Lo ammetto, sarà stato il nome o chissà cosa, ma all’inizio snobbavo questa band, troppo adolescenziale forse da qualche punto di vista.
Poi li vidi dal vivo e cambiai totalmente la mia opinione, approvando appieno il titolo di miglior punk-band italiana ricevuto un paio di anni fa.
Così dopo aver quasi consumato “La fabbrica dei mostri” (ogni tanto tra “Supporting Caste”, “Cavalcade” e “State of unrest” è proprio bello concedersi un po’di punk-rock italiano) attendevo con molte aspettative questo nuovo disco.
Lo ascolto di prima mattina, viaggio lungo, tanti pensieri. Non mi convince. Passa via veloce senza particolari picchi, senza una “Daria” o una “Vieni al mare con me” per intenderci. Bah.
Però una seconda possibilità è obbligatoria in questi casi. Ed è li che tutto torna più chiaro e sereno.
Perchè semplicemente questo disco ha molto di più da dire dei precedenti. Non è un CD da accompagnamento e basta. E’ più maturo e complesso dei precedenti, ma senza perdere quei canoni ramonsiani (o alla Teenage Bottlerocket???) che hanno fatto di questi ragazzi qualcosa di più di un “artista” di Facebook (argomento trattato in “La rete del niente”).
Così se brani come “Non voglio diventare come un VIP” e “Deejay” scorrono veloci e piacevoli senza troppi fronzoli, sono canzoni come “Canzone per un amico” e “Io ti difenderò” che riescono nella loro semplicità musicale e melodica ad annichilirti e colpirti a fondo. Parole semplici ma nelle quali è facile rispecchiarsi (anch’io in fondo come molti di voi sono nato negli anni ’80). Sono loro che hanno fatto breccia in me, come fu con “Always have paris” dell’ultimo album dei THE APERS.
Per il resto stiamo parlando di 12 brani registrati e prodotti con qualità e sagacia. Puliti puliti ma senza essere finti e plasticosi.
Un capolavoro? Forse no ma sicuramente un disco che merita uno spazio tra la vostra collezione.
Altrimenti andate pure a bervi una birra ad un loro concerto, sicuramente vi divertirete e avrete modo di apprezzare questi 4 ragazzi!
Voto: 7+/10