 03.Bored stiff 04.Easy tiger 05.Tusk and temper 06.The new black 07.Champing at the bit 08.Gloom and how it gets that way09.Guitarred and feathered 10.L’astronaut 11.Pretty dirty