I Duracel sono i nuovi pargoli di casa Indiebox. Figli della migliore tradizione “Ramonesiana” si presentano al grande pubblico un debut-album intitolato “Domani è come oggi”.
Siamo andati a trovarli al “Osteria de Copo”, storico bar del trevigiano che grazie al suo ottimo vino rosso ha alimentato questo disco.
Mi pare d’obbligo per prima cosa chiedervi di presentarvi ai lettori di Punkadeka.it. Chi sono i Duracel?!
Più che giusto. I Duracel sono quattro ragazzi di provincia casinisti, poco eleganti e ancor meno modaioli. Di sicuro non siamo rappresentativi dei nostri coetanei, questo ci tocca dirlo…
Devo dire sinceramente che il vostro nome non brilla per originalità. Retaggio di una serata alcolica o shock infantile per il celebre orsetto che non finiva mai le corse contro il “batterizzato” Duracel?!
Beh, in effetti il nome non è brillante quanto la sua origine. Pochi “non veneti” sanno che nel nostro dialetto “far batteria” significa fare festa. E siccome noi ci reputiamo, senza falsa modestia, dei “Re” del festeggiamento alcolico…ci siamo messi il nome della Regina delle batterie!
Il vostro sound è quanto di più facile da definire: Punk Rock, pochi fronzoli e tanta attitudine. Da dove e quando nasce questo viscerale amore per i tre accordi?!
Dai Ramones, naturalmente. E’ un amore incondizionato, che parte dal lontano liceo e di cui non vediamo ancora la fine: non ci stancano mai! Ti basti pensare che Umbre e il Bocia si trovano da soli due volte alla settimana solo per provare “It’s Alive” dall’inizio alla fine senza soste! Nessuno riuscirà mai a creare emozioni con tre semplici accordi maggiori come i “fast four” hanno dimostrato al mondo intero.
La scelta di cantare in italiano deriva da una preferenza musicale per la lingua del sommo poeta Dante o per evitare, come succede ad altre band, di rendersi ridicoli con la lingua di Shakespeare?! Pensate che in futuro vi potrete cimentare in qualche canzone in lingua inglese in stile Ramones?!
Mai dire mai…noi adoriamo le canzoni in inglese! E poi in realtà evitando l’italiano avremmo un sacco di vantaggi. Intanto con l’inglese è più facile lavorare in termini di metrica, visto che la sua cadenza calza a pennello al genere. E poi scrivendo in inglese sei sollevato dall’ingrato compito di dire cose sensate: puoi permetterti di affidarti a un’ accozzaglia di luoghi comuni del genere, della serie “baby, I love you” senza nemmeno infastidire i tanti critici che spesso ci accusano di testi troppo adolescenziali…
La nostra terra è da sempre molto fertile in tema di Punk rock, uno su tutti i grandi Manges. Quali sono le band che vi hanno “deviato” e portato a incastrare i vostri strumenti su quei tre accordi?!
In Italia non molte. E ti preghiamo di non scambiarlo per snobismo: semplicemente ci piacciono soprattutto cose che in Italia fanno in pochissimi: la combinazione tre accordi/tempi medi/lingua italiana è stata accennata fino ad ora dagli Impossibili e dai Derozer dei vecchi tempi. Questi ultimi sono stati un amore piuttosto duraturo. A questi aggiungiamo i mostri sacri Ramones e Queers.
Nel press-kit del disco il vostro boss ha scritto “i Duracel suonano con personalità e attitudine il Punk rock di ieri vivendolo oggi”. Cosa significa per voi vivere il punk rock nel 2008?! Jeans strappati e chiodo hanno ancora un senso o sono solo fashion?!
Noi siamo dei punkrockers decisamente anomali: niente orecchini, niente tatuaggi. Anche le All-Star cominciano a darci un po’ fastidio, inflazionate come sono. Crediamo che la scommessa di un punk del 2008 potrebbe essere proprio questa: liberarsi di tutto quello che, volenti o nolenti, è diventato fashion per mantenere soltanto quell’attitudine mentale caciarona, provocatoria e alcolico-nichilista che continua ad essere una buona chiave di lettura per non affondare nel conformismo di questi anni difficili.
Nella copertina del vostro disco si vede un calendario che si sfoglia ma che segna sempre il “Lunedi 3”. Ha un significato particolare quella giornata per voi?!
A dirla tutta…no! Potevamo scegliere un giorno qualunque. Il significato è metaforico: si tratta semplicemente della raffigurazione del tempo che passa senza che cambi nulla…
Nei vostri testi raccontate la classica vita di un teenager/semi adulto dei nostri tempi alle prese con scuola, lavoro, alcool e ragazze. In “Sara io ti odio” e “Antipatica Elisa” quanto c’è di poesia adolescenziale e quanto invece di rabbia per due ragazze che, diciamocelo francamente, non ve la hanno data?!
I due aspetti convivono! Si tratta però di due figure piuttosto diverse…Sara è una persona in carne ed ossa, ma prima di tutto una metafora di un certo tipo di ragazza con cui è fin troppo facile prendersela. Elisa, invece, era una vecchia ferita aperta. La canzone dedicata a lei è stata fatta apposta per banalizzarla, facendole capire che vale poco come le quattro parole che le dedichiamo!
La domanda nasce spontanea. Ma quando è uscito il disco nella vostra città cosa hanno detto Elisa e Sara?! Nessuno dei loro ragazzi è venuto a regolare i conti con voi?!
Ah ah! Che ci provino pure…al limite li manderemo da Umbre che tra noi è il più rissoso! No, in realtà ti assicuriamo che Sara non capirà mai che quella canzone parla di lei, su questo puoi scommetterci! Elisa invece sa benissimo che le conviene intascare, e anche in silenzio…
In “Non sarò mai una star” parlate invece dei Fin… . Tutti sappiamo cosa rappresentano e cosa fanno. Sono stati versati fiumi di bit sui forum nazionali parlando di loro e penso ci sia poco da aggiungere. Quello che chiedo a voi è di commentare la posizione dei vostri compagni di etichetta Pig Tails che hanno proprio aperto per i Finley affermando che quella data gli ha permesso di raggiungere molte più persone che quasi in tutto il tour, condividete la scelta?! L’avreste fatto anche voi?!
Non avrebbe senso dare peso morale a quella che non è altro che una scelta di mercato…i Pig hanno fatto quello che conveniva loro, e che sarebbe convenuto a qualsiasi altro gruppo!Nel medesimo caso probabilmente noi non l’avremmo fatto per coerenza e per rispetto verso chi ci ama per quello che siamo e soprattutto per quello che pensiamo della maggior parte dei personaggi del main-stream. O forse avremmo deciso di aprir loro il concerto, suonare solo “Non sarò mai una star” e…andarcene! Avremmo comunque deciso di petto e secondo gli umori della giornata, da bravi impulsivi quali siamo…
Sul vostro Myspace avete deciso di regalare ai vostri fans un regalo particolare insieme alle “Cattive Abitudini”, vostri compagni di etichetta. Avete deciso di dedicare una canzone ad uno degli ultimi veri miti contemporanei, un personaggio al quale cospetto il fide Fede nella sua peggiore arrabbiatura sembra un docile agnellino: il grande Germano Mosconi. Spiegateci come è nata la canzone e cosa, secondo voi, Germano rappresenta per la nostra società.
E’ nata nell’unico modo in cui può nascere qualcosa con le Cattive Abitudini: tra una risata e l’altra! Germano ci assomiglia, perché è genuino e diretto, impulsivo e irrazionale, originale e blasfemo. E’ un pesce fuor d’acqua in una società dello spettacolo dominata dall’ipocrisia e dai lecca-culo: per questo ci piace.
Ormai il disco è uscito da qualche mese, come sta andando il vostro tour?! Come è stata la risposta del pubblico a “Domani è come oggi” e soprattutto come è stato il vostro ingresso ufficiale nella scena punk nazionale?!
Bellissimo e inaspettato! Sinceramente ci aspettavamo locali vuoti e gente freddina, almeno per le prime date. Invece quanto fatto fin ora ci ha dato un sacco di energia per guardare avanti con ottimismo. C’è ancora spazio sia per i nuovi gruppi che per la vecchia musica. Speriamo di avere davanti a noi ancora molte date come quelle, ad esempio, di Cesena e di Legnano…
Quali bands della nuova scena consigliate di ascoltare in tema di punk rock ramonesiano?! Ho visto che siete fans dei grandiosi Teenage Bottlerocket, cosa pensate del loro ultimo disco?! Vi ha convinto o siete rimasti un po’ delusi rispetto allo splendido “Total”?!
Anche “Warning Device” è un disco da paura. La registrazione esalta le capacità vocali e l’energia devastante di quei ragazzi…chiaro però che “Total” rimane impareggiabile, e non potrebbe essere altrimenti. Non ci dimenticheremo mai la prima volta che l’abbiamo infilato in uno stereo: quasi non credevamo alle nostre orecchie! Crediamo che davvero sia un ascolto che non può mancare nelle cuffie di ogni amante del punk rock di ogni età. Per le nuove proposte, anche i danesi “20 below” sono ottimi…freschi e “pop” senza cadere troppo in tentazioni “finleyane”…
Bene ragazzi, siamo arrivati alla fine di questa simpatica chiacchierata. Spero di vedervi presto all’opera, magari in occasione dell’Indiebox Festival. Questo spazio è per voi per lasciare il “Duracel-Pensiero” ai posteri.
Allora vi salutiamo con una “perla” direttamente dal repertorio del vecchio Billie Joe:
“Un tipo per strada si dirige verso di me e chiede: Cos’è il Punk? Allora do un calcio alla spazzatura e dico: “È questo il punk!” Lui allora scalcia a sua volta la spazzatura e chiede: ” È questo il punk?” ed io rispondo: ” No, questa è la moda”